Castello Aghinolfi
Il castello Aghinolfi sovrasta il paese di Montignoso, cinque chilometri a sud della città di Massa. Il nome del castello indica chiaramente la sua origine longobarda ed è infatti dimostrato che la zona in cui si trova apparteneva in passato a tale corona. StoriaNel 590 la Garfagnana fu occupata dalle milizie di Teodolinda che trasformarono il Castrum Aghinolfi in fortezza longobarda.[1] Sappiamo che il castello era ancora possedimento longobardo nel 753 quando re Astolfo donò un appezzamento di terreno nella zona ad un suo cognato.[2] Per la sua posizione strategica questo castello ha sempre goduto di grande importanza. Dai suoi spalti, in normali condizioni di visibilità, si ha una vista sull'intera costa tirrenica del Mar Ligure dal Golfo della Spezia a Livorno; in particolari condizioni si possono vedere persino i rilievi della Alpi Marittime (Des Alpes in Francia e Besimauda (Bisalta), Marguereis e Mondolè in provincia di Cuneo). Dall'XI secolo il castello fu proprietà di varie Signorie feudali di origine longobarda tra cui un ramo dei Nobili di Corvaia e dei Cunimondinghi[3] fino al 1376 quando, a seguito delle lotte tra Lucca e Pisa, venne in possesso della Repubblica Lucchese che lo potenziò militarmente. Nel 1494 la fortificazione, quando venne ceduta a Carlo VIII di Francia, era sovrastata da due alte torri chiamate torre di San Paolino e torre di San Francesco ed i suoi tre recinti murari si estendevano per circa un ettaro. Nel primo recinto vi erano 43 edifici usati come rifugio dagli abitanti o come magazzini, nel secondo, al quale si accedeva solo tramite un ponte levatoio, vi erano altre 87 case mentre nell'ultimo recinto, in cima al colle, c'era il castello vero e proprio. Quest'ultimo era costituito da un grande mastio ottagonale collegato ad una torre a base circolare da alcune cortine murarie. Nella fortezza vi erano anche un mulino, una grande cisterna per raccogliere l'acqua piovana ed un passaggio segreto per fuggire in caso di pericolo. Il castello fu abbandonato dopo il 1799 dalla Repubblica di Lucca dopo la rivoluzione Giacobina e gli abitanti della zona presero a smantellarlo rubandone materiali da costruzione. Un altro pesante avvenimento per il Castello che avvenne al tempo di Elisa Bonaparte Baciocchi, principessa di Lucca e sorella dell'imperatore Napoleone Bonaparte, fu la decisione di costruire le "cateratte" al Cinquale, dal 1808 al 1812, per risanare la piana di Montignoso dalle secolari febbri malariche. Per i materiali necessari alle costruzioni la Principessa diede disposizione che l'occorrente fosse prelevato dalle abitazioni che erano all'interno delle varie mura circostanti il castello. Il castello ebbe grande importanza anche durante la seconda guerra mondiale, quando le truppe naziste se ne impadronirono e ne fecero un caposaldo della linea gotica tirrenica, provocandone di fatto la quasi totale distruzione a causa dei bombardamenti alleati. Fino al 1997 il complesso è rimasto abbandonato ed è stato facilmente invaso dalla vegetazione spontanea. Oggi è stato ricostruito ed il suo mastio ottagonale è facilmente visibile fin da fondovalle. Principali fasi costruttive e periodi di frequentazione
Frammenti storici dagli Apuani ai Longobardi di TeodolindaNumerosi frammenti storici non ufficializzati ed alcuni racconti popolari e leggende integrano la storia della nascita e dello sviluppo del Castello Aghinolfi. Diciamo innanzitutto che lo "sperone" di roccia calcarea originario è contornato da una solida muratura in parallelepipedi di tufo volterrano; ciò per ampliare la superficie utile del basamento di sostegno della futura torre ottagonale. Segno evidente che il basamento in tufo doveva essere preesistente alla torre vera e propria; ma è altrettanto evidente che non vi sarebbe stata necessità di importare tali manufatti di tufo dalla lontana Volterra, vista l'abbondanza in loco di materiale lapideo utile allo scopo. La petroarcheologia ci segnala che ciò è segno evidente che il basamento della torre fu costruito in epoca in cui Volterra e Montignoso potevano considerarsi "militarmente vicini". Furono specialmente i Romani (frettolosi costruttori bellici) a servirsi di materiali facilmente assemblabili e reperibili. Tutto farebbe dunque supporre che il basamento sia stato costruito originariamente da qualche guarnigione romana con base stabile a Pisa o Volterra. A questo proposito possiamo ricordare che fin dal 200 a.C. esistevano basi delle truppe romane proprio a Volterra ed a Pisa (e non ancora a Lucca né a Luni); possiamo anche ricordare che la Via Aurelia, nella sua prima fase di costruzione, si arrestava proprio a Volterra (cfr.Via Aemilia Scauri - 105 a.C.) con un rustico prolungamento fino a Pisa (239 a.C.), ove era il grosso delle truppe romane in espansione verso