Chiara LubichChiara Lubich, all'anagrafe Silvia Lubich (Trento, 22 gennaio 1920 – Rocca di Papa, 14 marzo 2008), è stata una mistica italiana, fondatrice del Movimento dei focolari che ha come obiettivo l'unità tra i popoli e la fraternità universale. Figura carismatica, sin dai primi anni Quaranta ha rotto stereotipi della figura femminile, portando la donna a una dimensione sociale e a un ruolo nella Chiesa cattolica allora inediti[1]. Divenne nota per il costante impegno a gettare ponti di pace e di unità tra persone, generazioni, ceti sociali e popoli, coinvolgendo persone di ogni età, cultura e credo ed è considerata una figura rappresentativa del dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale[2], come riconosciuto dall'UNESCO che le ha conferito il Premio per l'Educazione alla pace 1996, dal Consiglio d'Europa col Premio Diritti Umani 1998 e da numerosi altri riconoscimenti a livello culturale e sociale[3][4][5]. È entrata nella storia della spiritualità contemporanea[6] fra i maestri e mistici[7][8] per la genuina ispirazione evangelica, la dimensione di universalità e l'incidenza culturale e sociale che caratterizzano il suo carisma, la sua spiritualità, il suo pensiero e la sua opera. BiografiaInfanzia e studiChiara Lubich viene battezzata col nome di Silvia. Assume quello di Chiara quando entra nel Terz'Ordine Francescano (1942-1949). È la seconda di quattro figli. La madre, Luigia Marinconz, è fervente cattolica, il padre Luigi è socialista e convinto antifascista. Il fratello Gino milita dapprima tra i partigiani poi come giornalista nel Partito comunista, da cui si dissocerà dopo l'insurrezione ungherese del 1956[9][10]. Il padre, già tipografo al quotidiano dei socialisti trentini Il Popolo diretto da Cesare Battisti, dopo la soppressione del giornale da parte del regime fascista, apre un'attività di esportazione di vini italiani in Germania, ma a causa della grande depressione economica del 1929, è costretto a chiuderla. Avendo rifiutato la tessera del Partito Nazionale Fascista, è costretto a lavori saltuari e viene perseguitato. La famiglia per anni vive di stenti[11]. Per contribuire al bilancio familiare, sin da giovanissima, Silvia dà lezioni private. Educata dalla madre alla fede cristiana, dal padre, dal fratello Gino e dalla vita di povertà, eredita una spiccata sensibilità sociale. A 15 anni entra nelle file dell'Azione Cattolica all'interno della quale diviene presto dirigente giovanile diocesana[12]. Alla ricerca della verità, di Dio, si appassiona alla filosofia. Appena diplomata maestra, sogna di accedere all'Università Cattolica di Milano, ma per un punto non vince il concorso per ottenere una borsa di studio. Si dedica quindi all'insegnamento in scuole elementari delle valli del Trentino (1938-39) e poi a Cognola (Trento) nella scuola dell'orfanotrofio gestito dai Frati Minori Cappuccini (1940-1943). Nell'autunno 1943 lascia l'insegnamento e si iscrive all’Università Ca' Foscari di Venezia, continuando a dare lezioni private, proseguirà gli studi sino al 1945, li dovrà interrompere per seguire il movimento nascente[13]. Tappe fondanti: 1942-1951"Una scoperta decisiva"Nel tempo buio di odio e violenza del secondo conflitto mondiale, mentre il dramma della Shoah rimetterà in discussione anche la comprensione di sé, del mondo e di Dio stesso[14], affiora in Silvia una prospettiva decisiva: la riscoperta di Dio come Amore. Avviene nell’autunno 1942. Lei stessa scrive: «Da quel momento scorgo Dio presente dappertutto col suo amore. Mi spiega che tutto è amore: ciò che sono e ció che mi succede: che sono figlia Sua e Lui mi è Padre, che il suo amore avvolge i cristiani, la Chiesa, il mondo, l’universo. La novità è balenata dinanzi alla mia mente: so chi è Dio: Dio è Amore. Tutto cambia[15]» Come dirà papa Giovanni Paolo II, questa esperienza sarà "la scintilla ispiratrice"[16] dell’opera a cui darà vita in seguito. Il 2 settembre 1943 un primo bombardamento delle forze anglo-americane coglie di sorpresa Trento, sino ad allora risparmiata dalla guerra. 91 bombardieri scaricano 218 tonnellate di bombe. Nei giorni seguenti, a seguito dell'armistizio tra l'Italia e gli Alleati, il territorio trentino viene occupato dalle forze naziste e annesso al Terzo Reich[17]. Il fratello Gino entra tra le file partigiane comuniste che combattevano il regime nazifascista. Nell'estate del '44 verrà arrestato, torturato e condannato a morte a cui poi riuscirà a sfuggire[18]. Per Chiara si apre un'altra scelta. L'infrangersi di ogni sicurezza e prospettiva di futuro sono una forte lezione. Scrive: «Era la predica di Dio: "tutto è vanità delle vanità". Un ideale solo non sarebbe venuto meno mai, nemmeno con la nostra morte: Dio. E a Dio ci attaccammo con tutte le forze dell'anima. Non aderimmo a Lui perché nulla ci era rimasto, ma perché una Forza in noi ci rendeva felici di averlo trovato nella vita come l'unico Tutto[19]» Il 7 dicembre, nella cappella del collegio dei Frati Minori Cappuccini, dona per sempre la sua vita a Dio con il voto di castità. Quell'atto «personale e segreto» sarà considerato l'inizio del Movimento dei focolari.[5]. Viva in lei la certezza che, come si legge in una sua lettera del 1944, «è l'Amore la salvezza del XX secolo»[20]. Comunica questa novità a parenti, alle giovani del Terz'Ordine, alle colleghe[21]. Alcune giovani la seguono. Il Vangelo e le povertàNei rifugi antiaerei, dove a ogni allarme si trova con le sue prime compagne, porta solo il Vangelo. Si sentono spinte a metterlo subito in pratica. Quelle parole diventano il loro codice di vita[22]. La guerra semina distruzione, fame e miseria. Chiara con le sue prime compagne si dedica ai più poveri di Trento, condividendo con loro quel poco che hanno. Per il coinvolgimento di un numero crescente di persone, arrivano con insolita abbondanza viveri, vestiario e medicinali. La loro azione mira a risolvere il problema sociale di Trento. Nel 1947 prende forma il piano "Fraternità in atto". Nel febbraio 1948, in un editoriale firmato Silvia Lubich apparso su L'Amico Serafico, il periodico dei Padri Cappuccini, Chiara lancia a più ampio raggio la comunione dei beni sull'esempio dei primi cristiani. Dopo pochi mesi ne sono coinvolte oltre 500 persone[23]. La vita per l'unità della famiglia umanaNel buio senza futuro si apre un orizzonte inatteso: «In un rifugio antiaereo apriamo a caso il Vangelo alla pagina del Testamento di Gesù: “Che tutti siano uno, Padre, come io e te” (Gv 17,21). Quelle parole sembrano illuminarsi a una a una. Quel "tutti" sarebbe stato il nostro orizzonte. Quel progetto di unità la ragione della nostra vita[24].» Quel "che tutti siano uno" per lei significava l’unità di tutta l’umanità[25]. Già in un appunto del 1946 prospettava "una fraternità universale in un solo Padre, Dio"[26]. Nel gennaio 1944, nel dialogo con un sacerdote in visita a una delle sue compagne con le piaghe in viso per un contagio a contatto con i poveri, Chiara viene a scoprire che il momento in cui Gesù più ha sofferto è stato in croce, quando ha vissuto il dramma dell'abbandono stesso di Dio. Sperimenterà che in quel grido vi è il segreto per ricomporre il mondo disgregato e costruire ovunque l'unità. Sul piano sociale questo "mistero" del Dio abbandonato sarà, per lei e per chi la seguirà, la forza trainante, la chiave interpretativa delle vicende umane e della storia, la misura per attuare il comandamento nuovo, scoperto come il cuore del Vangelo: "amatevi l'un l'altro come io ho amato voi"[27]. Divenuto norma di vita, come Chiara stessa afferma, "la vita ha un balzo di qualità": avvertono la presenza del Divino, in adempimento di quanto Gesù promette nel Vangelo: "Dove due o più sono uniti nel mio nome sono io in mezzo a loro" (Mt 18,20). Matura la certezza che è Lui che "fa vedere a chi è unito ad altri nel suo nome, e vi rimane, che cosa c'è da fare per ridare al mondo la pace vera", come scrive nel suo primo articolo pubblicato su Fides nel 1948. Mentre agli inizi Chiara Lubich e quel primo gruppo di giovani che l'avevano seguita pensavano di vivere il cristianesimo di sempre, via via matura la coscienza che da quelle parole del Vangelo trasformate in vita in quel tempo fondativo, si delineavano i cardini di una nuova corrente spirituale, la spiritualità dell'unità. Viene da lei presentata per la prima volta, pur ancora in nuce, nel 1950 con un testo di una ventina di pagine, in risposta alla richiesta dell'autorità ecclesiastica di dar conto di ciò che sotto la sua spinta aveva messo a rumore il capoluogo trentino[28]. Chiara ne avrà una progressiva comprensione. La presenterà, sempre in chiave narrativa, nei più diversi consessi religiosi, civili e accademici connettendo le più alte esigenze spirituali con l'impegno sociale, economico, culturale[29]. Primo nucleo: il focolareIl 13 maggio 1944 la città di Trento è colpita da uno dei bombardamenti più devastanti. Anche la casa di Chiara è sinistrata e inagibile. I suoi famigliari sfollano in montagna, ma lei sceglie di restare in città per sostenere il primo gruppo di giovani che condividono le sue scelte. L'incontro con una donna che aveva perso 4 figli sotto i bombardamenti, è per lei la chiamata ad abbracciare il dolore dell'umanità[30]. Qualche mese dopo le viene offerto un piccolo appartamento in piazza Cappuccini 2, dove va ad abitare con alcune compagne. Si compone così una piccola e originale comunità che assumerà il nome di "focolare", appellativo assegnato in seguito da quanti avevano sperimentato il "fuoco" dell'amore evangelico che ardeva in quel gruppo di ragazze[31]. Il "focolare" diventa la prima articolazione del Movimento nascente, e ne costituirà il "cuore", l'asse portante. Nell'autunno 1948 un giovane operaio, Marco Tecilla, e un commerciante, Livio Fauri, decidono di seguire la strada aperta da Chiara dando inizio in un modestissimo locale al primo focolare maschile. E nel 1953, il "focolare" acquisterà la sua forma "definitiva" quando diverranno parte integrante di esso anche persone sposate, primo fra tutti, Igino Giordani[32]. Inchiesta e approvazioni pontificieLa comunità che nasce a Trento, oltre vent'anni prima del Concilio Vaticano II, presentava molte novità. Come attestano le biografie, dal 1945, nei confronti di questa "nuova comunità" iniziano a serpeggiare critiche, incomprensioni, accuse. "Non era comune che protagoniste di una nuova realtà nella Chiesa fossero giovani donne. Tantopiù che ben presto vi sono coinvolti anche giovani (1948), sacerdoti e religiosi"[33]. Vivere il Vangelo e comunicarsi le esperienze, mettere in comune i pochi beni e fare dell'unità il loro ideale, suscitava sospetti di protestantesimo o di una forma di comunismo. La radicalità nel vivere il Vangelo attirava poi l'accusa di fanatismo e la parola "Amore", allora non consueta in ambito cattolico, si prestava a essere equivocata[34]. «Chi ascolta voi ascolta Me» (Lc 10,16). Questa frase evangelica motiva Chiara e il primo gruppo di Trento a recarsi dal loro vescovo, Carlo De Ferrari, il quale le ascolta, s'informa e le rassicura: «Qui c'è il dito di Dio, andate avanti». Il 1º maggio 1947 approva lo "Statuto dei Focolari della Carità – Apostoli dell'unità". Nel marzo 1949, un decreto del dicastero vaticano per i religiosi (Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica), sancisce la distinzione dei Focolari della Carità dal Terz'Ordine dei Cappuccini. Nel 1951 il Sant'Uffizio, (Congregazione per la dottrina della fede) inizia un lungo studio e una serie di confronti con la giovane fondatrice. Nel febbraio 1952 viene chiesto a Chiara di dimettersi dalla guida del Movimento per mettere alla prova se l'Opera da lei fondata venga da Dio o sia opera sua e per misurarne la fedeltà alla Chiesa. Così per 12 anni, nei quali più volte l'opera da lei fondata rischia la soppressione, salvata prima da Papa Pio XII, poi da Giovanni XXIII quando, nel 1962 ne dà una prima approvazione ad esperimentum, fino al 1965, quando Paolo VI la riconosce pubblicamente fondatrice e presidente del Movimento dei focolari[35]. Nel lungo tempo di sospensione Chiara vive una profonda prova interiore. Più volte lei stessa la paragona alla metafora evangelica del chicco di grano che cade in terra e muore per portare frutto (Gv 12,24-26)[36][37]. Vent’anni dopo, il 19.8.1984, Giovanni Paolo II riconosce in lei la presenza di un carisma, di “un radicalismo dell’amore”[38]. Nel settembre dell’anno seguente il Papa sancisce che anche in futuro quest’Opera, caratterizzata da uno spiccato timbro laicale, pur comprendendo sacerdoti, religiosi e vescovi, sarà sempre guidata da una donna[39]. In quello stesso anno è nominata consultrice del Pontificio Consiglio per i laici e partecipa come uditrice al Sinodo straordinario a 20 anni dal Concilio Vaticano II. Nel 1987 interviene al Sinodo sulla vocazione e missione dei laici. Nel 1990 vengono approvati gli Statuti che definiscono la composita fisionomia dell'intero Movimento. Nel 1994, 1998 e 2007 vengono apportati ulteriori aggiornamenti[40]. Il Movimento in costruzioneLa costruzione della nuova opera assume, sin dagli inizi, un'impronta comunitaria. Tra le prime e i primi giovani che hanno seguito la fondatrice, se ne delineano alcuni che, insieme ad altre due figure di rilievo, formano con Chiara il nucleo centrale alla guida e sviluppo del Movimento nascente: Igino Giordani e Pasquale Foresi, accomunati anche dal ruolo di mediatori con le gerarchie ecclesiastiche negli anni di studio del Movimento[41][42]. L'incontro con Igino Giordani e Pasquale ForesiNel 1948 Chiara si trasferisce da Trento a Roma. Il 17 settembre di quell'anno incontra nella sede del Parlamento italiano Igino Giordani (1894-1980), deputato alla Costituente e poi al Parlamento, scrittore, giornalista, pioniere dell'ecumenismo, padre di 4 figli. Studioso ed esperto della storia della Chiesa, intuisce che la spiritualità di Chiara avrebbe influenzato non solo la Chiesa, ma anche il campo politico e quello sociale. Lui stesso sarà per lei un valido sostegno per il contributo a darne sviluppo. È da lei riconosciuto un co-fondatore del Movimento[43]. È in corso il processo di beatificazione e canonizzazione[44]. A fine dicembre dell'anno seguente avviene l'incontro con Pasquale Foresi (1929-2015), pistoiese, allora ventenne, travagliato sin dall'adolescenza da una profonda ricerca interiore. Diventerà uno dei più stretti collaboratori di Chiara, anche lui considerato un "co-fondatore, per aver contribuito allo sviluppo culturale, alla stesura degli Statuti, alla nascita della casa editrice Città Nuova e della cittadella di Loppiano". È stato accanto a Chiara sino alla sua morte[45]. Molte volte Chiara si è definita "semplice strumento in mano all'Artista (Dio)", da Lui «formato con mille e mille accorgimenti dolorosi e gioiosi», e ha ripetuto che non ha mai avuto un programma. «Il progetto di quest'Opera non è stato e non è pensato solo da mente umana, ma viene dall'Alto (da Dio). Sono in genere le circostanze che ci manifestano ciò che Dio vuole. Noi cerchiamo di seguire la Sua volontà giorno dopo giorno[46].» Un periodo di luceDopo anni d'intensa attività, nell'estate 1949, Chiara si reca con le sue compagne nella Valle di Primiero, nella cornice delle Dolomiti (TN), ospite di una povera baita di montagna, per un periodo di riposo. Qui vive un'esperienza di luce che apre ad una nuova comprensione del mistero cristiano e del progetto di Dio sull'Opera nascente. Un'esperienza che diventa comunitaria, perché da lei costantemente comunicata a Igino Giordani e alle/ai primi giovani che l'hanno seguita, rendendoli partecipi della stessa esperienza sino a divenire (come avrà modo di dire) «un'anima sola»[47]. A quelle illuminazioni mistiche verrà dato il nome di "Paradiso '49". Quel periodo illuminativo sarà considerato da Chiara un'esperienza fondante della nuova spiritualità comunitaria, la spiritualità dell'unità e della realtà ecclesiale che da essa prenderà forma[48]. Per 10 anni, nel periodo estivo continuerà a giungere su quei monti un numero sempre maggiore di giovani, famiglie, professionisti, ma anche sacerdoti, religiosi e religiose di varie congregazioni, personalità politiche tra cui Alcide De Gasperi. Nel 1959, a turno, vi parteciperanno in oltre 12.000 da 27 Paesi tra cui Cecoslovacchia, Brasile e Taiwan. L'anno seguente a Friburgo (Svizzera), a un gruppo di politici, Chiara mette in rilievo le bellezze tipiche dei vari popoli e prospetta «una nuova èra", "quando i popoli sapranno immolare il loro io collettivo, guardare al di là dei