Casa di Gian Rodolfo Vismara
La casa di Gian Rodolfo Vismara è stata una dimora gentilizia di Legnano. Si trovava nell'attuale largo Seprio, lungo corso Italia[1]. Risalente al XV secolo, è stata abbattuta tra il 1934 e il 1936[2]. StoriaEra un edificio di due piani a corte[3]. Internamente era caratterizzato da un porticato costituito da grandi arcate a sesto acuto sorrette da colonne in pietra e capitelli di arenaria[4] e, al piano superiore, da un ballatoio che metteva in comunicazione le varie stanze[3]. Erano presenti, sia verso la strada che verso il cortile, una lunga serie di finestre ogivali[3]. Il complesso architettonico era frazionato in quattro grandi camere; una di esse era lunga 12 metri ed era adibita a sala da ballo[3]. Le mura perimetrali dell'edificio erano costruite in mattoni[5]. Il complesso architettonico comprendeva anche una vasto giardino e alcuni locali che erano abitati dai contadini a servizio del palazzo e dei nobili che lo albergavano[1]. Questa dimora gentilizia era ricca di decorazioni ad affresco[3]. Di fattura rinascimentale, erano costituite da una striscia dipinta all'interno della quale erano presenti, alternativamente, gli stemmi nobiliari della famiglie dominavano Legnano nel XV secolo (Vismara, Corio e Crivelli) e i ritratti di alcuni nobili appartenenti alle casate citate[3][6]. Tra questi ultimi e gli stemmi, erano dipinti dei putti che cavalcavano delle ghirlande di fronde. Lo stile dei ritratti dei signori, riconoscibile dalle acconciature e dai copricapi, era mediceo[3]. Inoltre era presente, in una delle stanze, un affresco raffigurante alcune scene di caccia[6]. Parte del complesso ospitò, per volere del Conte Gian Rodolfo Vismara, il convento di Santa Chiara, in seguito destinato a pellegrosario[7] La Casa di Gian Rodolfo Vismara e l'annesso convento di Santa Chiara sono stati demoliti tra il 1934 e il 1936[2]. Gli affreschi, staccati e salvati da Guido Sutermeister prima dell'abbattimento del complesso architettonico, vennero prima ospitati all'interno del museo civico di Legnano e poi trasferiti alla Torre Colombera, dove sono conservati tuttora[2]. NoteBibliografia
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