Nord. Anche ad una superficiale osservazione, lo sperone di roccia su cui poggia oggi il Castello Aghinolfi lascia intuire che fin dai tempi antichissimi dei Liguri Apuani esso fosse un utile posto di osservazione per osservare tutta la piana sottostante (antiche paludi Fosse Papiriane) e l'intero odierno Mar Ligure da La Spezia fino a Livorno, avendo di fronte e visibili all'orizzonte il “dito” della Corsica e le isole di Gorgona e Capraia. Dopo la deportazione degli Apuani (180 a.C.) che occupavano anche le zone attorno alla odierna Montignoso, fino all'Appennino Parmense e la successiva deduzione delle colonie di Luni e di Lucca, non restava ai romani che procedere verso le Gallie (50 a.C.). È noto storicamente che Giulio Cesare, più che contare sulle proprie abilità strategiche, era solito vincere le battaglie precedendo il nemico con strade alternative e scorciatoie servendosi anche del telegrafo per comunicare velocemente con le proprie truppe (ove per telegrafo intendiamo segnali col fumo, col fuoco e con specchi fatti da torri di segnalazione a vista tra loro). Pochi dubbi sussistono sul fatto che Giulio Cesare, per accelerare la conquista delle Gallie partendo da Lucca (ove faceva il triumviro) alla volta di Luni e di qui a Vada Sabatia (oggi Vado Ligure) fece costruire una scorciatoia dal figlio di Emilio Scauro (di nome anch'egli Marco Emilio Scauro) intorno al 56 a.C. (cfr.K.Lachmann), cioè quella che conduce oggi da Lucca a Sarzana (chiamata Via Sarzanese-Valdera ex SS/ 439) e che plausibilmente si prolungava da Camaiore (Campus Major) oltre una strettoia fra la palude marina ed il piede dei monti (oggi località Strettoia di Pietrasanta) passando per l'appunto alle falde della rocca su cui poggia il Castello Aghinolfi, verso l'odierna Massa (cfr. tabula Peutingeriana pars IV - segmentum IV - ad Tabernas Frigidas). Difficile pensare che Giulio Cesare si sia fatta scappare la ghiotta occasione di utilizzare la rocca di Montignoso come postazione per una torre di segnalazione che poteva coprire in un colpo d'occhio centinaia e centinaia di kilometri. E infatti durante i lavori di restauro del Castello Aghinolfi (anno 2001) si è trovato, sotto le fondamenta del torrione ottagonale, un basamento di forma quadrata di caratteristiche inequivocabilmente romane (difficilissimo tuttavia valutarne l'epoca). È facile ora pensare che da tale iniziale basamento (magari ampliato successivamente dai romani stessi con tufo volterrano) i Longobardi abbiano principiato a costruire la loro tipica forma ottagonale, dando origine al torrione detto di Aghinolfo o Aglilulfo (i nomi si equivalgono) probabilmente intorno alla fine del VI secolo della nostra era, usando anche roccia basaltica della Val di Vara. Le due fasi di costruzione si distinguono nettamente anche senza essere esperti archeologi. Teodolinda e i messaggeri di AutariTeodolinda, figlia di Garibaldo re dei Bajuvari e poi lei stessa regina, avendo sposato prima Autari e quindi Agilulfo, duca di Torino e cognato del primo marito, è nota come colei che alla fine del VI secolo promosse la conversione dei Longobardi al cattolicesimo. Fu dietro suo suggerimento che Autari concluse un trattato di pace con la Chiesa, e per sua volontà venne costruita la celebre basilica di San Giovanni Battista a Monza. Il trattato di conversione fu stabilito durante un incontro tra Gregorio Magno e Teodolinda.. I racconti popolari sostengono ormai da secoli che tale incontro avvenne proprio in quella torre ottagonale che poi divenne di Agilulfo. Oggi Castello Aghinolfi.
Caratteristiche architettonicheNel complesso fortificato si distingue per bellezza ed accuratezza un mastio ottagonale che sorge sul punto più elevato del colle. La forma poligonale e la particolare tipologia di fondazione della struttura la fanno assegnare ai primi secoli del basso medioevo. Si tratta probabilmente dell'elemento più antico dell'intero complesso. Altre peculiarità, quali l'ampiezza degli spazi interni e le mura a bande orizzontali bicromatiche, fanno pensare anche ad una funzione residenziale. Il suo interno è contraddistinto dalla presenza di una torre circolare che svettando ben oltre la sua altezza svolge, oltre a quella strutturale, anche la funzione di torre di avvistamento. Si può far risalire l'aspetto architettonico alla fine del XVI secolo: un'ampia cinta muraria provvista di torri di fiancheggiamento racchiude due spazi posti a quote diverse. Nello spazio più in alto vi è la piazza d'armi, contraddistinta dal torrione ottagonale e da un baluardo circolare (baluardo di San Paolino - XV secolo). la cinta più esterna racchiude uno spazio più ampio occupato, secondo fonti del XVI secolo, da numerose abitazioni, oggi quasi totalmente scomparse. Curiosità
Note
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