Chiesa del Rosario (Milazzo)
La chiesa del Rosario o chiesa di Nostra Signora del Santo Rosario con l'attiguo convento dell'Ordine domenicano costituiscono un aggregato monumentale ubicato in via San Domenico nel Borgo antico della città di Milazzo. Appartenente all'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, vicariato di Milazzo sotto il patrocinio di San Francesco di Paola, arcipretura di Milazzo, parrocchia di Nostra Signora del Santo Rosario. StoriaEpoca spagnolaColle Giudeo: denominazione topografica derivante dalla presenza della comunità ebraica dedita alla cantieristica navale. I lavori di costruzione iniziarono nel 1538[1] sull'area della quattrocentesca chiesa di San Leonardo, promossa da Giovanni Macrì,[2] lavori diretti dall'architetto domenicano Antonio Frini. Finanziati dalla città e dal regio patrimonio, si protrassero fino al 1580, con perfezionamenti, consolidamenti ed abbellimenti estesi fino al primo trentennio del secolo successivo. Nel 1589 la struttura conventuale fu elevata a priorato. Epoca borbonica
Chiesa e convento subirono importanti modifiche nel Settecento, l'oculo superiore nel 1705 fu trasformato in una finestra rettangolare con cornice, identica mutazione nel 1790 per le finestre laterali realizzate prive di cornici. Le vele di raccordo dei due ordini del prospetto sono un retaggio delle grandi volute ornamentali esistenti sino ai restauri settecenteschi. Ai due estremi, su due piccoli basamenti, si elevano due pigne in pietra di gusto barocco. Il portale laterale ha sostituito nel 1705 una più modesta entrata. Le decorazioni a stucco operate nel 1787 dal messinese Letterio Crisafulli. Epoca contemporaneaRecenti lavori di restauro hanno riportato alla luce un enorme serbatoio risalente alla tarda età romana verosimilmente utilizzato per l'immagazzinamento di derrate alimentari: dimostrazione del preesistenti insediamenti anteriori alla «Città Murata» e ai Castrum di derivazione alto medievale. Il ritrovamento adeguatamente valorizzato dalla sezione archeologica della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Messina, è stato dotato di copertura a vetri. Dal 1968 la chiesa, elevata a parrocchia è stata affidata alla cura dei Padri Cappuccini, recentemente è ritornata alla diocesi di Messina. Restauri al tetto e al pavimento risalgono al 1984. FacciataNella semplice facciata si erge il portale, delimitato da due semicolonne con capitelli corinzi sormontati da un doppio timpano sovrapposto e spezzato. Il campanile a vela è collocato sul retro. Le due acquasantiere poste ai lati dell'ingresso principale del XVIII secolo, sono di marmo bianco di San Marco d'Alunzio. InternoL'interno ha un impianto basilicale di stile rinascimentale a tre navate, cinque archi a tutto sesto poggianti su colonne, abside quadrangolare senza transetto. Sono otto gli altari distribuiti nelle due navate laterali, il soffitto di ciascuna navata è ripartito in cinque crociere settecentesche. Il soffitto della navata centrale è caratterizzato da affreschi del messinese Domenico Giordano, datati 1789: Gloria di San Domenico, San Domenico brucia i libri degli eretici, San Domenico con i Santi Pietro e Paolo. Nella volta del presbiterio è realizzato l'affresco raffigurante l'Assunzione della Vergine. Sull'arco trionfale campeggia uno stemma in stucco raffigurante il cane con la fiaccola in bocca e cartiglio recante il motto "Domini Canes" (Cani del Signore) teso a sottolineare l'origine e la finalità dell'Ordine monastico domenicano, espressione di fedeltà, obbedienza e vigilanza verso Dio e la Chiesa. In origine tutti i nove altari erano interamente in legno e sostituiti nel tempo con manufatti in muratura o aggregati marmorei. I paliotti lignei ove non siano stati rimpiazzati con equivalenti ad intarsi, sono realizzati in stoffa dipinta o decorata. Pregevole il paliotto ligneo dipinto in azzurro ed oro recante lo stemma della nobile famiglia Cumbo. Navata destra
Navata sinistra
L'opera è ispirata ad un quadro con identico soggetto del 1695 opera di Carlo Maratta, dipinto custodito nell'Oratorio del Rosario di Santa Cita di Palermo, dove le figure del registro inferiore si identificano rispettivamente con Santa Rosalia, Santa Rosa da Lima e Santa Oliva. Entrambe le opere si rifanno all'esposizione iconografica del fiammingo Antoon van Dyck concepito dopo la Peste di Palermo e il miracoloso ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia. La struttura più composita della Madonna del Rosario dell'Oratorio del Rosario di San Domenico contempla le figure di San Domenico di Guzmán, Santa Caterina da Siena, San Vincenzo Ferrer - i tre santi domenicani - e le cinque sante legate alla città di Palermo e alla Sicilia: Santa Cristina, Santa Ninfa, Santa Oliva, Sant'Agata, Santa Rosalia e una nona figura non meglio identificata. La tela milazzese si completa sulla monumentale cornice con quindici Misteri del Rosario, raffigurati in ovali sormontati da cornici con fregi di stile rocaille, articolati in Misteri gaudiosi sul lato sinistro, i Misteri dolorosi in alto, i Misteri gloriosi sul lato destro, oggi diversamente dislocati. Ambiente patrocinato dalla famiglia D'Amico, un doppio stemma gentilizio del casato arricchisce il paliotto marmoreo realizzato nel primo settecento.
