Ave Caesar, morituri te salutant
Ave Caesar, morituri te salutant è un dipinto dell'artista francese Jean-Léon Gérôme, realizzato nel 1859. L'opera è conservata alla galleria d'arte dell'università di Yale di New Haven.[1] StoriaJean-Léon Gérôme vide per la prima volta il Colosseo nel 1843, quando era in viaggio a Roma, e da allora ha ripetutamente raffigurato dei duelli tra gladiatori nei suoi dipinti, studiando le armi antiche e visitando gli scavi archeologici.[1] Il primo ottobre 1859, nello stesso anno di realizzazione del dipinto, ne venne tratta una fotografia per la società Goupil & Cie, oggi esposta al museo Condé di Chantilly.[2] Nello stesso anno, il dipinto fu esposto al Salone di Parigi, assieme ad altri due dipinti dell'autore, ovvero La morte di Cesare e Re Candaule.[3][4][5] Il dipinto si rivelò un successo e contribuì alla fama di Gérôme.[6] Nel 1925, Cornelius Rahston Love Junior donò la tela alla galleria d'arte di New Haven, nel Connecticut, dove si trova attualmente.[1] DescrizioneIl titolo del dipinto è una frase latina che significa: "Salve Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano" e che si ispira alle parole attribuite da Gaio Svetonio Tranquillo ai prigionieri che si rivolsero al principe Claudio prima di una naumachia (Ave Imperator morituri te salutant).[7] L'opera raffigura l'inizio dei giochi dei gladiatori, che salutano l'imperatore Vitellio che osserva dalla sua tribuna, accanto a delle Vestali. La sabbia dell'arena, che ricorda l'anfiteatro Flavio, è macchiata di sangue e varie armi sono sparse qua e là.[8] In realtà il Colosseo fu inaugurato nel 80 d.C. da Tito, figlio di Vespasiano, e quindi dopo la morte di Vitellio.[9] Lo scrittore francese Charles Baudelaire descrisse l'imperatore del dipinto come un macellaio o un mercante di vino obeso, dall'aspetto incompatibile con la nobiltà innata che gli spettava.[10] Nella cultura di massaIl dipinto venne parodiato in una vignetta del vignettista russo Raevskij, nella quale l'imperatore è sostituito dal compositore russo Cezar' Antonovič Kjui e i gladiatori sono sostituiti dai personaggi di alcune sue opere, come William Ratcliff e Il figlio del mandarino. Note
Bibliografia
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