Chiesa della Santissima Annunziata (Pistoia)
La chiesa della Santissima Annunziata è una chiesa di Pistoia, situata in piazza dei Servi. Fondata nella seconda metà del Duecento, fu completata alla fine del secolo successivo, quindi rimaneggiata durante il Quattrocento e, più radicalmente, in epoca barocca, fra Sei e Settecento. All'interno sono conservate numerose opere pittoriche, affreschi e tele, di varie epoche storiche, fra cui una Natività di Lodovico Cardi detto il Cigoli. Alla chiesa sono annesse altre strutture, quali un chiostro rinascimentale rimaneggiato in epoche successive, un oratorio e un convento di fondazione cinquecentesca. StoriaLa fabbrica della chiesa fu iniziata nel 1269-1270 su terreno acquistato dalla nobile famiglia pistoiese Cancellieri, in località detta Poggio, fuori delle mura cittadine (da qui il primo nome di Santa Maria del Poggio). Fu terminata nell'anno 1393 nella sua grandiosa mole (47 metri di lunghezza, 14 di larghezza e 16 di altezza) e nella semplicità dello stile trecentesco. Subì una trasformazione durante il Seicento e il Settecento secondo il gusto barocco, che apportò il ricco ornamento di stucchi e di dorature. Della primitiva struttura resta solamente il soffitto a cavalletti, ben conservato anche nella sua originale decorazione pittorica del Quattrocento, e il campanile quadrilatero alto 27 metri con quattro finestre gotiche. Le campane furono rifuse da Giovanni Battista Cari e fratelli pistoiesi nel 1794. Nel 1915 la chiesa subì un notevole restauro che ne modificò in parte l'interno e gli edifici di pertinenza, come il chiostro e il convento. Anticamente la chiesa presentava una grande semplicità architettonica. Nelle maestose pareti laterali, reggenti il soffitto a cavalletti dipinti, si internavano piccoli altari con relativi quadri fatti da esimi artisti, come fu riscontrato nei restauri fatti nel 1915 all'altare dell'Assunzione, dove rimane ancora sotto il quadro recente una fascia di pietra sagomata con scritta d'oro. DescrizioneAll'interno, la chiesa della Santissima Annunziata è costituita da un grande ambiente con quattro altari di legno dorati nelle pareti di destra e di sinistra; due altari con stucchi dorati in fondo di chiesa; due cappelle laterali all'altare maggiore in via di ripristino dalle antiche linee; due ordini di figure a fresco attorno a tutta la chiesa, circondati da ornamenti in stucco e intramezzati da grandi croci pure in stucco dorato, ricordanti la consacrazione della chiesa fatta nel 1573 dal mons. Feliciano Capitoni servita vescovo di Avignone. Gli affreschi dell'ordine superiore, rappresentanti sedici santi e beati dei Servi di Maria, e fra questi quelli di quattro beati pistoiesi, sono dipinti dal fiorentino Niccolò Nannetti; gli angioletti dell'ordine inferiore sono dipinti da Giovanni Domenico Ferretti. Lato destroEntrando dalla porta maggiore troviamo a destra, nell'altare Peraccini, l'affreesco con la Vergine Annunziata, interessante opera del secolo XIV, circondata dalla figura dell'Angelo annunziante e dal Padre Eterno con due Angeli in alto, che furono aggiunte da Sebastiano Vini nel 1590, come indica la sigla posta nel vaso di fiori a destra della Vergine. Dalle Ricordanze del p. Sebastiano M. Vongeschi (nativo di Cutigliano), si rileva che la Vergine fu eseguita nel secolo XIV in altro sito, cioè in una cappella più vicina al presbiterio. La pittura deve essere stata perciò trasportata, col taglio del muro, in fondo di chiesa nei secoli posteriori, forse per imitazione della cappella della Madonna nella basilica della Santissima Annunziata di Firenze, dello stesso Ordine religioso e allora già in grande venerazione. Ma nel taglio o nel trasporto del muro deve essersi frantumata la pittura dell'Angelo e rimasta intatta soltanto la parte superiore della figura della Vergine; di qui forse venne l'incarico nel 1590 a Sebastiano Vini di ricompletare l'affresco. Tutto ciò viene confermato dalla osservazione attenta che si faccia da vicino sul quadro, ove si scorgono bene i punti di attacco di intonaco e di colore più recente accanto a