Il nome dell'abitato deriva dal titolo dell'antica chiesetta, anticamente appartenente al casale di Centineo,[1][2] nel cui territorio è documentata la piccolissima chiesa dedicata a Sant'Antonio abate.
1637, una prima riedificazione è avviata nella prima metà del '600, a conferma la data posta sul piedistallo dell'acquasantiera recante l'iscrizione scolpita: "FIERI FECIT BERNARDUS BENEDICTUS ET CASALAINA. 1637".
1731, lo storico Francesco Ferrara riferisce che il luogo di culto è rimasto soggetto alla giurisdizione della Chiesa di Santa Maria della Visitazione di rito greco di Centineo, pur essendo ambedue dipendenti dall'arcipretura guidata dalla chiesa Madre di Castroreale. Nello stesso anno, il nucleo abitativo soggetto alla chiesa del casale di Centineo, dalla "relazione" dell'arciprete Cutropia e dalla descrizione dello storico gesuitaGiovanni Andrea Massa, si evince elevato a casale.
Sotto il mandato dell'arciprete Giovanni Cutropia fu posto a custodia della costruzione un eremita, il quale, con le elemosine edificò una chiesa nuova. Un secondo eremita accrebbe e abbellì con proventi e donazioni la chiesa rustica, la relazione dell'epoca redatta per la descrizione del patrimonio immobiliare ecclesiastico, la descrive con tre cappelle: una dedicata a Sant'Antonio abate con quadro, una al Santissimo Crocifisso e un'altra alla Beatissima Vergine del Rosario.
1905, campanile e prospetto erano allineati, pertanto il sagrato era molto più grande. Lavori permettono l'ampliamento della parte anteriore con conseguente riduzione della piazza.
1960c., nuovi interventi di restauro mirano al consolidamento delle strutture. I lavori compromettono la stabilità dell'edificio e stravolto l'aspetto esterno: sono stati demoliti i contrafforti sul lato ovest per allargare la via d'accesso al sagrato, i muri perimetrali sono stati caricati da telaio in cemento armato per permettere una moderna copertura del tetto, sacrificando il primitivo ed elegante tetto in legno originario.
Giovanni Andrea Massa,"La Sicilia in prospettiva. Parte prima, cioè il Mongibello, e gli altri ..." [4]Archiviato il 6 agosto 2016 in Internet Archive., Stamperia di Francesco Chicè, Palermo, 1709.