Atelocynus microtis
L'atelocino (Atelocynus microtis Sclater, 1883), noto anche come cane dalle orecchie corte, è un canide cerdocionino endemico del bacino del Rio delle Amazzoni[1][2]. È l'unica specie del genere Atelocynus Cabrera, 1940[1]. Nelle regioni in cui vive è nota con molti nomi, come cachorro-do-mato-de-orelha-curta in portoghese, zorro de oreja corta, zorro ojizarco, zorro sabanero e zorro negro in spagnolo, nomensarixi in chiquitano e uálaca in yucuna. TassonomiaLa storia evolutiva dell'atelocino è simile a quella di altri Carnivori e di molti altri mammiferi placentati terrestri del Sudamerica. Dopo la formazione dell'istmo di Panama alla fine del Terziario (circa 2,5 milioni di anni fa, nel Pliocene), i Canidi migrarono dal Nordamerica verso il continente meridionale durante il cosiddetto grande scambio americano. Gli antenati dell'atelocino si adattarono a vivere nelle foreste pluviali tropicali, sviluppando gli aspetti morfologici e anatomici necessari. A parte la somiglianza superficiale con lo speoto, l'atelocino non sembra essere strettamente imparentata con nessun'altra specie di Canide, né simile alla volpe, né simile al lupo. È uno dei Canidi più insoliti. I sistematici moderni la classificano come una specie della tribù dei Canini, e il suo parente attuale più stretto è, probabilmente, il maikong, posta in un genere distinto. Ha 74 cromosomi (due coppie di 36 autosomi più una coppia di cromosomi sessuali)[3]. Questo albero filogenetico è basato su una filogenia proposta nel 2005 in base al genoma mitocondriale dei cerdocionini, i canidi sudamericani:[4]
Ne vengono riconosciute due sottospecie[1]:
DescrizioneL'atelocino è un Canide di medie dimensioni con una grossa testa simile a quella di una volpe, brevi orecchie arrotondate all'estremità, zampe relativamente corte e una lunga coda folta. È ricoperta da un pelame fitto, liscio e scuro che può assumere tonalità marroni, nere o grigie e schiarisce gradualmente fino a divenire bruno-rossastro uniforme sulle regioni inferiori[3]. Tra i disegni del mantello ricordiamo un sottile collare nero, una banda scura che si estende lungo la sommità del dorso e della coda, e una macchia di peli di colore chiaro attorno alla regione pubica e alla parte inferiore della base della coda. I vari individui possono esibire colorazioni differenti, ma non sappiamo se queste variazioni siano dovute all'età, alla distribuzione geografica, alla muta o ad altri fattori. Probabilmente a causa delle abitudini acquatiche, l'atelocino ha sviluppato degli abbozzi di membrane interdigitali[5]. In una coppia di esemplari tenuti in cattività è stato descritto un tapetum lucidum ben visibile, che fa riflettere di bagliore gli occhi quando la luce è scarsa. Rispetto ad altre specie di volpi sudamericane ad essa imparentate, l'atelocino ha dimensioni maggiori. Dalla punta del naso alla base della coda è lunga 72–100 cm, ha una coda di 24–35 cm, un'altezza alla spalla di 35 cm e un peso che si aggira sui 9–10 kg. Ha zampe relativamente corte e orecchie piccole se paragonate a quelle di altre specie simili, e le femmine sono un po' più grandi dei maschi. Distribuzione e habitatL'atelocino è originaria della parte settentrionale del Sudamerica e la sua presenza è stata riscontrata nelle regioni amazzoniche di Brasile, Perù, Ecuador e Colombia. È stata inoltre avvistata nel bacino superiore dell'Orinoco in Colombia e Venezuela e nel bacino superiore del Paraná nel Mato Grosso (Brasile)[1]. Predilige le porzioni indisturbate di foreste pluviali di pianura della regione amazzonica. All'interno di tali aree, popola le foreste non inondate della cosiddetta terra firme, le foreste paludose, i boschetti di bambù e le rive dei fiumi; talvolta è stata vista nuotare in acqua e numerose impronte sono state trovate lungo le rive di fiumi e torrenti. Non sappiamo se riesca a sopravvivere anche in altri tipi di ambiente, ma un esemplare una volta è stato avvistato in una foresta di pianura confinante con una savana. Gli avvistamenti nei pressi degli insediamenti umani sono molto rari[6]. BiologiaA causa della sua natura sfuggente, non abbiamo molte informazioni sul comportamento in natura dell'atelocino. È noto che sia una creatura perlopiù solitaria, sebbene sia stata vista cacciare anche in coppie, e nonostante abbia abitudini perlopiù diurne, si è dimostrata attiva anche di notte. Ha una dieta incredibilmente varia; si nutre prevalentemente di pesce, ma mangia anche insetti, mammiferi (compresi aguti, marsupiali e piccoli roditori), uccelli, rettili, rane e frutta[7]. La quantità di pesce consumato nella sua dieta, così come gli abbozzi di membrana tra le dita dei piedi, fanno ipotizzare che l'atelocino abbia abitudini almeno parzialmente acquatiche[8]. Si ritiene che la femmina dia alla luce i piccoli in maggio o giugno, utilizzando tane di altri animali o tronchi cavi come riparo per i piccoli[7]. ConservazioneL'atelocino compete per il cibo con giaguari, puma, ocelot, margay e lontre giganti e per il territorio con lo speoto. I cani randagi costituiscono un problema rilevante per le popolazioni di atelocino, dal momento che facilitano la diffusione di malattie come il cimurro canino e la rabbia alle popolazioni selvatiche. Anche l'uomo contribuisce allo sterminio della specie invadendo il suo habitat e distruggendo le foreste pluviali tropicali. L'atelocino è attualmente classificata dalla IUCN tra le specie prossime alla minaccia[2]. Note
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