Chiesa di Sant'Antonio in Foris
La chiesa di Sant'Antonio in Foris era un luogo di culto cattolico che si trovava nell'antica contrada Mugazzone, poi via Pignolo, in Borgo Palazzo a Bergamo; fu sconsacrata nel 1800 quando divenne magazzino delle truppe francesi durante l'età napoleonica. StoriaLa chiesa posta in prossimità dell'antica porta omonima all'ingresso su borgo Palazzo, quartiere posto nella parte bassa della città orobica, fu edificata nel primo decennio del Duecento come indicato dallo storico e ingegnere Luigi Angelini.[1] La chiesa fu quindi fondata nel 1208 dal vescovo di Bergamo Lanfranco per desiderio del "dominus" Giovanni Gatussi de Parre, personaggio che aveva una certo appoggio politico cittadino.[2]La chiesa fu edificata nel suburbio di Mugazzone, quartiere al tempo poco abitato ma posto in prossimità di due corsi d'acqua, il 19 aprile 1211 il testamento del Gatussi cita[3]: «n casa Iohannis Gatussii iuxta lectum / suum , presentibus Alberico Peitarbino de Parre, Ianuario Gunzii, Ossello Ogini, et Iohanne filio condam Ambrosii Zoppi de Arcenno, et Iohanne Paita filio magistri Montenarii / de Mediolano habitatore suprascripte civitatis in porta Sancti Laurentii ibi testibus, salvotam en omne ius quod habet et habere possetullo modo hoc infrascriptum ospitale in infrascriptis peciis / terre et rebus. Iterum ibi predictus Iohannes Gatussi, fundator atque patronus et edificator ospitalis et ecclesie Sancti Antonii quod est scitum sive positum prope predictam civitatem inter / Murgulam et fossatum communis su prascripte civitatis iuxta viam de Sariate, a monte partibus illius vie, cum cartula quam in sua tenebat manu, fecit da tumnomineet iurett ireevocabilis donationis in tervivo rin manibus Rogerii qui dicitur de Ospitale, et Ioannis Albericis conversorum et con fratrum illius ospitalis nom ine et vice ipsius ospitalis et pro ipso ospitali ecclesie Sancti Antonii» Sulla famiglia di Giovanni Gatussi de Parre vi sono poche informazioni, viveva in prossimità di una fonte che viene indicata come fontana coperta nella vicinia di San Lorenzo prossima a quella di San Pancrazio[4]. Era quella una zona della civitas Pergami considerata di pregio, per le importanti famiglie cittadine che la abitavano. Forse originari dai conti di Parre, paese dell'alta val Seriana, ma già nel 1156 un “filius Iohannis de Parre” risulta essere inserito nell'elenco dei “mille homines” che giurarono dopo la Battaglia di Palosco la pace con Brescia. Nel 1176 è citato un canonico della basilica alessandrina che godeva di un certo prestigio. La chiesa prese questo nome proprio per diversificarla da quella con la medesima intitolazione risalente al XIII secolo, poi diventata la chiesa e l'ospedale di San Marco. Gli affreschi di cui non si conosce la paternità vengono attribuiti al Maestro di Sant'Antonio in Foris. In prossimità della chiesa c'era l'hospitale che fu molto attivo durante il Quattrocento venendo poi chiuso quando tutti gli ospedali sparsi per la città vennero uniti in quello di San Marco nel 1457.[5] La chiesa e l'ospedale assunsero da subito grande importanza, diventando il territorio sempre più abitato e creando nel 1252 la vicinia di Sant'Antonio assumendo anche un ruolo di unione urbanistica inserendosi nel borgo di Mugazzone, poi diventato via Pignolo. La famiglia Gatussi si sottomise alla gestione della chiesa ai canonici di San Vincenzo mantenendone comunque il giuspatronato, vengono indicati come "patroni hospitalis" fino al Quattrocento quando risultava ancora di diritto ai discendenti della famiglia lo "ius presentandi ministrum". DescrizioneCon la soppressione della chiesa furono recuperati con la tecnica dello strappo, molte delle opere pittoriche affrescate sulle pareti e conservate nel Museo dell'affresco presente nella sala delle Capriate del palazzo della Ragione di Bergamo di difficile datazione, ma sicuramente alcuni facente parti dei primi anni della chiesa. Il portale laterale conserva una lunetta affrescata datata 1220 e raffigurante Madonna in trono col Bambino e sant'Antonio Abate e santo vescovo, che malgrado lo stato di degrado è stato identificato in base ad antiche foto in san Tommaso di Canterbury[6] L'aula si presentava composta da tre campate divise da archi ogivali con lesene in pietra e con la copertura a due falde lignee a vista e completamente affrescata da dipinti che risultano essere probabilmente i più antichi presenti sul territorio di Bergamo e diciassette di queste opere sono state completamente recuperate. Nove individuate come la Madonna del latte e santa, sante, Santo diacono col libro, San Bartolomeo due Sant'Antonio abate, Natività, Madonna col Bambino in trono con santi e angeli sono stati strappati posti su tela con fondo rigido e ospitati presso il museo dell'affresco, mentre altre opere: San Giovanni Battista, Testa di santo barbuto, Testa di santo, Fregio, Figura con manto panneggiato, santo e fregio, sono ospitati nella pinacoteca dell'Accademia Carrara. Con la nuova destinazione a magazzino, l'aula fu divisa in due piani, e solo nella seconda metà del Novecento, fu eseguito un lavoro di recupero delle opere anche se molte di queste erano seriamente danneggiate. Dal testo Le pitture notabili di Bergamo che sono esposte al giudizio del pubblico di Andrea Pasta, e pubblicato nel 1775, risulta che l'altare maggiore era completato dalla pala di Gian Paolo Cavagna raffigurante la Madonna col Bambino e si santi Antonio abate, Giuseppe e Rocco: «La Tavola dell’Altar maggiore è fattura di Paolo Cavagna, divenuta vittima miferabile dell’umidità, e del tempo. Contiene la B. V. col Puttino, e sotto i SS. Antonio Abate, Giufeppe, Rocco, ec. All’altro Altare havvi di mano antica, ma dotta e finora ignota, il S. Lorenzo Giuftiniani celebrante, col Bambino Gesù comparfogli fulla menfa dell’Altare, e due Angeli in un aprimento di nubi: nel piano poi varie perfone, fralle quali evvi un genufleffo di un bel nudo nel doffo.» Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni |