Il Royal Institute of International Affairs, comunemente noto come Chatham House, è un centro studi britannico, specializzato in analisi geopolitiche e delle tendenze politico-economiche globali.
Tra i più accreditati think tank a livello mondiale[1][2], prende il nome dall'edificio dove ha sede a St. James's a Londra; inoltre ha dato origine alla cosiddetta Chatham House Rule, la regola convenzionale che disciplina la confidenzialità, in relazione alla fonte di informazioni scambiate nel corso di discussioni in riunioni a porte chiuse.
L'origine del Royal Institute of International Affairs risale a un incontro organizzato da Robert Curtis il 30 maggio 1919 tra le delegazioni britannica e statunitense dirette alla conferenza di pace di Parigi. Curtis sosteneva che i dibattiti sulle questioni di politica internazionale dovessero seguire un approccio scientifico e, approfittando del clima positivamente orientato al confronto di opinioni alla recente conferenza di pace, propose che il metodo di analisi e dibattito degli esperti dovesse continuare nella forma di un istituto internazionale[3].
Seguendo il suggerimento di Curtis, le due delegazioni formarono due istituti separati, il primo dei quali, l'americano Council on Foreign Relations, fu istituito nel 1921 a New York.
La delegazione britannica fondò invece il British Institute of International Affairs, come era denominato in principio, con una seduta inaugurale presieduta da Lord Robert Cecil il 5 luglio 1920. Nel corso dell'incontro, l'ex-ministro degli EsteriEdward Grey decretò la creazione dell'istituto:
(EN)
«That an Institute be constituted for the study of International Questions, to be called the British Institute of International Affairs.»
(IT)
«Un istituto viene costituito per lo studio delle questioni internazionali, che si chiami British Institute of International Affairs.»
(C. Carrington, Chatham House: Its History and Inhabitants[4])
Cecil e Grey divennero i primi presidenti dell'istituto insieme a Arthur James Balfour e John Robert Clynes, mentre Curtis e Geoffrey Malcolm Gathorne-Hardy ricoprirono la carica di segretari onorari[4].
Nel 1922 il gruppo che si riuniva agli incontri dell'istituto cominciò a crescere tanto da richiedere una nuova sede più spaziosa che venne fornita dal lascito del filantropo canadese Reuben Wells Leonard: Chatham House, un edificio del XVIII secolo disegnato dall'architetto Henry Flitcroft e sito in St. James's Square 10, dove l'istituto ha ancora sede[5].
Sin dal suo principio l'istituto si distinse per la febbrile attività. Nel gennaio del 1922 venne fondata la rivista International Affairs per diffondere più efficacemente i rapporti e i risultati delle discussioni che avevano animato l'istituto[5].
Dopo la nomina a direttore degli studi, il professor Arnold J. Toynbee divenne una figura di riferimento all'interno dell'istituto, responsabile dell'edizione dell'annuale Survey of International Affairs fino al suo ritiro nel 1955. Il rapporto conteneva una panoramica dettagliata delle relazioni internazionali e soprattutto un riepilogo dei principali eventi della scena internazionale[6]. La pubblicazione continuò fino al 1963 divenendo nel frattempo una caratteristica dell'istituto[7].
Nel 1926 l'istituto ricevette la Concessione Reale, che permise di mutare il nome nell'attuale Royal Institute of International Affairs. La concessione confermava lo scopo dell'istituto di "progredire nelle scienze della politica internazionale [...] promuovere lo studio e l'indagine delle questioni internazionali per mezzo di conferenze e discussioni [...] promuovere lo scambio di informazioni, conoscenza e pensieri sugli affari internazionali"[8].
Attività
L'attività di Chatham House consiste nel promuovere un dibattito tra i suoi membri sugli sviluppi significativi degli affari internazionali e delle reazioni politiche. Le ricerche e le analisi se questioni globali, regionali o specifiche di una specifica nazione sono destinate ad offrire nuove idee e spunti di riflessione a coloro che prendono decisioni con impatti sul medio e lungo termine. Gli studi di Chatham House sono regolarmente utilizzati da organizzazioni di comunicazione come fonte di informazioni su questioni internazionali.
L'adesione a Chatham House è possibile a chiunque previa un'iscrizione che prevede diverse opzioni per aziende, istituzioni accademiche, organizzazioni non-governative, ma anche singoli individui. Nella storia dell'istituto tra i suoi membri si sono distinti personalità internazionali operanti nei settori degli affari, della diplomazia, della scienza, della politica e dei media[9].
Ricerche e pubblicazioni
L'attività di ricerca di Chatham House è divisa in quattro ambiti: energia, ambiente e risorse; economia internazionale; sicurezza internazionale; studi regionali e diritto internazionale. Quest'ultimo settore comprende programmi specifici su Africa, Americhe, Asia, Europa, vicino e Medio Oriente, Nord Africa, Russia ed Eurasia. Chatham House comprende anche un centro sulla sicurezza sanitaria globale, presieduto dal professor David L. Heymann.
Tra le pubblicazioni in ambito di politica internazionale si ricordano NATO: Charting the Way Forward del luglio 2014, in cui si suggeriscono nuove priorità per la NATO in seguito alle crisi in Afghanistan e Ucraina[10]; Western Policy towards Syria: Ten Recommendations del dicembre 2013, su un approccio più sistematico alla crisi in Siria da parte dell'occidente[11]; mentre Right Response: Understanding and Countering Populist Extremism in Europe del settembre 2011, analizza il supporto ai populismi estremisti in Europa e le modalità di contrasto al fenomeno[12].
Sempre in ambito di politica internazionale, un'analisi sui risultati delle elezioni presidenziali in Iran del 2009 da parte di Ali Ansari, Daniel Berman e Thomas Rintoul ha evidenziato delle irregolarità nelle statistiche ufficiali in contraddizione con la linea ufficiale del governo secondo la quale la vittoria di Mahmoud Ahmadinejad sarebbe dovuta ai voti di elettori di nuova partecipazione[13]; lo studio fu ripreso da parecchi altri mezz idi informazione tra cui il The New York Times[14], la BBC[15], il The Guardian[16], il The Telegraph[17], il The Wall Street Journal[18] e il Financial Times[19]. Dello stesso ambito è il più recente Transatlantic Relations: Converging or Diverging?[20], secondo il quale le relazioni diplomatiche, economiche e politiche transatlantiche nel longo periodi rimarranno forti e stabili.
In ambito economico nel marzo 2014 è stato pubblicato How to Fix the Euro: Strengthening Economic Governance in Europe, in collaborazione con il Real Instituto Elcano e l'Agenzia di ricerche e legislazione (AREL), in cui si analizzano i motivi per cui l'Unione economica e monetaria (UEM) fosse stata colpita così profondamente dalla crisi economica e finanziaria e quali cambiamenti dovessero essere introdotti per sostenerne la struttura di governo[21]; del maggio 2012 è Shifting Capital: The Rise of Financial Centres in Greater China, sulla necessità di sviluppare un settore finanziario più forte e diversificato per supportare le dimensioni e l'integrazione internazionale dell'economia cinese[22].
Diversi rapporti sono stati redatti sul tema delle risorse naturali. Nel novembre 2013 è stato pubblicato Conflict and Coexistence in the Extractive Industries, sulle controversie tra i governi e le aziende in materia di risorse minerarie e come il calo dei prezzi delle commodities, in associazione con le crescenti preoccupazioni sulla sicurezza delle risorse, gli impatti ambientali e i cambiamenti climatici, possano condurre a crescenti tensioni tra le parti[23]; mentre del dicembre 2012 è Resources Futures, un'analisi sulle incertezze dell'accesso alle risorse e sulla conseguente potenziale interruzione di fornitura, volatilità dei prezzi, degradazione ambientale e crescenti tensioni politiche[24]; mentre The ‘Shale Gas Revolution’: Hype and Reality del settembre 2010 analizza il grande sviluppo della produzione di gas non convenzionale negli Stati Uniti, evidenziando lo scetticismo dell'industria estrattiva nei confronti della cosiddetta "rivoluzione" e la scarsa possibilità di replicare il modello produttivo in altre regioni[25].
Di natura economica e ambientale è invece il saggio Livestock – Climate Change’s Forgotten Sector: Global Public Opinion on Meat and Dairy Consumption del dicembre 2014, in cui si definiscono i legami tra cambiamenti climatici e il consumo di carne e prodotti caseari[26].
Il premio Chatham House è un riconoscimento con cadenza annuale assegnato a "lo statista o organizzazione giudicata dai membri di Chatham House di aver contribuito in maniera più significativa al miglioramento delle relazioni internazionali nell'anno precedente"[29].
^(EN) Bernice Lee, Felix Preston, Rob Bailey, Glada Lahn e Jaakko Kooroshy, Resources Futures, su chathamhouse.org, 1º dicembre 2012.
^(EN) Paul Stevens, The ‘Shale Gas Revolution’: Hype and Reality (PDF), su chathamhouse.org, settembre 2010. URL consultato il 12 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2017).
^(EN) Lula: Brazil's Olympic Champion, su latinbusinesschronicle.com, 6 ottobre 2009. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2010).
(EN) Charles Carrington, Chatham House: Its History and Inhabitants, Chatham House, 2004, ISBN1-86203-154-1.
(EN) AA.VV., Report of the Council of the Royal Institute of International Affairs to the 7th AGM, in The Royal Institute of International Affairs Annual Reports 1926-1931, Londra, Chatham House, p. 11.