propri confini e amare la patria altrui come la propria". (85) (85bis).» Quegli appuntamenti saranno denominati Mariapoli[49]. Diventeranno permanenti con la nascita delle cittadelle, prima a Loppiano, nei pressi di Firenze, dove vivono oltre 900 persone di 57 Paesi che Chiara fonda con la collaborazione di Pasquale Foresi. Diverrà un laboratorio della nuova società multirazziale e multiculturale[50]. Società, giovani, famiglia, mondo ecclesialeNel 1956 scoppia la Rivoluzione ungherese a causa dell'invasione sovietica, papa Pio XII, in un radiomessaggio, aveva invocato il ritorno a Dio[51]. Chiara vi fa eco con un manifesto pubblicato sul primo numero del nascente periodico Città Nuova, chiamando a «edificare una società nuova, rinnovata dalla Buona Novella, sempre antica e sempre nuova, dove splendano con l'amore la giustizia e la verità. Una società che testimoni un solo nome: Dio[52]» .Rispondono operai e professionisti, medici e contadini, politici e artisti che a partire dagli inizi, avevano attinto alla spiritualità di Chiara. Nascono così i "volontari di Dio", la prima delle molte diramazioni che comporranno il Movimento dei focolari[53]. Prima ancora, all'inizio degli anni Cinquanta, con la collaborazione di Igino Giordani, aveva dato il via a Centri specifici: per la politica, l'economia, la medicina e l'arte. Sono i prodromi di uno sviluppo che sbocca nel 1968 nel movimento "Umanità Nuova"[54] di cui i volontari di Dio saranno i principali animatori. Quando cominciavano a soffiare nel mondo i venti di contestazione giovanile che sfocerà nella rivoluzione culturale del Sessantotto e mentre a Pechino le guardie rosse brandiscono il libretto rosso di Mao, Chiara consegna ai giovani un libretto giallo con le tappe di quella che presenta come la rivoluzione dell'amore codificata dal Vangelo. Nasce (1967) il Movimento Gen (generazione nuova) che avrà più ampia espressione e impegno sociale con la nascita del Movimenti Giovani per un mondo unito e Ragazzi per l'unità (1984). Nel febbraio 1972, con la storica visita del Presidente USA Nixon a Pechino, il mondo cinese si spalanca al mondo occidentale. Chiara già prevede che l'incontro fra popoli e civiltà del mondo intero "sarà irreversibile". Ai giovani riuniti in un Congresso mondiale parla di "svolta dell'umanità", chiede loro di "entrare coscientemente nella gestazione del mondo nuovo" che si profila. Prospetta un mutamento di mentalità per acquisire una "mentalità-mondo", per crescere nella statura di Uomo-mondo[55]. Il profondo rivolgimento socioculturale degli anni Sessanta scuote anche la cellula base della società, la famiglia. In un discorso fondativo del 19 luglio 1967[56] affida alle famiglie che già da anni condividevano il suo ideale di unità, le famiglie smembrate o minacciate di separazione. Chiede loro di "svuotare gli orfanotrofi". Dà così il via al Movimento Famiglie Nuove[57] Mentre il Concilio Vaticano II delineava una Chiesa dal volto della comunione, su sollecitazione di Papa Paolo VI, dà il via al Movimento parrocchiale (1966). E più tardi al Movimento Diocesano. E ancora, nell'ambito ecclesiale, ai Movimenti sacerdotale e dei religiosi e religiose appartenenti alle diverse congregazioni[58]. Gli anni Sessanta segnano l’inizio della diffusione del Movimento nell’Europa centro-orientale ancora sotto il regime del socialismo reale, nel continente asiatico, nelle Filippine, negli Stati Uniti e in Africa, a partire da Fontem, nel cuore della foresta camerunense, dove Chiara si reca nel 1966, 1969 e 2000. Dopo il suo secondo viaggio a Fonte, nella cittadella di Loppiano, in dialogo con giovani dell'Asia, Africa, e America che le confidano le difficoltà nella convivenza con coetanei europei, li apre alla visione di un umanesimo planetario: «Noi occidentali siamo assolutamente arretrati e non più adatti a vivere i tempi di oggi se non ci spogliamo della mentalità occidentale, perché è un quarto di mentalità rispetto al mondo. C'è in Africa, per esempio, una cultura così unica, così splendida, così profonda! Bisognerebbe arrivare ad un incontro di culture. Non siamo completi se non "siamo umanità". "Siamo