quello più antico. A destra dell'altare della Santissima Annunziata si vede il cinquecentesco Monumento sepolcrale di Antonio Galeazzo Elefanti bolognese, che per evitare le cospirazioni in patria si rifugiò a Pistoia, dove morì; gli fu edificato il monumento dal padre Francesco e dai fratelli addolorati. Dalla porta di sotto al monumento descritto si passa nell'Oratorio della Compagnia dei Sette Dolori di Maria Vergine. Nell'atrio vi sono affreschi nella volta e nelle pareti con Storie della Vergine e Cristo tra gli Apostoli, purtroppo non in buone condizioni di conservazione. I murali sono opera di Pietro Volponi, figlio di Giovan Battista, detto lo Scalabrino e sono documentati al 1588.[1] Rientrando in chiesa e proseguendo il giro a destra troviamo l'altare Gori, con la Visitazione di Maria Vergine, tela del pistoiese Giuseppe Giusti. Segue l'altare Puccini con l'Addolorata, statua opera del Collina Graziani di Faenza. Proseguendo sempre a destra si ha la cappella moderna con statua di San Giuseppe sempre di Collina Graziani, e il tabernacolo in bronzo, lavoro del pistoiese Ulisse Lippi, già ammirato nella Esposizione di Arte Sacra tenuta nel palazzo di Giano nel 1929. Il presbiterioSalendo al presbiterio si nota nello sfondo della cappella a destra, una tavola con la Circoncisione di Gesù, la quale, secondo il Tolomei, è uno dei più belli e grandiosi dipinti del veronese Sebastiano Vini: ha la data del 1577. Nel mezzo della composizione è una tavola, sulla quale è posto il Bambino Gesù, davanti ad esso è il sacerdote preparato alla cerimonia; dietro a questo vi è la figura di un frate Servo di Maria, forse quello che ordinò il quadro; ed attorno si affolla il popolo, mentre nel davanzale del quadro, di grandezza poco minore del vero, si vedono due donne con putti e l'immancabile canino. Natività del CigoliNella cappella di sinistra del presbiterio si trovava la magnifica tela di Lodovico Cardi detto il Cigoli della Natività della Vergine (al momento in deposito in attesa di restauro). La bella scena è raffigurata in un'ampia sala, con in fondo un ricco è grandioso letto, nel quale sta Sant'Anna assistita da alcune donne, le cui figure però restano nell'oscuro. Due ancelle invece in prima luce sono sul dinanzi del dipinto, e mentre una se ne sta china lavando la pargoletta in un bacino, l'altra le sta in piedi e vicina tenendo in mano un mesciacqua. Il dipinto ha la data 1608 e la firma dell'autore a destra presso il gattino. Di questo lavoro disse B. Valiani che è «fatto con sommo studio e coll'intelligenza propria di questo artista». Il Burci più recentemente diceva essere il presente un «dipinto fra i più rari di questo insigne pittore, da figurare nelle primarie gallerie». Il coroAl centro del coro è la bella tavola con La Vergine in trono col Bambino con i Santi Giovanni Evangelista, Bartolomeo, Giacomo e Filippo, figure grandi quasi al vero. Vari giudizi sono stati fatti intorno all'autore di questo dipinto che è uno dei più importanti della chiesa. Già attribuita a Fra Paolino da Pistoia, a Leonardo Malatesta e a Bernardino del Signoraccio, fu più probabilmente dipinta da Domenico di Marco Rossermini nel 1518 su commissione della famiglia pistoiese dei Baldinotti che già pochi mesi prima aveva commissionato al pittore le pitture che dovevano ornare l'organo.[2] Ai lati della tavola sopra descritta sono due statue del padre servita Giovanni Angelo M. Lottini, una rappresentante san Filippo Benizi col triregno ai piedi ed il libro in mano, l'altra il beato Bonaventura Bonaccorsi pistoiese col Crocifisso a mano predicante perdono e pace. Alla parete di destra si trova il quadro in tela di Alessio Gemignani rappresentante San Carlo Borromeo. Nella parete di sinistra del coro è un dipinto in tavola sagomata con l'Assunzione di Maria Vergine, attribuito generalmente a Santi di Tito. È un quadro di fattura assai accurata, ma fu danneggiato dalla caduta di un fulmine, che ne ha tolto in vari punti il colore. La Madonna è seduta fra le nubi luminose e circondata da una gloria di Angeli. In basso stanno genuflessi San Pietro