Carlos Saúl Menem

Carlos Saúl Menem
Ritratto ufficiale, 1995

46º Presidente dell'Argentina
Durata mandato7 luglio 1989 –
9 dicembre 1999
Vice presidenteEduardo Duhalde
(1989–1991)
Carlos Ruckauf
(1995–1999)
PredecessoreRaúl Ricardo Alfonsín
SuccessoreFernando de la Rúa

Presidente del Partito Giustizialista
Durata mandato28 novembre 2001 –
11 giugno 2003
PredecessoreRúben Marín
SuccessoreEduardo Fellner

Durata mandato10 agosto 1990 –
13 giugno 2001
PredecessoreAntonio Cafiero
SuccessoreRúben Marín

Governatore della Provincia di La Rioja
Durata mandato25 marzo 1973 –
24 marzo 1976
PredecessoreJulio Raùl Luchesi
SuccessoreOsvaldo Hèctor Pèrez Battaglia

Durata mandato10 dicembre 1983 –
8 luglio 1989
PredecessoreGuillermo Jorge Piastrellini
SuccessoreBernabè Arnaudo

Senatore della Nazione Argentina
per La Rioja
Durata mandato10 dicembre 2005 –
14 febbraio 2021
PredecessoreEduardo Menem
SuccessoreRicardo Antonio Guerra

Dati generali
Partito politicoGiustizialista
Titolo di studioUniversità nazionale di Córdoba
ProfessioneAvvocato
FirmaFirma di Carlos Saúl Menem

Carlos Saúl Menem Akil (Anillaco, 2 luglio 1930Buenos Aires, 14 febbraio 2021) è stato un avvocato e politico argentino.

Fu Presidente dell'Argentina per due mandati dall'8 luglio 1989 al 10 dicembre 1999.

Biografia

Nato nella provincia di La Rioja, una delle più povere del paese, fu un fervente sostenitore della politica peronista. Figlio di Saúl Menem e di Mohibe Akil - entrambi di origini siriane, della cittadina di Yabrud - il giovane Carlos Saúl decise da ragazzo di convertirsi al cristianesimo e, nel 1956, entrò nel Partito Peronista. Avvocato, nel 1973 fu eletto governatore di La Rioja, raggiungendo ben presto la notorietà a causa del suo impegno in difesa dei parenti dei desaparecidos, trucidati dal regime militare. In seguito a questo fu imprigionato per un periodo di circa cinque anni. Nel 1983, dopo la caduta della giunta militare nel suo Paese, fu riconfermato governatore di La Rioja.

Primo mandato presidenziale

Con la campagna presidenziale del 1989, Carlos Saúl Menem si impose al governo della nazione Argentina col cavallo di battaglia del neoliberismo. Uno dei suoi primi atti come presidente fu la concessione della grazia a tutti i politici del precedente governo responsabili del sanguinoso fenomeno dei "desaparecidos" (scomparsi) e crimini di guerra. Insieme al ministro dell'economia, Domingo Cavallo, Menem decise di imporre il tasso di cambio fisso peso-dollaro per contenere l'inflazione, riuscendo nell'intento.

Grazie alla nuova stabilità economica, in Argentina cominciò ad affluire molto denaro dall'estero (soprattutto da parte di piccoli e medi risparmiatori attraverso i bond). Menem diede il via ad un'ampia opera di privatizzazione fra il 1990 ed il 1992, privatizzando, per l'appunto, molte aziende base: tra le tante furono cedute le Poste e metà della compagnia petrolifera di Stato, la YPF[1]. Si stima che la liquidazione di gran parte del patrimonio nazionale abbia rappresentato una perdita di 60 miliardi di dollari[2].

Il presidente decise anche di eliminare i vincoli doganali, con il positivo risultato di riuscire a conseguire la modernizzazione delle aziende argentine. Tuttavia ne risentirono molte piccole e medie imprese, che furono costrette a perdere profitti o, in alcuni casi, addirittura a chiudere. Nell'aprile del 1994 Menem conquistò la maggioranza nell'Assemblea costituente; ciò gli permise di potersi candidare per la seconda volta (con un mandato ridotto da sei a quattro anni) alla Casa Rosada. Durante il suo primo mandato l'Argentina cercò di riallacciare i rapporti diplomatici con la Gran Bretagna, interrotti dal 1982 in occasione della guerra delle Falkland, e incrementare i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti d'America, all'epoca sotto l'amministrazione di George Bush senior.

Secondo mandato presidenziale

Forte del fatto di essere riuscito a domare l'inflazione attraverso le sue politiche neoliberiste, Menem fu riconfermato alla Casa Rosada come presidente nel 1995. Il secondo mandato fu caratterizzato da una chiara intenzione di Menem di ottenere una modifica della Costituzione, che avrebbe permesso al presidente di presentarsi alle elezioni presidenziali del 1999. L'anno seguente alla conferma presidenziale si acuirono alcuni problemi legati alla "dollarizzazione": le industrie agricole di tutta l'Argentina, a causa del prezzo troppo alto delle loro materie prime, furono sfavorite all'estero da altri Paesi limitrofi, come il Brasile.

Il 26 e 27 settembre del 1996 l'intera nazione fu paralizzata da uno sciopero generale che registrò circa l'ottanta per cento delle adesioni. L'anno successivo il Partito Giustizialista perse la maggioranza in parlamento a favore delle coalizione di centro-sinistra dell'Unione Civica Radicale. Nel 1998 l'evento più importante fu la piena riconciliazione con la Gran Bretagna, sancita ufficialmente dalla visita del principe Carlo. La Corte Suprema bocciò definitivamente la proposta del presidente della Repubblica di potersi ricandidare per un eventuale terzo mandato consecutivo; ne seguirono aspre polemiche che si protrassero per mesi.