umanità" se "abbiamo dentro" tutte le culture[59].» Nel 1988, alla vigilia della caduta del muro di Berlino, a Castelgandolfo, in un congresso internazionale, nel suo intervento dal titolo: Una cultura di pace per l'unità dei popoli, Chiara rilancia la necessità, già prospettata da Paolo VI[60], "di arrivare progressivamente a instaurare un'autorità mondiale in grado d'agire efficacemente sul piano giuridico e politico"[61]. Economia di comunioneNel maggio 1991 giunge a San Paolo (Brasile). La miseria delle favelas che, come una corona di spine, circondano le metropoli sudamericane, le suggerisce il progetto per un'Economia di comunione (EdC) con il quale prospetta una nuova prassi e teoria economica che punta a cambiare le regole del sistema economico-sociale vigente. Il progetto avrà ben presto attuazione da parte di imprenditori dei vari continenti e susciterà notevole interesse da parte del mondo accademico internazionale, mostrato anche dal conferimento a Chiara di dottorati h.c. in economia. Nel 1999, lei stessa presenterà l'Economia di comunione alla Conferenza per il 50º del Consiglio d'Europa a Strasburgo (Francia). Con il conferimento del Cruzeiro do Sul del Brasile, il Presidente riconoscerà nell'EdC «una forma innovatrice ed efficace di lotta contro la povertà e l'esclusione»[62]. Una politica per l'unitàIn un momento di profonda crisi dei partiti storici in Italia, il 2 maggio 1996, a Napoli, invitata a un incontro da un gruppo di esponenti di varie coalizioni, Chiara propone di riscoprire la fraternità come categoria politica in funzione del bene comune, che applicata nei rapporti internazionali, comporta "l'amare la patria altrui come la propria". La proposta viene assunta anche in contesti sociopolitici dell'Europa, Asia e Americhe, dando forma al Movimento Politico per l'unità (MppU)[63]. In più occasioni ne delinea i tratti fondanti incontrando parlamentari della Slovenia, Spagna, Francia, Repubblica Ceca, Brasile (1998), Italia (2000), Inghilterra (Westminster 2004). (A. Torno, cit).Interviene sull'Unità dei popoli al Simposio della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (WCRP), presso la sede dell'ONU a New York (1997)[64]. Nel novembre 2001 interviene alla conferenza dei sindaci europei dal titolo "1.000 città per l'Europa", promosso dal Presidente della Camera dei Comuni presso il Consiglio d'Europa e dal sindaco di Innsbruck Herwig Van Staa, in collaborazione con il Movimento dei focolari per dare un'anima al processo di integrazione e di allargamento dell'Europa[65]. Nel febbraio 2004 è in Irlanda dove incontra la Presidente Mary McAlees[66]. Il 12 settembre 2004 il suo ultimo intervento pubblico, a Roma, in occasione della Seconda Giornata Internazionale per l'Interdipendenza[67]. Per una cultura integraleAgli inizi degli anni Novanta, Chiara dà avvio alla Scuola Abba [68], un Centro interdisciplinare di studio, con sede al Centro Internazionale del Movimento dei focolari a Rocca di Papa, su impulso del vescovo di Aquisgrana, Klaus Hemmerle, filosofo e teologo. Un'iniziativa dedita a enucleare le molteplici implicazioni innovative per i vari ambiti del sapere racchiuse nelle illuminazioni del 1949”[69]. Nel dicembre 2007, Chiara appone la firma per l'ultima fondazione: l'Istituto Universitario Sophia che ha sede nella cittadella di Loppiano (Firenze) inaugurato il 2 dicembre dell'anno seguente[70]. In dialogoCon la diffusione del Movimento nei diversi contesti culturali e religiosi, si apre la via di un dialogo fraterno tra singole persone, leader, movimenti all'interno della Chiesa cattolica, con cristiani di diverse Chiese, con seguaci di altre religioni e anche con persone senza un riferimento religioso. Chiara ne sarà riconosciuta apripista, interviene in incontri, seminari, aule universitarie[71]. Si configura «il dialogo della vita», un dialogo non esclusivo dei vertici, degli specialisti, ma «un dialogo di popolo»[72]. Per l'unità tra i cristianiLa pagina ecumenica del Movimento si apre nel tempo in cui Papa Giovanni XXIII pone l'unità dei cristiani tra i primi scopi del Concilio Vaticano II. Ha inizio nel 1961, a partire dalla