Apostolo, San Francesco d'Assisi, San Giacomo apostolo ed altro Santo, che sembra san Benedetto Abate. L'ubicazione attuale di questo quadro non è originaria; ma esso fu dipinto e posto in origine all'altare di chiesa, dedicato all'Assunta, ora detto di San Filippo. La volta del coro è affrescata da Giovanni Domenico Ferretti con la rappresentazione della Annunciazione di Maria, alquanto rovinata. SagrestiaDal presbiterio, lato sinistro, si accede alla sagrestia ampia e circondata da pregevoli banchi di noce. Nella parte superiore erano sei quadri in tela rappresentanti i fatti o miracoli principali di san Filippo Benizi, dipinti da buona mano, e così pure due quadri con paesaggi. Le cronache del padre Peraccini dei Servi di Maria ci dicono che i Padri chiamarono nel 1600 a dipingere i miracoli di San Filippo il celebre pittore Bernardino Poccetti. Ma non consta che egli realmente abbia dipinto questi quadri: anzi non parrebbero essi del Poccetti, sebbene siano dipinti da buona mano. Ma soprattutto interessante in sagrestia si vedeva sopra la porta, che mette in presbiterio, una bella tavola della Concezione coi relativi simboli scritturali. Da alcuni è attribuita a Giovanni Cristiani, ma il p. Sebastiano Vongeschi, nelle sue Ricordanze narra chiaramente come il quadro fosse dipinto da Giuliano d'Iacopo Panciatichi nel 1532 ed a sue spese egli stesso vi facesse apporre la corona d'argento. L'ubicazione di questa tavola non è originaria, ma probabilmente fu eseguita per una delle piccole cappelle, che erano internate nelle pareti laterali della Chiesa, come abbiamo detto sopra. Tutte le opere della sagrestia sono attualmente in deposito, con l'eccezione di una Madonna Addolorata databile al 1790-1810 circa. Lato sinistroRitornando in chiesa e proseguendo la visita agli altari, si trova quello Peraccini (con Assunzione di Maria), detto ora di San Filippo Benizi. La tela rappresentante il beato Buonaventura Bonaccorsi con ai lati san Filippo Benizi e santa Giuliana Falconieri in atto di venerare Maria Assunta in cielo, fu eseguita dal prof. Ugo Casanova nel 1915, nell'occasione del sesto centenario dalla morte del beato Bonaccorsi. Sotto la mensa dell'altare riposano in urna dorata le spoglie del beato portate a Pistoia, sua patria, da Orvieto ove morì nel 1315, nell'occasione del centenario. Proseguendo si trova l'altare di san Pellegrino Laziosi dei Servi di Maria. La tela, rappresentante il Cristo che staccandosi dalla Croce risana la gamba incancrenita del santo, dal Tolomei è attribuita a Giovanni Battista Gigli. In fondo di chiesa è l'altare della Concezione. La tela, dipinta da Tommaso Redi, rappresenta la Vergine con Angeli ecc. in alto il Padre Eterno, e in basso san Giovanni Battista genuflesso. Il chiostroCostruito insieme col convento annesso nel secolo XIV, il suo aspetto attuale risale al Rinascimento, quando furono poste le colonne in pietra serena con capitelli ionici, con il piano superiore aggiunto nel secolo XVIII e con la semichiusura degli archi, fatta nel 1905 per necessità di statica in seguito alla rottura avvenuta di una colonna nell'angolo sud est, con conseguente caduta del fabbricato sopra stante e sconquassamento del resto del porticato. Tuttavia è sempre ammirevole per le ventisei lunette affrescate tutte all'intorno da insigni pittori nel secolo XVII, insieme ai ritratti di diciotto cardinali e vescovi appartenuti ai Servi di Maria, e similmente per l'ornato di festoni retti da giganti nelle pareti del medesimo, scoperti in parte nel 1915 e in questi anni riportati alla luce. Questi affreschi, parecchi di pregio artistico, sono tutti di importanza storica, sia perché danno un'idea dalla scuola fiorentina e pistoiese del secolo XVII, sia perché riportano le scene e i costumi del tempo, e specialmente ritratti di eminenti personaggi, monumenti dell'epoca. Al momento però esse urgono un restauro (l'ultimo nel 1995) che ne migliori la visibilità, alquanto annerita dalla polvere e dal salnitro. Sul chiostro affacciano anche il Capitolo e la cappella della Compagnia dei Rossi, separate da muraglie divisorie in seguito alla soppressione degli Ordini religiosi del 1808-1810 e del 1866. Le lunette del chiostro
