Autoguidovie

Auto Guidovie Italiane
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StatoItalia (bandiera) Italia
Forma societariaSocietà per azioni unipersonale
Fondazione1908 a Piacenza
Fondata daAlberto Laviosa
Sede principaleMilano
GruppoRanza S.p.A.
Controllate
Persone chiave
SettoreTrasporto
Prodotti
Fatturato135,5 milioni (2021)
Dipendenti961 (2021)
Slogan«Guidati da te»
Sito webwww.autoguidovie.it

Auto Guidovie Italiane S.p.A., nota semplicemente come Autoguidovie o AGI, è un'azienda italiana, interamente controllata da Ranza, che gestisce servizi di trasporto pubblico locale in Lombardia ed Emilia-Romagna oltre che, tramite aziende controllate, in Piemonte e Veneto.

Fondata nel 1908 a Piacenza dall'ingegnere Alberto Laviosa, l'azienda ha gestito in passato la tranvia Borgo San Donnino-Salsomaggiore tra il 1923 e il 1937 e l'autoguidovia della Madonna della Guardia.

Storia

Nel 1904 l'ingegnere Alberto Laviosa, che in precedenza aveva lavorato presso alcuni costruttori automobilistici torinesi, aprì un'officina di riparazione automezzi a Piacenza; nel 1908 Laviosa assunse direttamente l'esercizio dell'autolinea Lugagnano-Bardi, primo di una serie di collegamenti per i quali venne in seguito costituita la società Autotrasporti Alberto Laviosa Piacenza.[1]

Nel 1920, passata la prima guerra mondiale che vide il fondatore impegnato nel Corpo automobilistico, la compagnia riprese l'attività con il nome di Autovie Alta Italia[2] e la forma della Società Anonima, al fine di acquisire capitali. Il capitale iniziale comprendeva il garage di Crema, di 400 m² e 22 autobus (18 Itala e 4 Fiat) con carrozzeria chiusa, secondo un modello allora denominato "Omnibus".[3] Fra le prime iniziative della nuova società a proprietà diffusa vi fu l'acquisizione di 13 nuovi autobus, 7 rimorchi e di un terreno a Piacenza nel quale venne realizzato un deposito officina nel quale era possibile anche realizzare ex novo carrozzerie e telai, diventando di fatto anche un costruttore.[3] Il fatturato crebbe da allora soprattutto grazie all'acquisizione di nuove concessioni nella provincia di Piacenza e per il collegamento con Genova.

Una svolta importante si ebbe nel 1923, quando fu rilevato da tal Luigi Corazza l'esercizio della tranvia a vapore fra Salsomaggiore Terme e Borgo San Donnino (l'attuale Fidenza), impianto che sarebbe stato il campo di prova ideale per una nuova serie di veicoli ferrotranviari di derivazione automobilistica che da tempo era stata ipotizzata da Laviosa e che avevano portato alla realizzazione di alcuni prototipi.[1] Il fermento innovativo di quel periodo, che portò all'ideazione di un sistema di trasporto misto ferro/gomma denominato "guidovia", portò ad un nuovo cambio di ragione sociale dell'azienda, che fu ribattezzata "Società Anonima Auto Guidovie Italiane (AGI).[4] La tranvia di Salsomaggiore fu soppressa nel 1937, contestualmente all'inaugurazione della parallela ferrovia. Passata anche la parentesi della seconda guerra mondiale, la società iniziò un periodo di forte sviluppo a partire dal 1954, anno in cui fu soppressa la rete tranviaria di Piacenza e l'esercizio fu concesso alla società di Alberto Laviosa. Quest'ultimo morì nel 1959.[5]

A partire dal 2007, anno in cui la società passò all'attuale nome,[3] il servizio di trasporto pubblico dell'area sud est del bacino Milanese e dell'area del fiume Adda furono affidati per 7 anni ad Autoguidovie, che operava lo stesso con i nomi di Milano SudEst Trasporti con le linee Z e Adda Trasporti e Miobus (ex Crema Mobilità) con le linee K. Dal medesimo anno ad un consorzio denominato Brianza Trasporti, costituito da Autoguidovie e dalla società NET (subentrata a sua volta alla TPM), fu affidato un analogo contratto di servizio con la Provincia di Monza e della Brianza.[6]

Un Mercedes-Benz Citaro in servizio sulla linea 201 a Rozzano.

