Annibale d'Afflitto
Annibale d'Afflitto, latinizzato in Annibalae de Afflictis (Palermo, 1560/1561[1] – Reggio Calabria, 1º aprile 1638) è stato un arcivescovo cattolico italiano. BiografiaAppartenente alla nobile famiglia d'Afflitto, studiò a Bologna ed a Padova, dove si laureò in diritto civile e diritto canonico (in utroque iure). Si recò a Madrid, come cappellano delle giovani principesse della corte di Spagna, sotto il cui dominio era il Regno di Napoli. Grazie alla stima del re Filippo d'Asburgo venne scelto come successore dell'arcivescovo Gaspare Ricciulli Del Fosso. Il 15 novembre 1593 fu così nominato arcivescovo di Reggio Calabria da Clemente VIII. Il 30 novembre 1593 ricevette la consacrazione episcopale da Alfonso Gesualdo di Conza, cardinale vescovo di Ostia e Velletri, con Giulio Ottinelli, vescovo di Fano, e Cristóbal Senmanat y Robuster, già vescovo di Orihuela, in qualità di co-consacratori. Il suo episcopato fu ricco di iniziative apostoliche, tese a rinnovare la vita religiosa e morale del clero e dei fedeli. Affrontò anche le calamità naturali che colpirono la città, nonché gli eventi storico-politici e sociali, come una delle più violente invasioni turche, ad opera di Scipione Cicala:[2] «Erano circa cento le galee che in quell'autunno gettarono le ancore nella "fossa di S. Giovanni" presso Pellaro. Per 5 giorni i pirati sfogarono la loro cupidigia di razziatori distruggendo chiese, violando tombe, demolendo palazzi e monumenti, bruciando archivi', facendo prigionieri i cittadini, predando animali e sterminando tutto ciò che potesse rappresentare un vestigio di arte, di civiltà e di ricchezza, con una ferocia che può trovare confronto soltanto nei saccheggi dei barbari. [..] D'Afflitto, impotente spettatore della spoliazione prima e della distruzione totale poi, apportata dall'incendio al quale la città fu abbandonata dopo il saccheggio.» Servì come arcivescovo di Reggio Calabria fino alla sua morte, avvenuta il 1º aprile 1638. Gli furono più volte offerti dei trasferimenti in arcidiocesi maggiori e sedi più importanti, ma rifiutò sempre, dichiarando che «non poteva divorziare dalla propria Chiesa che considerava sua sposa».[3] Genealogia episcopaleLa genealogia episcopale è:
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