Anguis veronensis
L'orbettino italiano (Anguis veronensis Pollini, 1818) è un sauro della famiglia Anguidae diffuso in Italia e nel sud-est della Francia.[1][2] L'epiteto specifico, coniato dal naturalista italiano Ciro Pollini (1782-1833), fa riferimento alla città di Verona, area geografica da cui provenivano i primi esemplari descritti.[3] DescrizioneL'orbettino italiano è un piccolo rettile squamato che, sebbene assomigli ad un serpente, appartiene in realtà al sottordine Lacertilia; è dunque un Sauro che similmente ai serpenti è sprovvisto di arti ma si distingue da essi principalmente per la presenza di palpebre mobili e per la capacità di autotomia della coda. Inoltre è totalmente inoffensivo per l'uomo: non morde e non è velenoso. Il corpo, cilindrico, lungo mediamente intorno ai 50 cm, è ricoperto di squame lisce e lucenti, di colore marrone o grigio con riflessi rameici; le femmine hanno spesso una striscia vertebrale e sui fianchi piuttosto scura; i giovani hanno livree dorate o argentate. Come molte lucertole, in caso di pericolo riesce a spezzare la coda (autotomia), lasciandola sul terreno per confondere l'aggressore; raramente si rigenera integralmente e viene spesso sostituita da un tozzo moncone.[4] BiologiaÈ un rettile dalle abitudini crepuscolari e notturne, ed è visibile soprattutto dopo la pioggia.[4] AlimentazioneSi nutre principalmente di lumache, insetti, larve, ma anche di uova. RiproduzioneÈ una specie ovovivipara: le femmine tengono le uova in incubazione dentro di sé per circa 3 mesi e danno alla luce da 6 a 10 piccoli già formati.[5] Distribuzione e habitatQuesta specie è diffusa in tutta la penisola italiana (assente in Sardegna e Sicilia) ed in alcune aree della Francia sud-orientale.[6] Predilige le aree soleggiate e umide, con vegetazione bassa in cui possa trovare riparo.[5] TassonomiaSino al recente passato le popolazioni di orbettino italiane erano considerate appartenenti alla specie Anguis fragilis, diffusa in gran parte dell'Europa. Uno studio del 2013, basato su analisi filogenetiche condotte sul DNA mitocondriale e nucleare, ha mostrato che gli esemplari italiani, insieme a quelli provenienti dalla Francia sud-orientale, formano un clade ben distinto dal resto delle popolazioni europee, che è stato elevato al rango di specie a sé stante.[2] Note
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