I Carletti di Cingia de' Botti sono una casata popolana di origine cremonese che nel corso dei secoli XIX e XX ha dato i natali ad alcuni esponenti del mondo politico, militare, artistico e sportivo.
Il lignaggio si principiò nel 1753 quando il nucleo familiare di Giambattista Carletti, nato nel 1700 a Marzalengo, si trasferì a Pieve Gurata per governare i possedimenti agricoli appartenenti ai conti Tinti, ereditieri degli estinti marchesi Botti, antica casata decurionale per la quale i Carletti prestavano attività rurale da almeno due generazioni[1][2].
Da Gaetano, Francesco e Callisto, figli maschi di Giambattista, si originarono le diramazioni cardinali del casato. Gaetano fu padre di un ceppo di bottegai possidenti, condizione che indusse gli eredi al mantenimento di esercizi e residenze in Cingia per svariate generazioni. Francesco fu capostipite di un ramo di negozianti che dal 1830 visse una repentina ascesa sociale nel centro storico di Cremona. Da Callisto si derivò invece un nucleo di osti e albergatori possidenti in Cingia, i cui eredi si trasferirono a Desenzano del Garda dove si occuparono del commercio di caffè[3].
Persone
Appartengono alla discendenza di Gaetano Carletti:
Annibale Carletti (1888-1972): presbitero, si arruolò soldato volontario durante la prima guerra mondiale; al termine delle ostilità fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare per il comando dell’eroica resistenza di Passo Buole, sopravvenuto in luogo di ufficiali caduti. Delineatosi simbolo dei sacerdoti in grigio-verde (preti-soldato), nel primo dopoguerra caldeggiò i concetti di riformismo religioso propugnati dall'amico Primo Mazzolari finendo scomunicato dalla Chiesa istituzionale. Svestita la tonaca avversò il fascismo in nome degli ideali democratici. Il libro Lettere di una grande amicizia, narrante le vicende umane e sacerdotali di Annibale Carletti, fu scritto da Raffaele Carletti (1937), presbitero e scrittore, anch'egli membro della casata.
Nel 1843 questa discendenza si fuse con una diramazione collaterale dei conti Lechi per mezzo del matrimonio celebrato in Sant'Eufemia fra Costantino Carletti (fratello maggiore del descritto Augusto) e Ernesta Lechi[6].
Luoghi intitolati
a Cingia de' Botti, in località Mottaiola, durante la seconda metà dell'800 una fattoria, comprensiva di case coloniche, era denominata Cascina Carletti[7].
a Coronel Pringles una via e una sala presso la Casa della Cultura portano il nome di Fermo Carletti (1856-1933), emigrato da Cingia de' Botti nel 1868. Promotore dell'imprenditoria, ideatore e direttore della prima banda musicale locale[9] e fondatore della Società italiana di mutuo soccorso e beneficenza[10], fu tratteggiato tra i pionieri del primo sviluppo cittadino.
a Xaxim una via porta il nome di Olirio Manoel Carletti (1919-1983), nipote di Emanuele Carletti (1860-1921), emigrato da Cingia de' Botti nel 1889. Promotore dell'imprenditoria fu tratteggiato tra i pionieri dello sviluppo cittadino[11].
Albero genealogico
Il grafico è riepilogativo dei soli rami che conducono agli elementi descritti nella voce; l'albero genealogico integrale è depositato e fruibile presso l'Archivio di Stato di Cremona[12].
^Archivio Storico Diocesano di Cremona, Parrocchia di Cingia de' Botti, stati delle anime anno 1753
^Archivio Parrocchiale di Cingia de' Botti, stati delle anime anni dal 1775 al 1824
^Archivio Parrocchiale di Cingia de' Botti, battesimi, matrimoni e morti anni vari
^Fiorino Soldi, Risorgimento cremonese (1796-1870), Cremona 1963, p. 619
^Fiorino Soldi, Risorgimento cremonese (1796-1870), Cremona 1963, p. 748
^Archivio Parrocchiale di Sant'Eufemia della Fonte, matrimoni anno 1843
^Archivio Parrocchiale di Cingia de' Botti, stati delle anime anni dal 1844 al 1860
^Raffaele Carletti, Lettere di una grande amicizia. Il cappellano militare Annibale Carletti a don Primo Mazzolari. La sua vicenda umana e sacerdotale, Rivolta d'Adda, Confronti, 2000, pp. 64-65-66