Achille Alberti studiò arte all'Accademia di Brera, dove in seguito fu docente.[2] Come altri compagni di studio, tra cui Magni e Ripamonti, produsse numerose sculture ad ornamento delle tombe nel cimitero monumentale di Milano.[3] Inizialmente si dedicò a temi sociali, realizzando sculture e monumenti che gli permisero di guadagnanarsi notorietà internazionale.[2]
Nella pittura, invece, esprimeva la sua passione attraverso paesaggi, nature morte e ritratti. Nel 1930 a Milano espose gessi, marmi e bronzi, una trentina di tele, fino ad allora sconosciute[4]. Fu anche disegnatore per opere litografiche.
Nel 1891 ricevette due premi alla Triennale di Milano per la scultura bronzea Ignavia, ispirata a temi danteschi,[5] che fu poi esposta a Vienna nel 1894 e che è oggi conservata a Busto Arsizio, nella Villa Ottolini.[2]
Nel 1892 un suo bassorilievo Le Odi di Pindaro fu esposto a Monaco di Baviera, mentre nel 1900 prese parte all'Esposizione Universale di Parigi. I suoi lavori furono oggetto di interesse ed ammirazione, procurandogli premi in occasione di tutte le esposizioni, italiane od europee, cui partecipò.[2]
In quegli anni Alberti firmò un bassorilievo che riproduceva fedelmente il progetto neogotico di Giuseppe Brentano per la facciata del Duomo di Milano e che fu poi posizionato all'interno della chiesa stessa.[1][2]
L'Alberti fu molto apprezzato dai seguaci di Jean Royère e del suo "musicismo scultoreo" come Giuseppe Cartella Gelardi che ne fu un attento ma appassionato critico.[6]
A lui si devono le grandi statue sulla facciata del palazzo della Borsa di Milano, costruito nel 1901, in cui è possibile cogliere segni d'una sensibilità eclettica.[2]
Prometeo (Statua in bronzo dedicata ai Caduti di Villa Lesa), 1922
Note
^abNonostante Giuseppe Brentano fosse risultato vincitore del concorso di progettazione della facciata del Duomo di Milano nel 1888, il suo progetto venne solo parzialmente eseguito, per essere definitivamente abbandonato negli anni successivi.