Fu discepolo di Cristoforo Unterperger[1]; imparò l'arte dell'affresco da Valentino Rovisi.[2]
Biografia
Antonio Longo nacque a Varena nell'allora Contea del Tirolo il 14 aprile 1742.[3] da una delle più antiche famiglie della Valle di Fiemme. Nel 1762 presentò il titulm mensae[4] che, giudicato sufficiente, gli rese possibile l'ordinazione sacerdotale il 24 maggio 1766, dopo che aveva studiato la morale per tre anni a Trento. Anche il fratello primogenito Giovanni Battista (Cavalese 1739 - Trento 1767) aveva abbracciato la carriera ecclesiastica divenendo minore francescano; il Longo gli ha fatto un ritratto nel 1770 che si può vedere nel Museo provinciale di Trento.
Nel 1767 il Longo viveva a Varena, senza particolari incarichi, ed abitava, dopo l'incendio della casa paterna avvenuto nel 1765, in una casa del beneficio Bonelli, non senza godere spesso per i pasti dell'ospitalità del fratello.[5] Del resto non gli mancavano i mezzi per vivere e, compiuti i suoi doveri di sacerdote, si divertiva a dipingere. Non si sa quando e come si fosse avviato alla pittura; probabilmente si è formato da sé copiando i dipinti che allora esistevano in abbondanza in casa Unterperger a Cavalese e che venivano messi volentieri a disposizione dei giovani artisti. Fu molto legato a Ignazio Unterpergher, nipote di Michelangelo, e soprattutto a Cristoforo Unterperger, con cui intrattenne intense relazioni sia di amicizia sia professionali, divenendone discepolo e primo biografo. In un disegno datato 1763, posseduto dagli eredi ma ora introvabile, c'erano delle annotazioni biografiche che lo indicavano come il suo primo disegno fatto da quando, abbandonato lo svago della caccia, che esercitava ancora nel 1767, aveva deciso di dedicare il suo tempo libero alla pittura. Nell'autoritratto del 1770 le figure allegoriche alludenti alla vittoria della scienza e dell'arte del piacere della caccia sanciscono definitivamente i suoi orientamenti: la prima ha vinto sull'allegra figura della seconda che tenta di trascinarlo lontano dai severi studi all'aperto dove, appoggiato ad un albero, lo attende un fucile da caccia.
Nello stesso anno il Longo restaura la casa paterna che viene ricostruita dopo il terribile incendio del 17 luglio 1765 nel quale restarono incenerite le case di cinquanta famiglie, decorandola all'esterno con affreschi di gusto settecentesco. Attorno alle finestre del lato ovest sono riprodotte le allegorie della quattro stagioni; sul lato sud ci sono tre busti di divinità pagane ed al piano inferiore una meridiana e la scritta: Familiarum comodo / et Loci ornamento / anno MDCCLXXV post incendium/ PAL[6], mentre sul lato est ci sono fregi più semplici e in una finestra della soffitta si affaccia un gatto, illusione scherzosa al soprannome che avevano gli abitanti di Varena. Non è documentato dove abbia appreso la tecnica dell'affresco ma è probabile un suo contatto con Valentino Rovisi di Moena, che a quel tempo era ricercato come affrescatore e che nella stessa Varena nel 1764 aveva dipinto le stazioni della Via Crucis che cingevano il cimitero; tra l'altro tra il 1776 e il 1778 rivestì l'incarico di cappellano della chiesa di Moena ed ebbe la possibilità di frequentare il Rovisi.
Nella primavera del 1780 il Longo coronò il sogno di trasferirsi a Roma dove, con una lettera dell'agente imperiale presso la santa sede Gianfrancesco Brunati di Rovereto, ottenne il posto di cappellano presso la chiesa dell'Anima che raccoglieva la colonia imperiale tedesca. I suoi compiti ecclesiastici non erano molto gravosi e gli permisero di visitare la città e di spingersi fino a Napoli dove poté ammirare dei capolavori che vedeva per la prima volta.