Germania, dove aveva avuto origine la spaccatura della cristianità d'Occidente quando, a Darmstadt, Chiara, su invito di alcune suore luterane, narra la sua esperienza cristiana presenti anche tre pastori che, colpiti dalla radicalità evangelica, desiderano che la sua spiritualità si diffonda anche nella loro Chiesa. Invito espresso, a partire dal 1966, anche da numerosi leader cristiani. In quell'anno Chiara è ricevuta a Londra dall'Arcivescovo di Canterbury, dott. Michael Ramsey, Primate della Comunione anglicana, e poi dai suoi successori. Dal 1967 al 1972 si reca otto volte a Istanbul, dove intesse un profondo dialogo con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora, con cui avrà 24 udienze. Incontrerà in seguito anche i successori, Dimitrio I e Bartolomeo I. In quegli stessi stringe rapporti fraterni con personalità della Chiesa Evangelica Luterana, della Chiesa Riformata e con membri del Consiglio Ecumenico delle Chiese [73] ed anche con Frère Roger Schutz, fondatore della comunità ecumenica di Taizé. Negli anni la sua spiritualità viene riconosciuta come "spiritualità ecumenica". Chiara è invitata a presentarla al Consiglio Mondiale delle Chiese (Ginevra 1967, 1982, 2002), in apertura alla II Assemblea Ecumenica dei Cristiani d’Europa a Graz (Austria, 1997) davanti ai massimi leader di diverse Chiese. Dal 1998 al 2002 in sedi storiche per le Chiese Luterana e riformata, a Berlino, Zurigo e Ginevra[74]. Tra le religioniNel 1977, a Londra, riceve il Premio Templeton per il progresso della religione, attribuito precedentemente tra gli altri a Santa Teresa di Calcutta, a Roger Schutz, priore di Taizé, per il suo contributo definito "tra i più rilevanti nelle attuali relazioni fra le Chiese e le religioni"[75]. Dal 1981 e poi dal 1997 al 2003, si aprono nuove prospettive per il dialogo interreligioso. Nel 1981 Chiara si trova a Tokyo a esporre la sua esperienza spirituale davanti a 10.000 aderenti all'associazione buddista laica Risshō KōseiKai su invito del suo fondatore, Nikkyo Niwano, che aveva incontrato a Roma due anni prima. Nel gennaio 1997 è a Chiang Mai, in Thailandia, dove è chiamata a parlare a 800 monaci e monache buddisti. Presentandola, il Gran Maestro buddista tailandese Ajhan Thong nel 1997, ha parlato di "una luce accesa nel buio"[76]. Nel maggio dello stesso anno, è nella moschea Malcolm X di Harlem, a New York, dove ancora espone la sua esperienza cristiana citando elementi comuni all'Islam, davanti a 3.000 musulmani aderenti alla Muslim American Society, l'ala pacifista afro-americana e stringe un patto di fraternità con il loro leader, Warith Deen Mohammed[77]. In quello stesso anno le viene assegnato il dottorato in Scienze Umanistiche dalla Sacred Heart University, Fiarfield, Connecticut, USA, per il suo impegno nella promozione del dialogo Ebraico-Cattolico[78].L'anno seguente, su loro invito, incontra a Buenos Aires nella sede della B'naiB'rith rappresentanti della comunità ebraica di Argentina e Uruguay. Sin dal 1981, per dare continuità al dialogo tra le grandi religioni orientali, fonda a Tagaytay, nelle Filippine, una scuola permanente. Nel 1994 è nominata tra i Presidenti onorari della Conferenza Mondiale delle religioni per la pace (WCRP)[79]. La sua azione per la promozione del dialogo interculturale, interreligioso, tra credenti e non credenti, viene riconosciuta dall'Università di Buenos Aires (UBA), con il conferimento della laurea h.c. per il Dialogo con la cultura contemporanea (La Nacion: Distinguen a Chiara Lubich, 7 aprile 1998). Nel 2001, il suo primo viaggio in India. «È l'ora di abbattere i muri di separazione e scoprire il giardino dell'altro» aveva detto la prof.ssa Kala Acharya, indù, tra i promotori dell'incontro al campus universitario del Baratia Sanskriti Peetham di Mumbai a cui Chiara era stata invitata. Istituzioni accademiche indù e movimenti gandhiani del Tamil Nadu le conferiscono il Premio "Difensore della pace"[80][81]. Ritorna nel 2003 dove ha contatto anche con la dirigente del vasto movimento indù Swadhyaya Family. Nel 2002, tra le testimonianze ufficiali offerte dai rappresentanti delle varie Chiese e