Aeronautica Lombarda AL.12P
L'Aeronautica Lombarda AL.12P era un aliante da trasporto e assalto realizzato dall'azienda italiana Aeronautica Lombarda nel 1942 e rimasto allo stadio di prototipo. StoriaVisto il successo della Luftwaffe nell’uso degli alianti da trasporto e assalto durante la campagna di Francia culminati nell’occupazione del forte di Eben-Emael, il 27 maggio 1941 il gen. Giulio Del Lupo,[2] Comandante di Esercitavia, richiese per conto del Capo di stato maggiore del Regio Esercito generale Ugo Cavallero di conoscere le eventuali[2] realizzazioni di alianti rimorchiati atti al trasporto di truppe e materiali sul campo di battaglia in Italia.[3] Il generale Mario Bernasconi,[2] Sottocapo di stato maggiore per gli Armamenti Aerei della Regia Aeronautica rispose che nulla vi era esistente allo stato attuale.[2] Il 6 giugno Cavallero ribadì il interesse all'impiego bellico degli alianti rimorchiati[2] e richiese il parere della Regia Aeronautica che già il 12 giugno successivo interpellò la Luftwaffe[2] per avere notizie sulle modalità operative dello sbarco sull’isola di Creta.[4] I tedeschi diedero, però, risposte evasive. Nell'ottobre del 1941[4] lo Stato Maggiore Armamenti Aerei emise un concorso per la realizzazione di alianti da rimorchio con peso totale di 2 500 kg, e nel dicembre 1941 per quelli da trasporto di con peso totale di 5 000 kg. Il primo requisito per alianti d’assalto venne emanato dalla Direzione Generale Costruzioni Approvvigionamenti (D.G.C.A.)[4] nel gennaio 1942, e risposero la Costruzioni Aeronautiche Taliedo con il modello TM.2,[5] l'Aeronautica Lombarda con l’AL.12P, e la SCA.2.[4] Un ulteriore bando per alianti dello stesso tipo venne emesso il 14 aprile 1942 e rispose la CAT con il modello TM.3 e la CANSA con il CT.24.[6] La direzione tecnica della Aeronautica Lombarda progettò, sotto la direzione dell’ingegnere[N 1] e tenente G.A.r.i. Ermenegildo Preti,[3] appartenente al Centro Studi ed Esperienze per il Volo a Vela del Politecnico di Milano, un aliante di costruzione lignea con muso apribile verso destra per facilitare il carico, designato AL.12P, di cui il 10 gennaio 1942[2] fu ordinata la produzione di due esemplari (MM508 e 509)[3] in due configurazioni diverse, una con carrello fisso e una con carrello sganciabile dopo il decollo.[3] Il primo prototipo fu realizzato presso lo stabilimento della Aeronautica Lombarda di Cantù, (Como), e poi trasferito a Venegono Superiore per i collaudi, andando in volo per la prima volta il 6 settembre 1942 nelle mani del collaudatore Nello Valzania, trainato per il decollo da un caccia Fiat C.R.42 Falco.[N 2] TecnicaL'AL.12P era un aliante biposto monoplano da trasporto e assalto.[7] L'ala montata alta era monolongherone, dotata di spessore variabile e forte allungamento.[7] La fusoliera aveva struttura a guscio in legno, con la sola eccezione della parte anteriore irrobustita da un traliccio di tubi d’acciaio, e rivestimento in compensato.[7] Posteriormente terminava in un impennaggio tradizionale monoderiva caratterizzato da piani orizzontali a sbalzo, monolongherone, rivestiti in compensato.[7] Il carrello d'atterraggio aveva le gambe principali dotate di ammortizzatori oleoelastici e ruotino di coda orientabile.[7] Per la versione assalto vi era un pattino d’atterraggio in posizione ventrale.[7] Il vano di carico poteva contenere 14 uomini equipaggiati, o 1 200 kg di merci, e disponeva di un portello su entrambi i lati per facilitare le operazioni di uscita.[7] La sezione anteriore della fusoliera poteva ruotare completamente su due cerniere, aprendosi sul lato destro.[7] Impiego operativoDurante il terzo volo a causa dell’elevato angolo di salita il pilota del C.R.42 fu costretto a sganciare prematuramente l’aliante, ma Nello Valzania riuscì ad atterrare senza problemi sull’aeroporto di partenza.[8] L’aliante venne quindi trasferito presso il 1° Centro Sperimentale di Roma-Guidonia dove arrivò l’8 ottobre, iniziando il giorno dopo le prove comparative di valutazione con l’aliante tedesco DFS 230.[8] Provato in volo dal pilota militare, capitano Paolo Moci,[9] il 23 ottobre il prototipo MM.508 fu lasciato a Guidonia, e Valzania e Fruet rientrarono in ditta.[8] Terminate le prove militari, su richiesta dello Stato maggiore della Regia Aeronautica, il prototipo fu adattato al trasporto di due serbatoi da 750 litri di carburante,[9] e fu presa in considerazione l’eventuale motorizzazione con propulsore Piaggio P.VII C.16 da 760 CV installato nel muso in posizione centrale.[1] Il danneggiamento del prototipo durante un atterraggio d’emergenza[1] fece accantonare ogni progetto, in attesa del completamento delle riparazioni del velivolo che fu poi trasferito al 1º Nucleo Addestramento Volo Senza Motore[10] sull’aeroporto di Orio al Serio, Bergamo.[10] Nell’agosto 1943 fu consegnato il secondo prototipo, l’MM.509, e venne ordinata la produzione di sei esemplari di preserie.[10] Il secondo prototipo andò in volo con successo al traino di velivoli Caproni Ca.111 e Ca.133, ma sopraggiunse l’armistizio dell’8 settembre 1943, e tutte le attività di volo vennero annullate, il secondo prototipo requisito dalla Luftwaffe e la produzione degli esemplari di preserie bloccata per decisione delle autorità militari tedesche.[10] Il primo prototipo, rimasto danneggiato in un incidente di atterraggio a Orio al Serio, si trovava in ditta per le riparazioni e fu occultato con grande rischio dall’industriale Angelo Ambrosini, sopravvivendo alla guerra.[10] Il 27 aprile 1946[10] Ambrosini propose allo Stato maggiore dell’Aeronautica Militare la realizzazione di sei esemplari, designati AL-12T, dotati di propulsore Piaggio P.VII, chiedendo il 3 luglio dello stesso anno che l’esemplare MM.508 fosse ritirato da Cantù, dove si trovava, e trasferito a Passignano sul Trasimeno.[10] Il 5 dicembre 1946 lo Stato maggiore dell’Aeronautica informò la DGCA che il modello AL.12P non interessava e poteva essere venduto.[10] All’inizio del 1947 la SAI informò che il prototipo non poteva essere[1] motorizzato e doveva servire per studi in vista della realizzazione di un nuovo modello di velivolo da trasporto, designato SAI Ambrosini P.512,[10] dotato di due motori Alfa Romeo AR.115ter da 225 CV, sollecitandone la cessione con richiesta del 15 ottobre 1947.[10] L’acquisto fu formalizzato con autorizzazione rilasciata il 24 maggio 1948, ma il programma P.512 venne successivamente annullato. Versioni
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Periodici
Collegamenti esterni
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