Periodo successivo

Nel 1995 Menem fu indagato per una presunta vendita illegale di armi all'estero, ma la faccenda passò in secondo piano a causa dell'aggravarsi della crisi economica che dilagava nel paese. La vicenda giudiziaria fu archiviata e riaperta nel 2003, dopo la sconfitta elettorale di Menem contro Néstor Kirchner. Fu raggiunto da due mandati di cattura internazionali in Cile e dopo aver ricevuto rassicurazioni dalle istituzioni che non sarebbe stato arrestato ritornò a La Rioja. Nel 2013 fu condannato a sette anni di carcere per aver favorito il contrabbando di armi verso il Cile e la Croazia durante la sua presidenza[3][4]. Fu riconfermato senatore della Repubblica Argentina per la provincia di La Rioja per il Frente Justicialista Riojano.

Il 24 dicembre 2020 entrò in coma a seguito di un collasso renale. Mai ripresosi, morì il 14 febbraio 2021 presso il sanatorio Los Arcos di Buenos Aires per sopraggiunte complicazioni legate a un'infezione del tratto urinario, all'età di 90 anni[5]. In seguito a funerali di Stato, venne sepolto nel cimitero islamico di San Justo accanto a suo figlio.

Situazione politico-economica in Argentina

All'inizio del suo primo mandato, l'Argentina aveva un'iperinflazione peggiore di quella del Brasile: circa il 3.600% nel luglio 1989 (raggiunse addirittura il 20.000% nel marzo 1990). Menen avviò la privatizzazione di diverse aziende statali, aprì il commercio, ridusse la burocrazia e mise fine al controllo dei prezzi. In ragione di tali misure, l'Argentina avanzò enormemente negli indici della libertà economica, avvicinandosi a Paesi come Francia, Svezia e Norvegia.

In pochissimo tempo, l'iperinflazione si trasformò in una leggera inflazione inferiore al 2% annuo — un valore equivalente a quello dei migliori Paesi sviluppati, un successo monetario che non si vedeva dal maggio 1954. La povertà iniziò una lunga e rapida discesa e l'Argentina recuperò e mantenne il suo posto storico di Paese più ricco dell'America Latina negli anni '90. Dopo il 1995, il governo iniziò a indebitarsi e i deficit iniziarono una traiettoria ascendente.

Vita privata

Nel 2007 si separò dalla moglie Cecilia Bolocco, ex Miss Universo.

La partecipazione di Menem alla vita mondana argentina fu notevole: grande appassionato di golf, mai contrario alle interviste tv, la sua immagine apparì spesso anche al di fuori dei contesti istituzionali.[6]

Onorificenze

Onorificenze argentine

Onorificenze straniere

Cavaliere di Gran Croce del Grand'Ordine del Re Tomislavo (Croazia) - nastrino per uniforme ordinaria
«Per altissimi meriti nel promuovere l'amicizia e lo sviluppo di una fruttuosa cooperazione in campo politico, culturale ed economico tra la Repubblica croata e la Repubblica di Argentina, e nel promuovere la pace, la democrazia, la stabilità e la cooperazione internazionale nel mondo sulla base dei principi della Carta delle Nazioni Unite e delle disposizioni del diritto internazionale.»
— Zagabria, 5 gennaio 1995[7]

Note

  1. ^ «Menem aveva affidato alla banca nordamericana Merrill Lynch la valutazione del valore di YPF. La Merrill Lynch ridusse deliberatamente al 30% le riserve petrolifere disponibili, cercando di sminuire il valore di YPF prima che la si mettesse in vendita. Una volta realizzata la privatizzazione, la parte delle riserve occultate riemerse nei conti. Gli operatori finanziari che avevano comprato a basso prezzo le azioni dell'impresa riuscirono a ricavare guadagni favolosi grazie all'aumento della quotazione in borsa delle azioni YPF». Eric Toussaint, "Argentina. L'anello debole della catena mondiale del debito", Rivolta in Argentina: perché. Gennaio 2002.
  2. ^ Ibidem.
  3. ^ Argentina: Menem condannato a 7 anni, Ansa, 13 giugno 2013.
  4. ^ Pesca y corrupción: los documentos que prueban el lavado y la triangulación
  5. ^ Argentina, è morto l'ex presidente Menem, su ilmessaggero.it. URL consultato il 14 febbraio 2021.
  6. ^ Carlos Menem, il presidente playboy che portò glamour e scandali in Argentina
  7. ^ (HR) Odluka o dodjeli Velereda kralja Tomislava Carlosu Saulu Menemu, su nn.hr, Narodne novine, 5 gennaio 1995. URL consultato il 6 novembre 2010.
  8. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 22 marzo 2012.
  9. ^ Elenco dei premiati dell'anno 1995., su v1.sahistory.org.za. URL consultato il 29 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2015).

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Presidente dell'Argentina Successore
Raúl Ricardo Alfonsín 8 luglio 1989 – 10 dicembre 1999 Fernando de la Rúa

Predecessore Governatore della Provincia di La Rioja Successore
Julio Raùl Luchesi 25 marzo 1973 – 24 marzo 1976 Osvaldo Hèctor Pèrez Battaglia I
Guillermo Jorge Piastrellini 10 dicembre 1983 – 8 luglio 1989 Bernabè Arnaudo II

Predecessore Presidente del Partito Giustizialista Successore
Antonio Cafiero 10 agosto 1990 – 13 giugno 2001 Rúben Marín I
Rúben Marín 28 novembre 2001 – 11 giugno 2003 Eduardo Fellner II
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