Per supplire alla sua scarsa formazione pittorica si iscrisse all'Accademia del Nudo sul Campidoglio imparando così a calcolare e a rappresentare le proporzioni dei corpi in modo preciso e realistico. Questa sua frequentazione dell'Accademia del Nudo gli permise di fregiarsi del titolo di accademico romano. Si dedicò anche allo studio delle opere di illustri pittori del passato.
Nel 1785 diceva di aver sospeso la frequentazione dell'Accademia del nudo e di essersi per qualche tempo dedicato a studi teologici, aggiungendo però che avrebbe presto ripreso a dipingere. Nel 1788 realizzava, con un motivo iconografico nuovo, la pala della Madonna del Rosario per la chiesa parrocchiale di Cavalese della quale si conserva il bozzetto definitivo a Varena. Alle commissioni che gli venivano dal Trentino si erano andate aggiungendo, nell'ultimo decennio del Settecento, quelle dell'ambiente romano. Diverse sue opere, eseguite durante il periodo romano, si trovano sparse in chiese e canoniche della penisola.
La Repubblica Romana, instaurata dai Francesi nel 1798, ordinò l'espulsione di tutti gli stranieri che non fossero francesi così il Longo, cittadino austriaco, dovette partire e nell'estate di quell'anno rientrò a Varena dove, per le insistenze dell'amico Riccabona[8], arciprete di Cavalese, accettò contro voglia il posto di vicecurato. Il Longo non perse mai la speranza di poter ritornare a Roma dove aveva lasciato quadri, libri e più della metà del suo cuore.
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Nel 1801 Antonio Longo dipinge un affresco al centro della facciata della chiesa francescana di San Vigilio[12] a Cavalese dove San Vigilio è raffigurato con il pastorale vescovile, la palma e lo zoccolo ai piedi simboli del martirio.
Il Longo si interessò anche di problemi architettonici: nel 1803 ricostruì e sopraelevò la torre civica della chiesa di San Sebastiano a Cavalese[13]; nel 1804 progettò la sopraelevazione del campanile della chiesa di Tesero[14][15]. Progettò anche l'ampliamento della chiesa di Ziano[16] e ideò la costruzione dell'ospedale di Tesero. Nel 1809 intagliò in legno il tabernacolo ed i due altari della chiesa di Varena.[17]
Dal 1806 il Longo si dedicò all'esecuzione di Vie Crucis molto richieste nelle chiese ispirandosi a prototipi di Cristoforo Unterperger ma per la fretta dell'esecuzione produceva delle opere mediocri forse anche perché la collaborazione degli allievi non era eccellente.
Nel 1814 dipinge il grande affresco dell'Assunzione di Maria sulla facciata della parrocchiale di Cavalese. in due giorni cominciato venerdì sera e terminato sabato sera[18] L'iscrizione commemorativa recita: OB VALLEM A TOT PERICULIS PRESERVATAM ET A BAVARORUM ET GALLORUM DOMINATV LIBERATAM / SVA ET PRIORVM VOTA ERGA GLORIOSISS. PATRONAM ET ADVOCATAM LVBENS MERITO PENICILLO SOLVIT PR. ANTONIVS DE LONGIS ACADE. ROMA. MDCCCXIV.
L'attività artistica che aveva ripreso nel maggio del 1800 si fa febbrile, forse per una necessità di sfogo nella solitudine del paese dove gli mancava l'occasione di rapporti e scambi di opinioni come prima a Roma. La rapidità con la quale realizzava gli affreschi gli procurò varie commissioni per privati che desideravano ornare le facciate delle loro case con opere vivaci di colore e piacevoli nell'esecuzione anche se il Longo non si impegnava molto ripetendo spesso gli stessi motivi compositivi.
Antonio Longo morì a Varena il 13 settembre 1820, all'età di settantotto anni, dopo mesi di penoso e lacrimevole stato di salute.