Il 16 febbraio 2012 Autoguidovie ha stretto un partenariato con Busitalia - Sita Nord, a seguito del quale il suo amministratore delegato Renato Mazzoncini, dopo tre mesi, è diventato AD anche di Busitalia.[7].

Negli anni seguenti l'azienda ha avviato una politica di notevole espansione: il 23 marzo 2015 ha acquisito il 29,5% del capitale sociale di DolomitiBus, vettore della Provincia di Belluno; nell'aprile 2016 il 48,46% di ATP Esercizio S.r.l.[8][9] che opera in Liguria. Dal 1º aprile 2018 Autoguidovie acquisisce la gestione del trasporto pubblico urbano ed extraurbano di Pavia, in precedenza affidati a LINE, PMT Pavia-Milano Trasporti[10], STAV Vigevano, STAC ed ARFEA. Dal 4 dicembre 2019 la società ha assunto la gestione anche del trasporto urbano pubblico e scolastico di Voghera, subentrando alla SAPO. Sempre nel 2019 Autoguidovie ha acquisito la S.T.N. Società Trasporti Novaresi.[11]

Dal 15 luglio 2019 l'azienda si unisce al nuovo sistema tariffario integrato STIBM (che sostituisce il vecchio sistema SITAM) previsto dalla Legge della Regione Lombardia 4 aprile 2012 n. 6 per i servizi del bacino di mobilità dell'area metropolitana milanese; dal successivo 1º ottobre l'azienda si uniforma alla regola secondo cui, nei comuni che fanno parte del sistema, su tutti i mezzi di tutti i gestori (ad eccezione dei treni a lunga percorrenza con prenotazione del posto) sono validi solamente i titoli di viaggio STIBM integrati, mentre sui servizi dei singoli gestori nei comuni non facenti parte dell'area STIBM valgono solamente i titoli dei singoli gestori.

L'esercizio e la produzione di veicoli ferroviari

Le prime automotrici termiche e le locomotive

La personale passione del fondatore Alberto Laviosa per la motorizzazione termica e il desiderio di consentire la diffusione della stessa anche nel settore ferrotranviario portò allo sviluppo di numerosi prototipi di veicolo che rappresentarono di fatto alcune fra le prime realizzazioni di automotrici termiche.

Acquisito l'esercizio della tranvia Salsomaggiore Terme-Borgo San Donnino, fra il 1923 e il 1925 sulla stessa furono immessi in esercizio 3 rotabili. Le automotrici T1-T2 erano veicoli a 2 assi, dal peso assiale estremamente ridotto, dotate di motorizzazione a benzina e soluzioni tecniche analoghe a quelle dei coevi progetti di altri costruttori. Per la T2, nel 1942 fu ipotizzato[12] il riutilizzo come rimorchiata per il trasporto delle maestranze lungo la ferrovia mineraria Giuncarico-Ribolla.

La T3 era invece un vero e proprio autotreno, un originale veicolo articolato a 2 casse poggianti su 3 carrelli, di cui quello intermedio motorizzato, che fu brevettato dallo stesso Laviosa.[1] Alla chiusura della tranvia il veicolo fu ceduto alla TBPM per l'esercizio sulle proprie linee per Pieve di Cento e Malalbergo. Lo stesso fu infine utilizzato come base per la costruzione delle due rimorchiate C206-C207[13] della ferrovia Pracchia-Mammiano (FAP).

Sempre per la tranvia Fidenza-Salsomaggiore, fra il 1928 e il 1930 Laviosa realizzò una locomotiva a ciclo Otto[14] utilizzando telaio, rodiggio e parti meccaniche provenienti da una locomotiva a vapore Dick, Kerr & Co Ltd. La stessa fu in seguito ceduta allo zuccherificio di Casalmaggiore per le manovre all'interno del proprio stabilimento.

Due ulteriori automotrici diesel della potenza di 58 kW, denominate T5 secondo le fonti bibliografiche disponibili,[15][16] furono sperimentate con scarso successo, nel 1931, sulla Tranvia di Massa poco prima della sua chiusura; per le stesse fu ipotizzato il riutilizzo, previo cambio di scartamento, presso la Ferrovia Massa Marittima-Follonica (FMF), poi non attuato.

