Arachis hypogaea

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Arachis hypogaea
Arachis hypogaea
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Fabidi
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
SottofamigliaFaboideae
TribùDalbergieae
GenereArachis
SpecieA. hypogaea
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
SottofamigliaFaboideae
TribùAeschynomeneae
GenereArachis
SpecieA. hypogaea
Nomenclatura binomiale
Arachis hypogaea
L., 1753

L'arachide (Arachis hypogaea L., 1753; dal greco antico: αραχίδα?, arakhida) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Fabacee (o Leguminose)[1], originaria del Sud America ampiamente coltivata per i suoi semi eduli.

I semi sono chiamati arachidi, spagnolette, noccioline americane, bagigi, scachetti, caccaetti, giapponi o cecini, nocelle.

Descrizione

È una pianta annuale erbacea con fusto eretto, pubescente, che raggiunge un'altezza fra i 30 e gli 80 cm.[2]

L'apparato radicale dell'arachide è fittonante, con molte radici secondarie ricche di tubercoli ben visibili e ad intensa attività azotofissatrice.

Le foglie sono portate opposte, composte paripennate ognuna formata da quattro foglioline lunghe da 1 a 6 centimetri e larghe 0,5–3,5 cm. Le foglioline mostrano nictinastia, ovvero sono in grado di chiudersi durante le ore notturne.

I fiori sono tipicamente papillionati, del diametro di 2–4 cm, di colore giallo con venature rossastre. Sono portati sugli steli fiorali fuori terra e durano solo un giorno.

Giovani frutti di arachide in sviluppo

I frutti sono dei lomenti, lunghi da 2 a 5 centimetri, contenente da 1 a 4 semi.Il peduncolo dei fiori, una volta avvenuta l'impollinazione e la fecondazione, si allunga interrando l'ovario. I frutti si sviluppano quindi sottoterra (geocarpia). L'epiteto specifico (hypogaea) fa riferimento proprio a questa particolarità.[3]

Il numero cromosomico è 4n = 40.

Come la maggior parte dei legumi, le arachidi ospitano, nei loro noduli radicali, batteri simbiotici che fissano l'azoto atmosferico rendendolo disponibile.

Piccioli di arachide con all'apice l'ovario fecondato che si dirigono verso il terreno per interrarsi.

Origini e storia

Si ritiene che l'arachide coltivata si sia originata dall'ibridazione di Arachis duranensis e Arachis ipaensis. L'ibrido iniziale sarebbe stato sterile, ma il raddoppio spontaneo del numero cromosomico ha ripristinato la sua fertilità, formando quello che viene definito un anfidiploide o allotetraploide[4]. L'analisi genetica suggerisce che l'ibridazione potrebbe essersi verificata una sola volta dando origine a Arachis monticola, una forma selvatica che si trova in alcune aree limitate nel nord-ovest dell'Argentina o nella Bolivia sud-orientale, dove oggi si trovano le razze di arachide con le caratteristiche più selvatiche.

Il processo di domesticazione ha reso A. hypogaea decisamente differente dai suoi parenti selvatici. Le piante coltivate sono più compatte, un frutto diverso con semi più grandi. Dal principale centro di origine in Bolivia, la coltivazione si diffuse e formò centri secondari e terziari di biodiversità in Perù, Ecuador, Brasile, Paraguay e Uruguay. Nel tempo, si sono evolute migliaia di ecotipi di arachidi riuniti in sei varietà e due sottospecie.

I più antichi resti archeologici conosciuti di frutti di arachide sono datati a circa 7600 anni fa, ritrovati in Perù, dove le condizioni climatiche secche sono favorevoli alla conservazione del materiale organico, e potrebbero riferirsi sia ad una specie selvatica che era in coltivazione sia ad A. hypogaea nella prima fase della domesticazione[5].

L'arachide è spesso raffigurata nell'arte precolombiana.

In Italia è stata introdotta verso la metà del XVIII secolo e da allora la coltivazione si è estesa, con alterne vicende, a tutto il territorio nazionale, senza però assumere mai una grande importanza.