Con il suo testamento, scritto fra il 10 e il 15 gennaio 1820 pochi mesi prima della morte, il Longo mostra un'ansia di dare a tutto una sistemazione e di lasciare un vasto ricordo di sé. Nel testamento lasciava ai parenti tutto quello che aveva ereditato dai suoi familiari facendo riferimento alle norme dello statuto di Trento, legava poi ad opere pie beni per dodicimila fiorini, cioè quanto in terra, case e denaro liquido era frutto del suo lavoro; ottomila fiorini "affinché con l'annui affitti de Mede[si]mi capitali vengano allevati per la Chiesa di Fiemme e mantenuti ne studj due Giovani Vicini della Comunità Generale di Fiemme, onde poter abbracciare lo stato ecclesiastico sia Secolare che Regolare"; cinquecento fiorini al comune di Tesero per l'educazione cristiana ed elementare delle fanciulle; cinquecento fiorini furono destinati per il mantenimento di una maestra nubile, di buoni costumi, buona condotta, capace di insegnare tanto la Dottrina quanto il rimanente, a tenor delle condizione delle ragazze, tutti li mesi destinati d'inverno alle scuole; milletrecento fiorini per soddisfare ad un voto fatto cinque anni prima, per l'acquisto della cappella Bertelli di Cavalese oltre a cinque o sei fondi per pagare il trasferimento della statua dell'Addolorata dal sotterraneo al piano superiore della cappella stessa e per le spese della sua manutenzione a cui si aggiungeva il necessario per sette messe perpetue e duecento fiorini per le spese di sistemazione dell'edificio. Per l'ornamento della cappella lasciava due grandi dipinti di San Michele e dell'Angelo custode oltre a venti quadri. Lasciava poi alla chiesa di Varena tutti i lavori e spese fatte entro e fuori di quella in cinquanta anni, la propria parte della casa con stabio, stala, volti e aderenze e di più la stufa col Crocefisso e dodici quadri, con quelli del camerino e li sei del portico, tutte le reliquie portate da Roma, una medaglia d'oro avuta da papa Pio VI e due campi comperati per 125 fiorini, mille fiorini, un mulino, prati, campi. Alla chiesa dei Masi lasciava trenta fiorini e alla chiesa di Ziano i disegni di architettura e gli affreschi fatti sulla facciata oltre cento fiorini. Inoltre dispose che al sagrestano fosse dato ogni anno un fiorino perché, oltre a servir messa, si impegnasse perché tutta la volta della chiesa fosse imbiancata da maestri esperti.
Scorrendo la lista delle opere del Longo stilata da Nicolò Rasmo nel 1984[19] si rimane stupefatti dalla quantità delle opere che gli vengono attribuite: dipinti su tela, affreschi, opere architettoniche e gonfaloni.
Il Longo era prima di tutto un sacerdote e un credente ed i suoi Crocifissi sono studiati e rappresentati secondo una particolare angolazione tenendo conto che hanno lo scopo di sollecitare nei fedeli la fede, la pietà e la riflessione sui sacri misteri.
Un suo autoritratto si può scorgere, nella tela dell'altare maggiore di Daiano dipinto nel 1800 che raffigura l'Incredulità di San Tommaso, tra i personaggi che stanno sullo sfondo ed è l'ultimo a sinistra.
La cognata, esecutrice testamentaria, lasciò alla chiesa di Varena non solo la sua parte della casa, che è ora la canonica, ma anche altri quadri che rimasero a ornare la canonica stessa e che nella massima parte vi sono ancora conservati. I quadri andati in eredità ai parenti di Tesero fino al 1930 erano ancora raccolti in grande quantità in varie case ma poi vennero dispersi e nella massima parte venduti alla spicciolata ad antiquari e villeggianti spesso per somme irrisorie per la scarsa valutazione che si aveva allora delle opere del Longo causata in particolare dal numero di esse e dal modesto valore artistico, specialmente quelle fatte negli ultimi anni in cui il Longo ripeté sempre più spesso, con moduli stereotipati, rigidi schemi devozionali. Gli affreschi sulle facciate delle chiese di Daiano, Carano e Varena e quelli che si trovavano sulle facciate di numerose case vennero distrutti senza scrupoli.[20].
