Nasce a Massa Lombarda in un'agiata famiglia di proprietari terrieri, secondo di quattro figli, dalla contessa di origini faentine Maria Laderchi e dall'avvocato Gaetano, che aveva ricoperto le cariche di Priore e di sindaco tra il 1862 e il 1874[1].
Tornato a Firenze, nel 1883 partecipa alla Promotrice di Brera con Sole di marzo, In risaia, Napoli alla Villa Reale e Motivo di Capri[3], nel 1885 con Aprile sull'Arno, Maggio sull'Arno e In risaja, dopo il raccolto[4]; l'anno successivo è alla I Mostra livornese a stretto contatto con l'ambiente macchiaiolo che frequenta nell’osteria Il Volturno di via S. Gallo. Frequenta Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Francesco Gioli e il critico d'arteDiego Martelli (di cui è ospite nella tenuta di Castiglioncello), che lo esortano a inviare Ortolane, Il Gabbro e Sull’Arno all'Esposizione universale di Parigi del 1889, città nella quale viene a contatto con le opere degli artisti impressionisti e puntinisti. In questo periodo dipinge tra l'entroterra livornese (La vallata del Gabbro) e la natìa campagna romagnola (Strada campestre a Massa Lombarda).
Partecipa all'Esposizione Nazionale di Torino del 1898 con Al canto delle cicale, Quiete montanina e Sole tra gli ulivi, alle mostre della Biennale di Venezia nel 1899 con Crepuscolo toscano e Al rezzo delle quercie[8], nel 1901 con il divisionistaMattino di settembre, nel 1903 con Nuvoli di primavera sul verde[9], nel 1905 con Paesaggio[10], nel 1912 con Pagliai al sole e nel 1914 con Ritratto di vecchio , ultima apparizione dell’artista vivente.
«È tra i più dolci, tra i più poetici pittori toscani ai quali mai è venuto meno l’amore per l’arte, e che dai macchiaioli ebbe a retaggio la più sana sincerità»
(Anna Franchi in Arte e artisti toscani dal 1850 ad oggi, Alinari, Firenze, 1902)
Catalogato genericamente come appartenente alla corrente dei postmacchiaioli[12], in realtà l'attività pittorica del Torchi viene ripartita in tre fasi principali: la prima, datata fino al 1889, in stretto rapporto con la pittura macchiaiola, una seconda (fino al 1895) di stampo divisionista, l'ultima di naturalismo simbolista, caratterizzata da una pennellata voluminosa.
Dopo la formazione accademica trascorsa con Lorenzo Gelati, artefice di scuola paesaggistica innovativa improntata sull'osservazione del vero, l'incontro con Alceste Campriani porta a un orientamento verso nuovi effetti di luce e colore e quello con i principali esponenti Macchiaioli del tempo a una sua interpretazione autonoma arricchita da influssi impressionisti.
La fase divisa risale ai soggiorni genovesi con gli amici Plinio Nomellini e Giorgio Kienerk (la cosiddetta Scuola di Albaro[13] e si contraddistingue per l'adozione di una pennellata minuta (Grano al sole o Granturco sull’aia), alla ricerca di forti effetti di luce.
L'ultimo periodo, segnato dalla scomparsa dei propri riferimenti artistici, si compone principalmente di paesaggi toscani e romagnoli con sperimentazioni di pittura Simbolista cui aderisce anche Nomellini.
Opere principali
Ponte alla Staggia (1875-1880), olio su tela, collezione privata;
Ingresso alle Cascine (1875-1880), olio su tela, collezione privata;
Sera d'inverno a Firenze (non datato), olio su tela, collezione privata;
Motivo di Castiglioncello (non datato), olio su tela, collezione privata;
Note
^Il nonno materno, conte Camillo Laderchi, nel 1820 aveva condiviso per tre mesi la prigionia nei Piombi di Venezia con l'amico Silvio Pellico e aveva subito nuovamente la condanna al carcere nel 1825 per non aver negato la sua appartenenza alla Carboneria, alla Massoneria e alla Società degli Illuminati nel "processo contro i giacobini" istituito dal legato pontificio di Ravenna, Agostino Rivarola.
^Angelo Torchi, su ildivisionismo.it. URL consultato il 29 giugno 2021.
^"Esposizione 1883. Catalogo ufficiale", Reale Accademia di Belle Arti, Lombardi, Milano, 1883
^"Esposizione 1885. Catalogo ufficiale", Reale Accademia di Belle Arti, Manini, Milano, 1885
^AA.VV., I Macchiaioli di Renato Fucini 1985, p. 147
Virgilio Guzzi, TORCHI, Angelo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937. URL consultato il 15 dicembre 2015.
vol. I, p. 413, vol. II, p. 134, Il Divisionismo nella pittura italiana, a cura di Fortunato Bellonzi, Fabbri, Milano, 1967.
tav. XXXVIII, Archivi del Divisionismo raccolti e ordinati, a cura di Fortunato Bellonzi e Teresa Fiori, Officina edizioni, Roma, 1969.
vol. XI, p. 115, Dizionario Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani. Dall'XI al XX secolo, a cura di AA.VV, Bolaffi, Torino, 1973.
Elisabetta Matucci e Paola Barbadori Lande (a cura di), I Macchiaioli di Renato Fucini - Gabinetto G. P. Vieusseux, catalogo mostra palazzo Strozzi del 1985, testi critici di Raffaele Monti e Geno Pampaloni, Firenze, Edizioni Pananti, 1985, pp. 147-148 e 153, ISBN non esistente.
Piero Dini, Alberto Tabanelli, L'arte di Angelo Torchi, Dolomia editrice d'arte, Trento 1990
pp.60-61, I Postmacchiaioli, a cura di Raffaele Monti e Giuliano Matteucci, De Luca, Roma, 1991.