Produzione

I 15 maggiori produttori di arachide nel 2018[6]
Paese Produzione (tonnellate)
Cina (bandiera) Cina 17 332 600
India (bandiera) India 6 695 000
Nigeria (bandiera) Nigeria 2 886 987
Sudan (bandiera) Sudan 2 884 000
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti 2 477 340
Birmania (bandiera) Birmania 1 599 149
Tanzania (bandiera) Tanzania 940 204
Argentina (bandiera) Argentina 921 231
Ciad (bandiera) Ciad 893 940
Senegal (bandiera) Senegal 846 021
Guinea (bandiera) Guinea 770 105
Niger (bandiera) Niger 594 162
Camerun (bandiera) Camerun 594 019
Brasile (bandiera) Brasile 563 347
Ghana (bandiera) Ghana 521 032
Mondo 45 950 900

Coltivazione

Le arachidi crescono meglio in terreni leggeri, sabbiosi e limosi con un pH di 5,9–7. La loro capacità di fissare l'azoto atmosferico riduce la necessità di fertilizzante contenente azoto e migliora la fertilità del suolo.

pianta di arachide estratta dal terreno per raccogliere i frutti

Per svilupparsi bene, le arachidi hanno bisogno di un clima caldo durante la stagione vegetativa. Possono essere coltivati con un minimo di 350 mm di acqua, ma per ottenere le migliori rese occorrono almeno 500 mm.

A seconda delle condizioni di coltivazione e della cultivar di arachidi, la raccolta avviene in genere da 90 a 130 giorni dopo la semina per la sottospecie Arachis hypogea ssp. fastigiata e 120-150 giorni dopo la semina per la sottospecie Arachis hypogea ssp. hypogaea.

Le piante di arachidi hanno fioritura scalare ovvero continuano a produrre fiori durante lo sviluppo dei frutti: al fine di massimizzare la resa quindi i tempi del raccolto sono importanti. Se è troppo presto, troppi baccelli saranno acerbi; se troppo tardi, i baccelli si staccheranno dallo stelo e rimarranno nel terreno. Per la raccolta, l'intera pianta, compresa la maggior parte delle radici, viene rimossa dal terreno. La raccolta, comunque, in Italia avviene generalmente tra settembre e ottobre, ma possiamo trovare le arachidi nei mercati italiani praticamente tutto l'anno.[7]

Dopo che le arachidi si sono asciugate all'aria, vengono trebbiate, rimuovendo i baccelli di arachidi dalle radici. È particolarmente importante che le arachidi siano asciugate correttamente e conservate in condizioni asciutte: l'umidità infatti favorisce la crescita di Aspergillus flavus fungo che produce sostanze tossiche e altamente cancerogene chiamate aflatossine.

Nel 2017 la produzione mondiale di arachidi è stata di 47 milioni di tonnellate, guidata dalla Cina con il 36% del totale mondiale, seguita dall'India (20%). Altri produttori significativi sono stati gli Stati Uniti, la Nigeria, il Myanmar e il Sudan. I principali esportatori nel 2017 sono stati l'India con 601.849 tonnellate, che rappresentano il 32% delle esportazioni totali mondiali (1,9 milioni di tonnellate) e gli Stati Uniti con il 16% delle esportazioni totali.

Note

  1. ^ (EN) Arachis hypogaea, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 18 aprile 2023.
  2. ^ Arachis hypogaea L., in Flora of China. URL consultato il 14 gennaio 2015.
  3. ^ (EN) Ben W. Smith, Arachis hypogaea. Aerial flower and subterranean fruit, in American Journal of Botany, vol. 37, n. 10, 1950-12, pp. 802–815, DOI:10.1002/j.1537-2197.1950.tb11073.x. URL consultato l'11 aprile 2020.
  4. ^ (EN) G. Seijo, G. I. Lavia e A. Fernandez, Genomic relationships between the cultivated peanut (Arachis hypogaea, Leguminosae) and its close relatives revealed by double GISH, in American Journal of Botany, vol. 94, n. 12, 1º dicembre 2007, pp. 1963–1971, DOI:10.3732/ajb.94.12.1963. URL consultato l'11 aprile 2020.
  5. ^ (EN) T. D. Dillehay, J. Rossen e T. C. Andres, Preceramic Adoption of Peanut, Squash, and Cotton in Northern Peru, in Science, vol. 316, n. 5833, 7 giugno 2007, pp. 1890–1893, DOI:10.1126/science.1141395. URL consultato il 12 aprile 2020.
  6. ^ (EN) Food and Agriculture Organization of The United Nations, FAOSTAT, su fao.org. URL consultato il 7 agosto 2020.
  7. ^ Arachidi, su Humanitas. URL consultato il 22 giugno 2024.

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