Da un carteggio del 1933[17] si trova traccia di un altro veicolo, costruito nel 1929 e che sarebbe stato destinato alle tranvie di Saluzzo benché da queste non utilizzato in servizio regolare; per lo stesso fu proposta la cessione, poi non attuata, ad una società che avrebbe voluto riattivare l'esercizio delle tranvie Astesi - Monferrine (SAMTF).

La guidovia

Lo stesso argomento in dettaglio: Autoguidovia della Madonna della Guardia.
Vettura in sosta alla stazione del Santuario, nel 1965.

Nel 1922 Alberto Laviosa presentò al consiglio di amministrazione la proposta di curare la progettazione, la produzione e la gestione del nuovo sistema di trasporto da lui inventato e battezzato con il nome di "guidovia". Così si esprime il verbale del consiglio direttivo del novembre di tale anno: L'Amministratore delegato (...) crede che sarebbe opportuno procedere ad un esperimento il quale dovrebbe consistere nell'attuare 150 metri di guidovie nell'interno del cortile dove si trova l'officina della Società e nel fondo vicino di proprietà Laviosa.[3]

L'innovazione consisteva in un impianto ibrido fra una tramvia extraurbana o una ferrovia locale e una linea automobilistica, grazie all'impiego di veicoli appositamente realizzati dotati di motore a combustione interna (ai tempi la trazione a vapore risultava ancora predominante) e di ruote che oltre a possedere un normale bordino ferroviario erano rivestite in gomma piena al fine di utilizzare quale piano di rotolamento una pista di calcestruzzo appositamente predisposta a lato delle rotaie, conferendo a queste ultime il solo ruolo di guida, analogamente a quanto avviene sulle attuali metropolitane su pneumatici.

Approvata la proposta di Laviosa, si realizzò dunque un prototipo, che fu provato sull'auspicata pista di prova sociale, il quale funse da banco di prova per la successiva costruzione di 11 veicoli commissionati dalla Società Anonima Ferrovia Santuario della Guardia, costituita per l'esercizio di un impianto costruito col sistema Laviosa che prese conseguentemente il nome di Autoguidovia della Madonna della Guardia.

Veicoli ferrotranviari - prospetto di sintesi

Denominazione Costruzione Tipologia Note
T1÷T2 1923 automotrici a 2 assi In servizio sulla Fidenza-Salsomaggiore
T3 1923 autotreno a due casse, 3 carrelli In servizio sulla Fidenza-Salsomaggiore, poi presso la TBPM, poi trasformata in rimorchiate per la FAP
T5 (2 unità) 1931 automotrici a 2 assi Sperimentate sulla tranvia di Massa
1920 prototipo Automotrice a 2 assi, sistema Laviosa Utilizzata per test sulla pista sociale
1÷8 1929 Automotrici a 2 assi, sistema Laviosa In servizio a Genova
9÷10 1929 Automotrici "giardiniera" a 2 assi, sistema Laviosa In servizio a Genova
11 1955 Automotrice a 2 assi, sistema Laviosa In servizio a Genova
T4 1928-30 Locomotiva a 3 assi In servizio sulla Fidenza-Salsomaggiore, poi presso lo zuccherificio di Casalmaggiore

Il parco mezzi

Per quanto riguarda il servizio urbano di Pavia, Autoguidovie utilizza una flotta di Mercedes-Benz Citaro e Mercedes-Benz Sprinter di colorazione bianco-verde, mentre per il servizio extraurbano che gravita intorno a Pavia utilizza dei Setra MultiClass S 416 UL Business ed IvecoBus Crossway di colorazione blu-verde, oltre ai mezzi utilizzati in precedenza dalle compagnie rimpiazzate (Mercedes-Benz Integro, Irisbus Crossway e raramente Irisbus Axer per le linee interurbane, Irisbus Citelis e Otokar Kent per quelle urbane).

Per quanto riguarda i servizi attorno a Milano, vengono utilizzati principalmente Mercedes-Benz Citaro e gli stessi IvecoBus Crossway in colorazione blu-verde.

Per il servizio nell'area di Cremona vengono principalmente utilizzati Mercedes-Benz Intouro e altri mezzi simili.

