Chiesa di Santa Maria della Provvidenza (Zafferana Etnea)
«La chiesa di Santa Maria della Provvidenza, esistente in detta Zaffarana Etnea sia la Maggiore, e perciò la eriggiamo, stabiliamo e deputiamo d'oggi in avanti per Chiesa Maggiore del suddetto Comune di Zaffarana Etnea con quelle prerogative, preminenze, attributi competenti ad una chiesa maggiore.» La chiesa di Santa Maria della Provvidenza è la chiesa madre di Zafferana Etnea. Essa è sede dell'omonima parrocchia, facente parte dell'Arcidiocesi Metropolitana di Catania e dell'XI Vicariato Paesi della Zona Bosco. Svettante su di un'ampia e scenografica scalinata in pietra lavica, in netto contrasto con la bianca facciata, la Chiesa Madre, intitolata alla Patrona, è il monumento più importante della città. Storia«Don Francesco Gagliano della terra di Trecastagni supplicando espone... come per sua devozione ha fabricato in suo loco di campagna chiamato Cella nel territorio di detta terra una chiesa sotto il titolo di Santa Maria della Provvidenza...» La sua costruzione, iniziata nel 1731 per volere di don Francesco Gagliano, decano della Basilica Collegiata di Catania, si protrasse per lungo tempo, più volte ripresa a causa dei numerosi eventi sismici che la resero inagibile. Nei secoli la sua struttura fu rimaneggiata e ampliata. La chiesa originaria, infatti, era molto più piccola, disposta perpendicolarmente a quella attuale; il 20 febbraio 1818 un terribile terremoto distrusse l'edificio causando ventinove vittime tra i fedeli presenti alle sacre funzioni. I lavori di ricostruzione, cominciati nel 1832 e conclusi nel 1837, valsero alla chiesa la possibilità di essere dichiarata "Chiesa Matrice" dall'allora vescovo di Catania, mons. Orlando. Nel 1882 un nuovo intervento di ampliamento portò all'allungamento delle navate. L'ultimo intervento di recupero e di restauro risale agli anni precedenti al 1997, quando la chiesa venne riaperta al culto dopo quattordici anni, essendo stata resa inagibile dal terremoto del 1984, che causò il crollo della volta della navata centrale e innumerevoli altri danni strutturali. EsternoL'esterno è caratterizzato da un'imponente facciata in pietra bianca di Siracusa, realizzata dal 1897 al 1928 in stile eclettico, con elementi che vanno dal barocco siciliano al liberty su progetto dell'architetto Carmelo Sciuto Patti. Il prospetto è formato da un corpo centrale lievemente arretrato rispetto ai due campanili gemelli. A seguito della riapertura della Chiesa, avvenuta il 30 ottobre 1997, le porte sono state decorate con pannelli bronzei in rilievo. Nella porta centrale troviamo rappresentate la processione durante l'eruzione del 1792 (in basso a sinistra), una scena di vita monastica del Priorato di San Giacomo (in basso a destra) e in alto scene tratte dal Nuovo Testamento in cui è presente la Madonna. Le porte laterali, invece, sono arricchite da pannelli che raffigurano scene della vita di Cristo. Sul portale maggiore, a ridosso di una cornice curvilinea, si trova un grande Cristo Pantocratore che, con le braccia aperte, accoglie i fedeli e li invita ad entrare. Sul livello superiore, al centro di un trittico, è posta una statua di pregevole fattura raffigurante la Titolare della chiesa e Patrona della città, Maria Santissima della Provvidenza. Su di essa, nel frontone, si erge lo stemma mariano. Delle due torri campanarie, d'impronta prettamente barocca, solo quella di destra ospita cinque campane. Dei due ingressi sui prospetti laterali, il più interessante è quello di destra, rivolto ad oriente. È in pietra lavica scolpita, e sulla sua soglia è incisa la data del 1730, l'anno in cui furono iniziati i lavori di costruzione della chiesa. Pare certo che questo fosse, nel progetto iniziale, l'ingresso principale della chiesa, allora molto più piccola, e rivolta quindi ad oriente perpendicolarmente alla chiesa attuale. La cupola, di forma ottagonale, è artisticamente rivestita da tessere in maiolica blu, caratteristica comune a molte delle cupole e delle guglie delle chiese etnee. Interno e le opereL'interno, elengante e sobrio nel suo insieme, è a croce latina e a tre navate. All'incrocio del transetto con la navata centrale si innalza la cupola. Nonostante gli eventi sismici remoti e recenti l'abbiano spogliata di molte delle finiture e degli affreschi originari, la chiesa conserva interessanti opere artistiche. All'ingresso, sulla destra, è collocato il fonte battesimale in marmo, sormontato dall'Agnello e circondato da una ringhiera in ferro battuto. L'abside presenta un altare maggiore di pregevole fattura, al di sopra del quale si erge maestoso un grande quadro della Madonna della Provvidenza, opera novecentesca del pittore Raffaele Stramondo; dello stesso autore, sempre nell'abside, troviamo a destra Il sacrificio di Melchisedech e a sinistra La Cena di Emmaus. Ai lati dell'altare maggiore due splendide porte in legno scolpito, recanti i rispettivi simboli iconografici, conservano le statue di San Giuseppe (a destra) e della Madonna della Provvidenza (a sinistra), mentre dietro l'altare, al centro, si trova una simile porta che custodiva un tempo la statua di Sant'Antonio abate. In fondo alla navata destra si trova la cappella della Madonna della Provvidenza, uno splendido altare in marmo policromo in cui è incastonato il venerato quadro della Madonna, dipinto nel 1838 da Giuseppe Rapisarda. In fondo alla navata sinistra, invece, si trova la cappella del Santissimo Sacramento; sull'altare, fiancheggiato da due statue raffiguranti Santa Margherita Maria Alacoque e Santa Giuliana Falconieri, è posto il simulacro del Sacro Cuore di Gesù. Lungo il transetto troviamo invece a destra l'altare di San Giuseppe, con una grande pala dipinta dal pittore zafferanese Giuseppe Sciuti nel 1854 a soli vent'anni; a sinistra, l'altare del Santissimo Crocifisso, con un monumentale Crocifisso ligneo ottocentesco alla base del quale è posto un quadro dell'Addolorata. Due statue si fronteggiano, poste nelle navate laterali: a destra troviamo quella di Sant'Antonio di Padova, a sinistra quella di Sant'Antonio abate, compatrono della città. Altri interessanti simulacri sono conservati nella Matrice, ma esposti solo nei giorni delle rispettive feste; tra questi ricordiamo: il Cristo Morto col suo cataletto (portantina), di fattura settecentesca; la Madonna della Provvidenza, scolpita intorno alla metà del secolo XIX; l'Addolorata e San Giovanni Apostolo; Santa Rita da Cascia; San Giuseppe; la Madonna di Lourdes; il piccolo simulacro di Maria Santissima Bambina; Sant'Agata; Santa Lucia; il Cristo Risorto. Cronologia dei responsabili
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