Per l'Associazione Sportiva L'Aquila, la stagione 1978-1979 è stata la 10ª in Serie D (la 20ª considerando la continuità con Promozione e IV Serie) e la 1ª assoluta nel quinto livello del campionato di calcio italiano.
L'Aquila, che veniva da una crisi dirigenziale culminata con il cambio ai vertici della società tra Ermenegildo De Felice e Tonino Angelini[1], esordì tra le mura amiche del Tommaso Fattori battendo nettamente, nel gioco e nel punteggio, la matricola Avigliano e, una settimana più tardi, si ripeté espugnando il campo del Lavello[2]. Ai due successi seguirono tre pareggi in altrettante sofferte partite con Squinzano, Irpinia e Trani mentre alla 6ª giornata i rossoblù tornarono al successo battendo, al termine di una gara combattuta, il Fasano[3]. Dopo un'altra vittoria, questa volta ai danni del Sora, L'Aquila incappò nella prima sconfitta stagionale sul campo del Bisceglie[4].
All'8ª giornata i rossoblù ospitarono il Sulmona nel derby con l'obbligo di vincere per superare i peligni in graduatoria e avvicinare la capolista Squinzano ma, passati in svantaggio all'inizio del secondo tempo, si dovettero accontentare del pareggio, peraltro giunto nei minuti conclusivi dell'incontro[4]. La crisi di risultati degli abruzzesi si acuì nel turno successivo quando L'Aquila uscì sconfitta dal confronto con il modesto Nola[5].
A scacciare i fantasmi di un'ennesima stagione deludente pensò Militello: il bomber rossoblù fu infatti il protagonista del finale del girone d'andata, siglando dapprima il gol risolutivo dell'incontro con il Nardò (partita che riportò L'Aquila alla vittoria dopo 4 turni[5]) poi mettendo la firma nei successi contro Grottaglie e Rosetana[6], quindi segnando una tripletta contro il Mola[7].
Nel girone di ritorno, L'Aquila, dopo essere uscita sconfitta dal campo dell'Avigliano, si impose contro il Lavello e la capolista Squinzano accreditandosi come seconda forza del campionato, appena dopo la compagine salentina[8]. I rossoblù, tuttavia, non riuscirono a dare continuità alla striscia positiva, e incapparono nuovamente in una crisi di risultati perdendo in sequenza contro Irpinia, Trani (prima sconfitta in casa dopo oltre 3 anni[9]), Fasano e Sora, abbandonando così la parte alta della classifica[10]: l'incontro con i bianconeri laziali fu particolarmente teso e iniziò in ritardo per l'aggressione di alcuni tifosi sorani agli atleti aquilani[10].
Il 9 marzo 1979Sergio Petrelli si dimise da allenatore[10]; la squadra, affidata all'allenatore delle giovanili Francesco Bernardi, tornò alla vittoria contro il Bisceglie e poté così continuare a sperare nella promozione. Il 15 aprile arrivò la comunicazione della vittoria a tavolino contro il Sora per gli incidenti nel pre-partita[11] e pochi giorni più tardi L'Aquila uscì indenne dal combattuto derby contro il Sulmona. Dopo un secondo cambio in panchina, con la guida tecnica passata da Francesco Bernardi al direttore sportivo Aroldo Collesi, con quattro vittorie in sei turni i rossoblù si lanciarono alla conquista delle prime due posizioni; all'ultima giornata, nonostante il pareggio con il Martinafranca L'Aquila riuscì ad agguantare il secondo posto, a un solo punto dallo Squinzano e in coabitazione con l'Avigliano, autentica rivelazione del torneo[12].
La targa apposta a Sulmona (AQ) in ricordo della tragedia del 3 giugno 1979.
Lo spareggio tra L'Aquila e la formazione lucana si disputò il 3 giugno 1979 sul neutro di Cassino. In mattinata dal capoluogo abruzzese partì la carovana rossoblù e qualcuno dei sedici autobus e delle numerose auto private che trasportavano i tifosi allo stadio Gino Salveti decise di passare all'interno della città rivale di Sulmona[1]; nel passaggio sotto l'acquedotto romano di piazza Garibaldi quattro ragazzi — Paolo Centi, Maurizio Climastone, Carlo Dionisi e Carlo Risdonne — che si erano sporti dal finestrino non si accorsero del pericolo e rimasero incastrati tra le lamiere del mezzo e le arcate dell'acquedotto[13]. La gara si giocò, dunque. in un clima surreale; nonostante i circa 7.000 presenti (in larghissima parte di provenienza abruzzese[14]), L'Aquila faticò a entrare in partita, poi sul finire del primo tempo andò in rete con il solito Militello. Nella seconda frazione di gioco, la superiorità della compagine rossoblù fu evidente e nel finale ancora Militello trovò il gol del definitivo 2-0 che valse la prima promozione in Serie C2 (e il ritorno in quarta serie dopo 10 anni)[14]. Il dolore per la tragedia, tuttavia, rese amaro il finale di una delle stagioni più combattute ed emozionanti di tutta la storia del club[1].
Successivamente, per commemorare i quattro ragazzi, vennero realizzate la statua e la targa poste nel settore Distinti dello stadio Tommaso Fattori; inoltre, grazie a una petizione popolare avviata dalla tifoseria, dal 2011, nel quartiere Sant'Elia del capoluogo abruzzese, è presente una via denominata appunto «3 giugno 1979»[15]. Anche a Sulmona, nei pressi del luogo della tragedia, è presente una targa fatta realizzare dal comune peligno e che è annualmente omaggiata congiuntamente dalle tifoserie aquilane e sulmonesi.