Altare maggioreAltare maggiore versus absidem ad isola in marmo policromo eretto in stile neoclassico nel 1809 per volontà del provinciale dei domenicani, il milazzese Rosario Colonna, in sostituzione del fatiscente altare ligneo del 1596 donato dal barone Vincenzo Crisafi, e realizzato dall'intagliatore lignario Vincenzo Paolo da Milazzo. Sovrastano la mensa due bassorilievi in bianco di Carrara raffiguranti due episodi del Vecchio Testamento: il Sonno di Giacobbe e Caino che uccide Abele. Il tabernacolo è inserito in tempietto colonnato sormontato da cupolino sulla cui sommità è collocato il Cristo Risorto coronato da grande aureola a raggiera. Due statuine lignee collocate in nicchia, rispettivamente San Domenico e San Tommaso, affiancano lo sportellino. Nella volta dell'abside è realizzato l'affresco raffigurante l'Assunzione della Vergine di Domenico Giordano. Cripta e monumenti funebriL'aula è impreziosita da lapidi marmoree sepolcrali munite di stemmi ed iscrizioni, da un sarcofago marmoreo risalente al 1625. Tra i monumenti funebri dei patrocinatori spiccano i sepolcri gentilizi dei rappresentanti delle famiglie Impallomeni, Zirilli, Ventimiglia e Marullo. Sono altresì documentate le sepolture o commemorate personalità o patrocinatori:
Opere
Tele di autore ignoto del '700: San Domenico, Madonna con Santi domenicani, Gloria di San Domenico. Sculture: San Vincenzo Ferreri, legno policromo del XV secolo, Gesù Bambino e Angeli, legno policromo, opera d'autore ignoto del XVII secolo. Si conserva la statua della Madonna del Rosario, realizzata dall'artista Luigi Guacci di Lecce nei primi decenni del XX secolo, lo stesso simulacro condotto in processione. OratorioOratorio del nome di Gesù. Oratorio del Santissimo Crocifisso: fondato nel 1547 dalla Confraternita del Santissimo Nome di Gesù si trova ubicato presso gli edifici del convento domenicano, dove occupa parte dell'area ovest del chiostro. La congregazione formata da laici, soprattutto maestri artigiani e sacerdoti diocesani, lo usava come luogo di incontro e preghiera. La cappella è la parte più interessante dell'oratorio, ricca di tele, sculture, paramenti sacri del '700 e del '800. ConventoFondato nel 1539 quale ventottesima istituzione dell'ordine in terra di Sicilia,[2] comprende il chiostro rettangolare addossato al fianco destro del tempio presenta i corridoi porticati con 3 pilastri sui lati minori, 4 pilastri corrispondenti a 5 arcate lungo l'asse con sviluppo maggiore orientato sulla direttrice nord - sud. La struttura fu sede di importanti capitoli e del Tribunale del Santo Uffizio ed ospitò anche numerosi ufficiali durante i vari conflitti bellici che interessarono la città.
Attività dei predicatori milazzesi: la diffusione della Congregazione del Rosario, le missioni popolari, l'istituzione di una scola artium per alunni secolari. Nel 1888 la proprietà fu trasferita al Comune. Compagnia del RosarioCongregazione del Santissimo Nome di GesùLa Congregazione del Santissimo Nome di Gesù è documentata nel Borgo Antico dal 1547, fondata per opera di "Civili e Artigiani", suggellata con bolla pontificia del 20 luglio 1570 di Papa Pio V. Il sodalizio religioso, anticamente detto anche Dell'Ave Maria, fu in seguito elevato a congregazione, assumendo la denominazione attuale già nel XVII secolo, comunque anteriormente al 1691, anno in cui Giovanni Passalacqua, superiore della stessa congregazione, commissionò i dipinti dell'Annunciazione e dell'Adorazione dei pastori. Finalità e scopi: sostentamento delle opere pie, mutuo soccorso, cura e incremento del culto del Santissimo Sacramento e dello svolgimento della processione del Corpus Domini, assicurare degna e cristiana sepoltura dei confrati in apposite cripte ricavate sotto la cappella dell'oratorio utilizzate quasi fino al 1888, anno in cui venne realizzata la cappella funeraria presso il nuovo cimitero monumentale. Descrizione dell'abito o del saio: abito nero con guanti bianchi, arricchito durante le cerimonie da un medaglione sorretto da un nastro di seta bianca. Descrizione dello stendardo: confezionato in raso rosso, riporta il nome della congregazione scritto in oro. La versione moderna è realizzata in velluto rosso rubino con decorazioni floreali e fitomorfe in oro e reca il nome della congregazione. Di rilievo la lapide della cripta, l'elenco dei superiori della congregazione e dei nuovi iscritti nel XIX secolo, i medaglioni in oro e in argento, i candelabri. Festività
Note
Bibliografia
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