Opere
Ritratto di padre Giovanni Francesco Longo, Trento, Museo provinciale
Gesù Bambino dormiente, Varena, Canonica
Affreschi di Casa Longo,, Varena, Canonica
Madonna del Buon Consiglio, affresco, 1770, Varena, Fienile della Casa Longo
Autoritratto, 1770, Varema, Canonica
Ritratto di padre Giovanni Francesco Longo O.F.M., 1770, Varena, Canonica
Madonna col Bambino e i santi Francesco e Antonio Abate, 1771, Varena, Chiesa parrocchiale, presbiterio
S. Vigilio in gloria, 1771, Varena, Canonica
S. Vigilio in adorazione della Trinità, 1771, Varena, Chiesa parrocchiale
Martirio di S. Vigilio, 1771, Varena, Chiesa parrocchiale
Busto di Madonna col Bambino, 1772, Varena, Canonica
Madonna col Bambino e S. Giovannino, 1772, Varena, Canonica
Madonna col Bambino a mezza figura, 1774, Varena, Canonica
Stazioni della Via Crucis, 1815, Civezzano, Chiesa parrocchiale[22]
S. Michele, 1816, Varena, Canonica
Trinità, 1819, Daiano, Canonica
Stazioni della Via Crucis, 1819, Cavalese, Chiesa S. Vigilio
Madonna Addolorata, 1819, Tesero, Chiesa S. Leonardo
Note
^Cristoforo Unterperger (Cavalese, 27 maggio 1732 – Roma, 25 gennaio 1798) era nipote di Michelangelo Utenperger. Avviato alla pittura dallo zio Francesco Sebaldo Unterperger andò a perfezionarsi a Vienna e poi a Roma dove affrescò varie sale dei palazzi e dei musei vaticani e dipinse varie pale nelle chiese dello stato pontificio.
^Valentino Rovisi (Moena, dicembre 1715 – Moena, 12 marzo 1783) è stato un pittore tiepolesco trentino
^Il padre mag. co. Giovanni Stefano nacque a Varena il'11 marzo 1704 dove morì l'11 settembre 1760; il 18 giugno 1736 sposò Maddalena Delvai di Carano (1716-1766)
^La dotazione patrimoniale di Antonio Longo tratta dall'Archivio della Curia Vescovile di Trento è pubblicata da Camillo Rasmo in Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR) 1984, pp. 162
^In un interrogatorio del 1767 conservato nell'Archivio della Curia Vescovile di Trento e riportato da Nicolò Rasmo in Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR), 1984, pp. 163, Longo afferma: Dopo l'incendio seguito avanti due anni abito in una casa del Beneficio Bonelli, solo, andando a mangiare qualche volta nella casa paterna con mio fratello e sorella.
^Nella sigla PAL oltre che Antonio Longo la P vuol significare sia Presbiter che Pictor
^abChiara Felicetti, Comune di Cavalese. Catalogazione del patrimonio artistico presso privati, 1999, Scheda C.001.001
^Giovanni Francesco Riccabona fu nominato parroco di Cavalese il 2 maggio 1770 dove rimase per trentun anni. Morì all'età di 67 anni l'8 agosto 1801 e fu sepolto davanti all'altare maggiore della pieve. Antonio Longo sulla parete a destra del portale della pieve nel 1809 ha dipinto un affresco con il ritratto dell'arciprete Giovanni Francesco Riccabona con sotto una iscrizione commemorativa.
^In una lettera del 4 maggio 1800 al sig, Giuseppe Valadier architetto in Roma pubblicata da Camillo Rasmo in Antonio Longo, 1984, pp. 174, scrive Io me ne sto in queste montagne del Tirolo occupato in grande parte nella mia vocazione e divertito anche nella pittura in tutta tranquillità. Sospiro peraltro di sentir appianate le cose specialmente della Chiesa e casa dell'Anima per poter ancora riveder Roma, ma fin tanto che il cardinale ministro H. o altri in sua vece non accompagnerà costà il nuovo pontefice ci ho da sperar di questo ristabilimento,
^In una lettera ad Ambrogio Rosmini del 10 agosto 1804, pubblicata da Camillo Rasmo in Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR), 1984, pp. 167 scrive: La poca speranza che mi rimane per diverse ragioni di potermene ritornare alla mia nicchia di Roma, l'obbligo sacrosanto di passarmela a dirozzar questi miei patrioti senza educazione ecc., tutto contribuisce a gettarmi in un'inazione malinconica, ma il gusto e l'esercizio che conservo nelle mia arte del disegno, la pia conversazione che tengo più con i morti che coi vivi, mi fa passare insensibilmente gli anni.
