Bruno MorassuttiBruno Morassutti (Padova, 8 dicembre 1920 – Belluno, 4 settembre 2008) è stato un architetto italiano.[1] BiografiaNato a Padova nel 1920, frequenta il ginnasio a Belluno dal 1932 al 1937 e il liceo classico a Padova dal 1937 al 1940.[1] Si iscrive all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia e segue gli insegnamenti di Giuseppe Samonà, Egle Renata Trincanato e Carlo Scarpa in anni di forte rinnovamento per la scuola. Tra i suoi compagni di corso figurano Angelo Masieri, Marcello D'Olivo, Gianni Avon ed Edoardo Gellner.[1] Dopo la laurea conseguita nel 1946 collabora per due anni, dal 1947 al 1948, nello studio del fratello Giovanni, ingegnere formatosi a Vienna. Partecipa all'VIII Triennale, nella sezione curata da Scarpa, con alcuni progetti di design e cura l'allestimento per l'esposizione E48 al Caffè Pedrocchi di Padova.[1] Affascinato dal maestro Frank Lloyd Wright, Bruno Morassutti nel 1949 parte per frequentare il Taliesin Fellowship, soggiornando alla comunità studio di Frank Lloyd Wright a Taliesin in Wisconsin e poi a Taliesin West in Arizona. Prima di rientrare in Italia compie un itinerario attraverso l'America per visitare le opere di Ludwig Mies van der Rohe, Richard Neutra e dello stesso Wright raccogliendo una nutrita documentazione fotografica che utilizzerà per lezioni e conferenze. Di ritorno da Taliesin in più occasioni Illustra l'esperienza nella comunità e, invitato da Gio Ponti, presenta sulle pagine del periodico Domus due progetti di Wright: il Johnson Wax Building e la Research Tower.[1] Nel 1954 realizza a Jesolo la casa di vacanza per la propria famiglia e, dopo una breve collaborazione con Carlo Scarpa per il completamento di villa Romanelli a Udine (1954-1956), si trasferisce a Milano e si associa ad Angelo Mangiarotti. Lo studio, con cui collabora per i progetti più complessi l'ingegnere Aldo Favini, si dedica in particolar modo alla sperimentazione di soluzioni innovative per l'industrializzazione delle costruzioni.[2] Realizzazioni significative per l'utilizzo di moduli e componenti edilizi prefabbricati sono gli edifici industriali a Padova (1959) e Longarone (Belluno, 1965), l'unità residenziale Le Fontanelle a San Martino di Castrozza (Trento) (1964) e i sistemi di prefabbricazione progettati tra gli anni settanta e ottanta. Altre opere, emblematiche della ricerca di un connubio tra forma e costruzione ispirata alle architetture americane di Wright e Mies, sono il progetto di grattacielo a Genova (1955), la chiesa di Baranzate (Milano) (1956-58) e gli edifici residenziali di via Gavirate (1959-1962) - tra cui la "Casa a tre cilindri" - e di via Quadronno (1960-1962) a Milano, la Villa von Saurma (1962-1964) a Termini di Sorrento (Napoli).[2] Il sodalizio con Mangiarotti si interrompe all'inizio degli anni sessanta. Nel 1969 Morassutti crea lo studio Morassutti & Associati Architetti, con Maria Gabriella Benevento, Giovanna Gussoni, Mario Memoli e Aldo Favini. Risalgono a questo periodo il Centro istruzione IBM a Novedrate (Como, 1970-1974), casa Carlevaro a Segrate (Milano, 1969-1970) e una serie di progetti per la prefabbricazione residenziale. Negli ultimi due decenni di attività, l'interesse di Bruno Morassutti si è rivolto soprattutto ai temi dell'architettura religiosa e dello spazio pubblico.[2] Muore a Belluno nel 2008.[2] ArchivioIl Fondo Bruno Morassutti, conservato presso l'Archivio progetti dell'Università IUAV di Venezia, contiene documentazione dal 1952 al 2005[3] L’archivio è stato conservato nello studio di via Quadronno a Milano fino al 2008 quando è stato ceduto in comodato d’uso all'Archivio Progetti su iniziativa dello stesso architetto. OpereProgetti principali.[2]
Note
Bibliografia
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