religioni alla Giornata di preghiera per la pace di Assisi, presieduta da Giovanni Paolo II, Chiara viene incaricata (con Andrea Riccardi) a intervenire in rappresentanza della Chiesa Cattolica[82]. Nel 2004, in risposta agli interrogativi sul futuro della società sempre più multiculturale e multi-religiosa, nella Westminster Central Hall di Londra, di fronte a un folto pubblico interreligioso, prospetta non la fine di una civiltà, ma "la nascita di un mondo nuovo": l'unità della famiglia umana, dove popoli e culture saranno tessere di quel mosaico disegnato da Dio sin dall'origine della creazione[83]. Con atei, agnostici, indifferentiChiara apre il dialogo anche con persone senza convinzioni religiose. Vi dà impulso nel 1978 inaugurando il Centro per il dialogo con «i non credenti», poi rinominato dialogo con persone senza riferimento religioso. In occasione del loro primo congresso nel 1992, afferma che «sono parte essenziale del Movimento dei focolari, perché i valori di solidarietà e giustizia che promuovono, concorrono al progetto di unità a cui mira la sua opera»[84][85]. Gli ultimi anniLa sua biografia rivela un volto intimo di ciò che nel linguaggio della mistica, da San Giovanni della Croce in poi, passa sotto il nome di "notte oscura"[86] l'ultima nuova grave prova interiore a conclusione della vita (2004-2008), quando, a Chiara pareva che «Dio fosse tramontato, come il sole che scompare all'orizzonte e non si vede più»[87].Una "notte" personale che, come si legge nel suo ultimo scritto del 2006, vedeva proiettata sulla «notte culturale della nostra epoca»[88]. All'inizio di febbraio 2008 viene ricoverata al Policlinico Gemelli, a Roma, per una grave insufficienza respiratoria. Durante la degenza, le fa visita il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e riceve una lettera di papa Benedetto XVI. Il 13 marzo 2008, non essendovi più nessuna possibilità di intervento da parte dei medici, ottiene di essere dimessa. Si spegne il giorno dopo, 14 marzo, nella sua casa di Rocca di Papa, all'età di 88 anni. Le esequie sono celebrate a Roma il 18 marzo nella Basilica di San Paolo fuori le mura, presiedute dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Viene letto un nuovo messaggio di Papa Ratzinger[89]. Vi partecipano migliaia di persone, numerosi cardinali e vescovi, personalità civili e religiose, sia della Chiesa cattolica che delle diverse Chiese cristiane, e rappresentanti di altre religioni, che hanno dato la loro pubblica testimonianza[90].[91]. Processo di canonizzazioneIl 27 gennaio 2015, nella cattedrale di Frascati, ha avuto luogo l'apertura della sua Causa di canonizzazione con un messaggio di papa Francesco che ne evidenziava le motivazioni: «far conoscere la vita e le opere di colei che, accogliendo l'invito del Signore, ha acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l'unità»[92]. Il Postulatore della sua Causa di Beatificazione è il Dott. Waldery Hilgeman. Il 10 novembre 2019 si è conclusa la fase diocesana del processo e aperta quella vaticana[93]. Riconoscimenti
Per il dialogo interreligioso
Per il dialogo ecumenico
Da Istituzioni accademiche e civili
OpereDichiarata "Autore dell'anno 1995" con il Premio Uelci, portano la firma di Chiara 58 libri (tra cui best seller quali Meditazioni), tradotti in 28 lingue, con 30 edizioni all'attivo per una diffusione di oltre 3 200 000 copie. Nel marzo 2018 è stato pubblicato il primo volume (Parole di Vita) di un nuovo progetto editoriale Opere di Chiara Lubich: un "corpus" di testi che intende presentare in maniera sistematica il patrimonio del suo pensiero. Coeditori: Città Nuova Editrice e il Centro Chiara Lubich, nato nel 2008 con lo scopo di curare, studiare, diffondere il suo pensiero e provvedere alla tutela del suo patrimonio[94]. Una selezione:
Nella cultura di massa
Note
Bibliografia essenzialeBiografie
In dialogo con le religioni
Studi - Monografie
POVILUS J.M., «Gesù un mezzo» nel pensiero di Chiara Lubich. Genesi, contenuti ed attualità di un tema della sua spiritualità, Città Nuova, Roma 1981
Voci correlate
Altri progetti
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