^In una lettera all'arciprete Malanotti del 10 settembre 1800 pubblicata da Camillo Rasmo in Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR), 1984, pp. 175, scrive: L'Agente Brunati, che credeva entro questo mese di poter riaprire l'ufiziatura della chiesa dell'Anima, mi fa di novo sapere che la cosa andrà in lungo ed io temo che l'ascendente che pretenderanno e piglieranno i Francesi in Roma farà che allunghi o si sospenda del tutto. In allora addio Roma per don Longo. Intanto mi convien contro genio seguitar la sostituzione in questa benché piccola per me pesante Cura di Varena.
^San Vigilio (Roma 355 - Val Rendena 405) terzo vescovo di Trento, fu missionario nelle valli dell'Adige e della zona di Trento. Fu ucciso con bastoni e zoccoli (sgalmere). I suoi attributi iconografici sono il pastorale del vescovo, la palma e lo zoccolo in ricordo del martirio.
^Lucia Longo Endres, La chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano in "Cavalese", Litotipografia Alaciobe, Lavis (TN), 2014, pp. 304-306.
^dai Diari personali del Longo pubblicati da Camillo Rasmo in Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR) 1984, pp. 180; 15 giugno 1805, A Beppe Unterperger. Si fabbrica pure il campanile della piazza che era stato guastato da un fulmine, Lo vogliono a forma di torre, li diedi diversi disegni, li feci il modello in legno acciò non fosse successo come l'anno decorso in Tesero che per non intendersi ed avendo tutti voluto comandare non è riuscita la cosa come doveva, Sempre più mi s'accresce il desiderio di ritornare in Roma mentre qui, benché sia ben provveduto,a motivo delle cedole etc.
^Nicolò Rasmo, Tesero immagini del passato, Arti Grafiche Manfrini, Calliano (TN), 1979, pp. 206.
^dai Diari personali del Longo pubblicati da Camillo Rasmo in Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR), 1984, pp. 168: Varena 21 aprile 1806 (...) V'è pure la necessità d'ingrandire la Chiesa curata di Ziano, che non cape in oggi che la metà di quella popolazione e per questa ho fatto tre piante e due alzati interni che ridussi poi in un sol foglio con idea, fatta che sarà la scelta di spedirli a VS. per avere il Suo sentimento.
^In una lettera ad Ambrogio Rosmini del 26 settembre 1809 pubblicata da Nicolò Rasmo in Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR), 1984, pp. 169 scrive: Da tre anni non ho, né pittura né in architettura verun impiego, ma mi sono divertito bel bello nel tabernacolo in questa mia Chiesa, fatto a tempio con due nicchie a lato, con otto colonne e secondo ordine (...) Dopo aver superato alcune passeggere indisposizioni presentemente sto bene ma m'invecchio a gran passi,
^dai Diari personali del Longo pubblicati da Camillo Rasmo in Antonio Longo, 1984, pp. 189, 6 luglio 1814, Principiato il lavoro della Assunta alla parrocchia cominciato venerdì sera e terminato il sabato sera. E due dì dopo l'iscrizione.
^Nicolò Rasmo, Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR), 1984, pp. 129-161
^Nicolò Rasmo, Antonio Longo pittore, Bortolazzi-Stei, San Giovanni Lupatoto (VR), 1984, pp. 20
^Chiara Felicetti, Comune di Cavalese. Catalogazione del patrimonio artistico presso privati, 1999, Scheda C.001.007
^"un pittore di Fiemme per nome Antonio de Longis architetto accademico romano, acquistata per 44 fiorini" in "don Lorenzo Felicetti, Memorie storiche di Cavalese, Varena e Daiano, Tip. Arciv. Artigianelli, Trento, 1933, p, 208"
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