Nacque a San Potito, nella campagna a nord di Lugo, in una famiglia di contadini, ultimogenito di Francesco Margotti, operario, e di Filomena Bertuzzi. A causa delle modeste condizioni economiche della famiglia iniziò a lavorare molto presto, come garzone e bracciante agricolo. Adolescente, fu apprendista nella bottega di un decoratore locale, dal quale apprese le tecniche della tempera e dell'affresco. Spinto da una chiara vocazione artistica e stimolato dal sacerdote Paolo Rambelli, si dedicò al disegno e allo studio delle opere nelle chiese del comprensorio lughese. A 13 anni, nel 1908, realizzò un Autoritratto che, inviato a un concorso, vinse il primo premio, permettendogli di continuare gli studi artistici[1].
Nell'estate del 1916, a soli vent'anni, fu incaricato di realizzare un dipinto raffigurante il Battesimo di Cristo, poiché un'opera con lo stesso soggetto era andata perduta nell'incendio della chiesa arcipretale di Alfonsine, devastata due anni prima da alcuni facinorosi durante la "Settimana rossa". A San Potito trascorreva l'estate la famiglia Baracca, la cui villa di campagna si trovava vicino alla casa dei Margotti. L'affermato aviatore Francesco Baracca, all'epoca ventiseienne, conosceva Margotti di persona e si prestò volentieri a posare nei panni del Cristo per il giovane pittore[2].
Nel 1917 Margotti riuscì ad ottenere l'abilitazione all'insegnamento di disegno presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna[3]. Nella prima fase della sua esperienza pittorica Margotti fu vicino ai novecentisti; frequentò il cenacolo lughese del musicista futuristaBalilla Pratella; nel 1918 si stabilì ad Imola, dove abitò sino alla morte insieme con la compagna Elvira Martelli. Successivamente compì viaggi di studio a Vienna (1921) ed a Parigi (1926)[4] che lo posero ancor più in contatto con le ricerche d'avanguardia compiute da Pablo Picasso e da Henri Matisse; al termine di questo percorso decise di ritornare a una figuratività improntata alla narrazione dei temi rurali[5], più vicini alla sua dimensione reale (essendo figlio di braccianti).
Mantenne poi per tutta la vita una forte aderenza al figurativo e alla cultura classica italiana. Scelse di raccontare un mondo fatto di umili, poveri e diseredati, da lui visti con attenzione e rispetto, avvicinando il suo nome a quello di Trento Longaretti e Enrico Accatino. Nel 1946 diede vita ad Imola alla Mostra nazionale d'arte contemporanea di cui rimase l'animatore principale anche in tutte le edizioni successive[6] (dal 1965 cambiò nome in Mostra nazionale d'arte figurativa).
Nel dopoguerra tornò a presentare le sue opere nelle maggiori rassegne nazionali: fu presente a tutte le Quadriennali di Roma dal 1948 al 1959 e fu presente alla Biennale di Venezia nel 1948 e nel 1950[7]. Nel 1960 la città di Firenze gli dedicò una prima importante mostra antologica[8].
Sue opere sono conservate in numerosi Musei italiani e a Imola. Nel 1975 Margotti donò un nucleo consistente della sua produzione artistica (250 dipinti e 150 disegni) alla Cassa di Risparmio di Imola affinché non venisse disperso. L'istituto bancario, riconoscente, creò la «Raccolta d'Arte Margotti», tuttora conservata presso il rinascimentale Palazzo Sersanti[9].
Nel 1978 si tenne l'ultima edizione della Mostra nazionale d'arte figurativa (dal 1972 ebbe cadenza biennale); successivamente il pittore donò numerosi suoi dipinti al vescovo d'Imola. Attualmente sono conservati nel Museo diocesano Pio IX. Tra essi figura il bozzetto del Battesimo di Cristo, per il quale posò l'aviatore Francesco Baracca.
Sulla sua figura di artista fu girato il documentario Un uomo che dipinge (regia di E. G. Laura, Bologna 1967)[10]
^Il battesimo di Cristo-Baracca, su alfonsinemonamour.racine.ra.it. URL consultato il 16 settembre 2021. La chiesa di S. Maria fu di nuovo ridotta in macerie durante la Seconda guerra mondiale. Nei primi anni 1970, un ex aviatore americano rintracciò Margotti e lo convinse a ridipingere l'opera a memoria. Aveva partecipato ai bombardamenti dell'aprile 1945, si era sentito in parte responsabile delle distruzioni causate e si offrì di caricarsi delle spese. Margotti accettò: era il 1974. L'opera è visibile nella nuova Chiesa di Santa Maria ad Alfonsine.
^Anacleto Margotti, pittore imolese, su bim.comune.imola.bo.it. URL consultato il 13 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2020).
^abcIl periodo coincide con la Fiera del Santerno, manifestazione che richiama ad Imola un consistente flusso di visitatori.
^Un servizio sulla mostra andò in onda sulla Rete Azzurra il 30 agosto.
^Viene formata una commissione per selezionare le opere d'arte da esporre. La mostra di quest'anno è dedicata agli artisti figurativi. Sono invitati i pittori che abbiano partecipato ad almeno tre Biennali di Venezia, tre Quadriennali di Roma e vinto premi in Mostre nazionali. Ogni artista può esporre due pitture e un disegno.
^La rassegna di quest'anno è dedicata al settimo centenario della nascita di Dante Alighieri.
^L'evento ha ottenuto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica ed è sostenuto da un Comitato d'onore presieduto dal Presidente del Consiglio Aldo Moro.
^La Commissione è composta dai critici Mario Lepore, giornalista del Corriere d'Informazione, Raffaele De Grada e Attilio Rossi. In Giuria: Renzo Biasion, Gastone Breddo, Corrado Corazza, Luigi Servolini e lo stesso Margotti.
^Cantatore, Brancaccio e Greco si recano a Imola per visitare personalmente la mostra. Recensioni appaiono sulla stampa nazionale (il «Corriere della Sera» tra i quotidiani, «Grazia» e «Gente» tra i rotocalchi). Margotti viene intervistato dalla Rai.