Oratorio dei Rossi o Disciplinati di Santa Maria dei ServiDal chiostro, lato ovest, si accede all'oratorio dei Rossi. Il beato Buonaventura Bonaccorsi istituì la Confraternita dei novelli convertiti, ponendola sotto la protezione della Vergine, e dando loro il nome di "Disciplinati di Santa Maria" o "dei Servi di Santa Maria". A ricordanza poi del sangue che avevano sparso quei convertiti nelle lotte cittadine e per indicare ad essi che dovevano esser pronti a dare il proprio sangue per la Fede e per Cristo, volle che vestissero un sacco rosso: e di qui la loro Confraternita o Compagnia ebbe anche il nome di "Compagnia dei Rossi". I frati diedero alla Compagnia sede nel convento; e così qui ebbe un conveniente oratorio, con ingresso separato nella pubblica via, e di un'ampiezza rilevante, come si vede in una pianta del convento e della chiesa del Cinquecento. Nel 1450 la Compagnia apri a sue spese un ospedale per ricevervi i pellegrini poveri nel monastero di San Desiderio, posto poco lontano dalla chiesa della Santissima Annunziata, donato loro dal vescovo Donato de' Medici con l'onere di dare quattrocento lire al benefizio di santa Maria Maddalena, trasferito da questa distrutta chiesa alla cattedrale. Al servizio dei pellegrini furono deputate alcune pie donne dell'Ordine dei Servi, dette le "Ammantellate", le quali pur vivendo ciascuna a casa nella propria famiglia, compirono questo servizio fino che nel 1516 fu chiuso l'ospedale. Le Cronache Servitane e il Tolomei ci assicurano che Giovanni di Bartolomeo Cristiani nel 1396 aveva dipinto a buon fresco tutto all'intorno l'oratorio dei Rossi, ripartendo il lavoro in quindici storie della genealogia e della Vita di Gesù Cristo. Di tali affreschi ne è rimasto salvo uno, rappresentante la Vergine Annunziata e l'Angelo, con ai piedi prostrato uno dei fratelli col sacco rosso e buffa in capo. Sotto questo affresco abbastanza ben conservato sono quattro figure di Santi della stessa epoca. Anche la parte ambientale di questo oratorio subì modificazione nel secolo XVIII, quando fu ampliato il convento, e sopra all'oratorio fu costruito il grandioso edificio, già Caserma Gavinana. La Compagnia de' Rossi fu soppressa dal vescovo giansenista Scipione de' Ricci, insieme a tante altre Confraternite e Compagnie memorabili nella storia pistoiese. Il CapitoloDal medesimo chiostro, lato est, si accede alla cappella del Capitolo. Infatti qui sono stati celebrati i primi Capitoli o Comizi Generali dei Servi di Maria: qui due volte tenne Capitolo Generale anche san Filippo Benizi, cioè nel 1268 e nel 1276; e fu in questa ultima circostanza che tenendo il santo un fervido ed apostolico discorso sopra il salmo: Super flumina Babilonis illic sedimus et flevimus, e rilevando otta la gravità dei mali provenienti dalle contese e lotte fratricide cittadine delle fazioni guelfa e ghibellina, riportò a Pistoia tranquillità, ordine, prosperità e produsse la conversione del gran fomentatore di parte ghibellina, Buonaventura Bonaccorsi. Questa cappella fu tenuta sempre, come tutte le aule capitolari degli Ordini Religiosi, in grande cura dai Servi di Maria: onde ben presto vollero che fosse arricchita di bei dipinti, e le cronache servitane dicono che Giovanni Cristiani vi rappresentò alla fine del secolo XIV, in dieci quadri tutta la Passione di Gesù Cristo. Il Tolomei poi nella sua Guida di Pistoia dice che la sala del Capitolo fu affrescata da Francesco Maria Piastrini nel Seicento. Di tali dipinti non si hanno ora tracce apparenti, perché i muri sono stati più volte scialbati; ma in un saggio fatto nel 1915 furono scoperte delle pitture in medaglioni stile secentesco. Probabilmente perciò sopra le pitture trecentesche del Cristiani il Piastrini fece nuovi dipinti. Anche la struttura ambientale di questa antica e interessante Cappella Capitolare è stata modificata e deturpata da muri intermezzi, innalzati per formarne vari ambienti. Note
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