Discendente dalla famiglia patrizia dei duchi di Camerino, dopo gli studi classici compiuti nel Collegio dei Notabili di Modena, allievo del Tagliazucchi, trascorse la vita nella città natale, dedicandosi allo studio e alla poesia. Fu membro dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia dell'Arcadia, portando avanti una corrispondenza con letterati come il Bettinelli e il Frugoni, ma restò sempre appartato rispetto ai principali movimenti letterari del periodo. Coltivò una poesia a tratti barocca, ma sempre attenta al severo rispetto di una forma di stampo neoclassico: in Varano sono già presenti sensibilità nuove, preromantiche, che anticipano il gusto per i toni cupi e gli effetti lugubri.
Opere
Dagli inizi pastorali e arcadici, con egloghe alla maniera del Chiabrera, in cui sostituì il repertorio mitologico con motivi cristiani, passando per esercitazioni petrarchesche, nella maturità si cimentò con la tragedia: Demetrio (1749), la sua composizione più fortunata, Giovanni di Giscala (1754), la più compiuta, Agnese martire del Giappone (1783), di argomento religioso. Saeba regina di Ginge e di Taniorre e I fratelli nemici, un dramma per musica furono pubblicate dopo la morte[1]. La sua opera più nota sono state le dodici Visioni sacre e morali in terzine dantesche, genere ripreso nello stesso periodo da Vincenzo Monti.[2]
Eredità
Figurò tra i modelli della poesia leopardiana e ispirò le opere del primo Monti.
Note
^Le ultime due opere, insieme all’Epistolario, sono state pubblicate postume nella raccolta Opere, a cura di V. Varano, 4 voll. Palese, Venezia 1805.
^Tutta la sua opera poetica è raccolta nelle Opere poetiche, 3 voll., Stamperiea Reale, Parma 1789.
Bibliografia
Alfonso Varano, Opere poetiche di sua eccellenza il signor D.n Alfonso Varano degli antichi duchi di Camerino ciamberlano di S.M. Imp. R. Apostolica, Volume I, Venezia, Dalla Stamperia Palese, 1805, SBNPUVE008412.