Le linee in subappalto per ATM utilizzano Iveco Cityclass (non più in esercizio) e Irisbus Citelis presi dalla stessa ATM Milano, Scania Omnicity[18] (non più in esercizio) e Mercedes-Benz Citaro di cui alcuni sono in colorazione verde-bianco simile alla livrea milanese. Recentemente sono entrati in servizio altri Mercedes-Benz Citaro in versione ibrida in colorazione verde-bianco.

Note

  1. ^ a b c Claudio Serra, Prendiamo il Laviosa, op. cit. pp. 64-66.
  2. ^ Talora chiamata in letteratura con l'appellativo di "Autovie Piacentine"
  3. ^ a b c d F. Berio, Alberto Laviosa fra le Autovie Alta Italia e le Auto Guidovie Italiane (1905-1945). Op. cit.
  4. ^ Claudio Serra, Una guidovia per il santuario, op. cit. p. 30.
  5. ^ Autoguidovie - Chi siamo, su autoguidovie.it (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2013).
  6. ^ Autoguidovie, su autoguidovie.it.
  7. ^ FS italiane e Gruppo Ranza al via la joint venture, su nove.firenze.it.
  8. ^ Chi siamo, su atpesercizio.it. URL consultato il 4 luglio 2016.
  9. ^ Edoardo Meoli, Autoguidovie entra nel capitale di Atp, in ilsecoloxix.it, 21 aprile 2016. URL consultato il 4 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2016).
  10. ^ Bus, rivoluzione biglietti dal 1º aprile - Cronaca - La Provincia Pavese, in La Provincia Pavese, 15 marzo 2018. URL consultato il 9 aprile 2018.
  11. ^ Profilo, su stnnet.it. URL consultato il 26 ottobre 2020.
  12. ^ Adriano Betti Carboncini, Ferrovie e industrie in Toscana, Calosci, Cortona, 2002. p. 300. ISBN 88-7785-183-X
  13. ^ Marco Cacozza, Ferrovia Pistoiese, in Tutto Treno & Storia, n. 9, aprile 2003, pp. 28-43.
  14. ^ Notizia su I Treni, n. 100, gennaio 1990, ETR, Salò, p. 128.
  15. ^ Angelo Uleri, Le tranvie a vapore della Toscana, Alinea, Firenze, 1999, p. 208. ISBN 88-8125-356-9.
  16. ^ Nel citato volume di Adriano Betti Carboncini, Ferrovie e industrie in Toscana, a p. 235 è presente l'immagine di una di tali automotrici recante la marcatura "S.T.M."
  17. ^ Una copia dello stesso è visibile su [1] Archiviato il 27 ottobre 2014 in Internet Archive., dove viene peraltro riportata un'immagine di dubbia attribuzione ad un veicolo Laviosa trattandosi verosimilmente di un complesso ALb 25 e rimorchiata in servizio sulla linea FS Cerignola-Cerignola Città (URL visitato nell'agosto 2013).
  18. ^ Altre foto di Autoguidovie disponibili su questo sito https://passionetrasporti.com/autoguidovie/

Bibliografia

  • Fabio Berio, Alberto Laviosa fra le Autovie Alta Italia e le Auto Guidovie Italiane (1905-1945) in Omnibus. Origini e primi sviluppi delle autolinee extraurbane in Italia (1895-1929), tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, a/a 2010/2011, pp. 360–397.
  • Adriano Betti Carboncini, Ferrovie e industrie in Toscana, Calosci, Cortona, 2003. ISBN 88-7785-183-X
  • Alessandro Sasso, Claudio Serra, Guidovia della Guardia in Mondo ferroviario, n. 54, dicembre 1990, Editoriale del Garda, Brescia, p. 6.
  • Fabio Berio, L'innovazione tecnologica nella concorrenza fra strada e rotaia: l'evoluzione delle automotrici leggere in Italia e il ruolo di Alberto Laviosa (1922-1932), in "Società e storia", 2010, n. 128, pp. 273–310.
  • Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, Prendiamo il Laviosa, Nuove edizioni del Giglio, Genova, 2004. IBN 88-86082-89-4
  • Francesco Ogliari, Franco Sapi, Alberto Laviosa in Ritmi di ruote. Storia dei trasporti italiani volume 10°. Emilia-Romagna, a cura degli autori, Milano, 1969, pp. 248–274.
  • Claudio Serra, Una guidovia per il santuario, 3ª ed., Genova, Nuova Editrice Genovese, 2011.

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