Con il termine bioeconomia si indica una teoria economica proposta da Nicholas Georgescu-Roegen per un'economia ecologicamente e socialmente sostenibile.
Il nome "bioeconomia" è stato proposto a Georgescu-Roegen dal filosofo cecoslovacco Jiří Zeman[1].
Georgescu-Roegen riteneva che qualsiasi processo economico che produce merci materiali diminuisce la disponibilità di energia nel futuro e quindi la possibilità futura di produrre altre merci e cose materiali.
Inoltre, nel processo economico anche la materia si degrada ("matter matters, too"), ovvero diminuisce tendenzialmente la sua possibilità di essere usata in future attività economiche: una volta disperse nell'ambiente le materie prime precedentemente concentrate in giacimenti nel sottosuolo, queste possono essere reimpiegate nel ciclo economico solo in misura molto minore e a prezzo di un alto dispendio di energia. Tale principio è stato definito provocatoriamente dal suo autore, Georgescu-Roegen, Quarto principio della termodinamica.
Materia ed energia, quindi, entrano nel processo economico con un grado di entropia relativamente bassa e ne escono con un'entropia più alta. Da ciò deriva la necessità di ripensare radicalmente la scienza economica, rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e in generale i vincoli ecologici.
Parzialmente ispirata ai concetti della bioeconomia è la Permacultura, ossia l'insieme di pratiche agronomiche che si prefigge l'obiettivo di preservare la fertilità dei campi tramite imitazione della natura.
La Commissione europea ha lanciato la propria strategia sulla Bioeconomia nel febbraio 2012[2], per poi aggiornarla nell’ottobre 2018[3]. Secondo la Commissione europea, la bioeconomia è un’economia che usa le risorse biologiche, proveniente dalla terra e dal mare, così come i rifiuti, come input per la produzione alimentare, mangimistica, industriale ed energetica.
Note
^Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, Verso un'altra economia ecologicamente e socialmente sostenibile, pag. 211, Torino, Bollati Boringhieri, 2003.
^(EN) Press corner, su European Commission - European Commission. URL consultato il 17 ottobre 2020.