In ragione del campionato precedente, per la stagione 1959-1960 viene data in generale, dagli sportivi baresi, fiducia al tecnico Tabanelli; questi viene confermato dall'A.S. Bari. Il tecnico romagnolo ritiene che al Bari serva soprattutto un attaccante "da doppia cifra", di potenza, considerando Paolo Erba non molto rientrante in questa casistica; la società non riesce ad acquistare un calciatore confacente alla richiesta dell'allenatore (i club di Serie A a cui vengono richiesti questi tipi di calciatori chiedono pagamenti troppo alti per la società biancorossa).
Fra le varie operazioni di calciomercato, il club biancorosso acquista dall'Anconitana, per 12 milioni di lire il centravantiLuigi Buglioni, giocatore che ha totalizzato 33 marcature nelle due passate stagioni in IV Serie e Serie C, e il 17 luglio il centrocampistaCarlo Tagnin dalla Lazio, per la "pesante" cifra di 57 milioni, in un complesso accordo che comprende la compartecipazione con la società biancoceleste di Erba, che per il momento rimane a Bari. Le cessioni sono complessivamente poco remunerative.
Aggravata anche dall'ultimo calciomercato, la situazione finanziaria dell'A.S. Bari è abbastanza compromessa, con un passivo superiore a 150 milioni; per questo motivo, nell'ottobre 1959, a campionato già iniziato il presidente Brunetti è costretto a dimettersi. Il 20 ottobre 1959, l'imprenditore agrario Vincenzo La Gioia, già socio del Bari sotto la presidenza Annoscia, accetta la richiesta, fattagli da dirigenti del club biancorosso, di diventare nuovo presidente. Non pratico del calcio, La Gioia sarà assistito nella gestione tecnica da Ignazio Nencha, dirigente e tecnico del Bari ora posto come vice presidente.
Nel frattempo in campionato, dopo aver ottenuto 5 punti nelle prime 4 giornate, i galletti perdono cinque partite di fila. Fra 10ª e 12ª giornata il Bari ricava 5 punti; gli ultimi due punti sono effetto della rocambolesca vittoria di Napoli: difatti il goal dell'1-2 è segnato da Erba per stizza, calciando la palla verso l'alto innervosito dai continui richiami di Tabanelli; la sfera cade poi in rete di rimbalzo con il portiere partenopeo che non riesce a toccarla. Questa del capoluogocampano rimane la seconda e ultima vittoria esterna nella storia dei biancorossi, nel rispettivo derby meridionale. Dopo aver solo pareggiato tre delle successive sette gare, ultima quella persa 2-0 ad Alessandria nella seconda giornata di ritorno, con la compagine barese penultima in classifica Tabanelli è momentaneamente sollevato dall'incarico e sostituito da Francesco Capocasale.
Il tecnico barese, tornato sulla panchina dei galletti dopo quattro anni (il Bari pagò all'Anconitana, per cui il coach stava allenando in Serie C, un conguaglio di 2 milioni), attua progressivamente dei cambiamenti tattici nella squadra, rivalutando al contempo lo stesso Erba e Ivo Brancaleoni; i biancorossi variano sensibilmente rendimento, perdendo sino a fine campionato 4 incontri, pareggiandone 6, fra cui quelli in trasferta rispettivamente 0-0 con l'Inter e 1-1 con la Lazio, e vincendone 5 inclusi il 3-0 interno sul Milan di Luigi Bonizzoni (doppietta di Erba e Catalano) e l'1-0, sempre in casa, sulla Fiorentina nella penultima giornata, con cui i pugliesi sono matematicamente salvi.
Il Bari ha racimolato in tutto 29 punti, 2 in più del Palermo retrocesso, divisi in 12 punti nel girone d'andata e 17 in quello di ritorno. Il giovane Buglioni ha segnato 4 goal in 16 gare, mentre Erba, sceso in campo 27 volte, ha siglato con Capocasale 9 marcature, a fronte delle 5 nella gestione di Tabanelli, alle cui nuove direttive s'è adattato poco.