Accadde a DamascoAccadde a Damasco (Sucedió en Damasco) è un film del 1943 girato in doppia versione: quella spagnola diretta da José López Rubio e quella italiana da Primo Zeglio. TramaLa bellissima figlia di un mercante arabo si reca a Damasco per farsi restituire una somma di denaro prestata dal padre a un sedicente medico, il quale approfitta della situazione tentando di sedurla, ma la ragazza si ritrae e cerca l'aiuto del Cadì. Ben presto anche quest'ultimo non riesce a resistere alla bellezza della fanciulla, e presto si aggiunge anche il Gran Visir, che non è da meno degli altri due; su consiglio di un saggio la ragazza dà appuntamento alla medesima ora e nel medesimo luogo ai tre pretendenti, dopo aver avvisato del tranello il Califfo affinché punisca i suoi servitori infedeli. I colpevoli pagheranno con il carcere e la fanciulla sposerà il Califfo, il quale nel frattempo s'è innamorato di lei. ProduzioneIl soggetto del film è tratto dall'opera fantastico-musicale La meraviglia di Damasco (El asombro de Damasco, 1916) scritta dal drammaturgo andaluso Antonio Paso (1870-1958) e dallo scrittore madrileno Joaquín Abati (1865-1936) e vi partecipano anche le maestranze e il corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma. Il film è una co-produzione italo-iberica, girata negli studi Orphea di Barcellona nel 1942 in doppia versione, italiana e spagnola. Venne presentato alla Commissione di Revisione Censoria e ottiene il visto di censura n. 32.033 il 7 settembre 1943 con una lunghezza della pellicola accertata di 2.201 metri. Non si conosce l'esito della revisione, dato che proprio il giorno seguente arriva l'armistizio: il documento originale, per fortuna, è rimasto[6] Ebbe la sua prima proiezione pubblica il 22 ottobre 1943, mentre in Spagna venne presentata prima, il 14 gennaio 1943[7]. Probabilmente a causa dell'8 settembre la pellicola ebbe una distribuzione irregolare: a Roma venne proiettata nell'ottobre del 1943, a Torino e a Milano tra aprile e maggio del 1944. A tutt'oggi non sembra sia stato diffuso in televisione, almeno in tempi recenti (vi fu una messa in onda nei primi anni '90 su TELE+3), né meno che mai è stato pubblicato in DVD; tuttavia sono rimasti per il momento il manifesto e una fotografia di scena[8]. Altri tecnici
Critica«È, senza possibilità d'errori, il più brutto film del quinquennio. Raramente è accaduto di vedere un tal susseguirsi d'idiozie e di volgarità; dalle quali non si salva una scena, non un metro, non un fotogramma. Questo non è un film, ma un'offesa cara, perché, con tutta evidenza, dev'essere costato parecchio ai suoi produttori. (...) L'idea di partenza doveva essere quella di fare un film comico con sfondo orientale, idea derivata da un notissimo film di Eddie Cantor[9]; ma poi mancò il comico, mancò l'Oriente, mancò anche Cantor, mancarono le trovate. (...) Il dialogo ha florilegi di questo genere: "Mi sembra che abbiano mangiato la foglia e si divertano un fregone" (...) Il regista, per fortuna nostra, è uno spagnolo, José López Rubio; sulle responsabilità di Primo Zeglio per la versione italiana, preferisco sorvolare, un po' per carità di patria, un po' perché nessuno al mondo avrebbe potuto migliorare e rendere accettabile un film impostato a quel modo» «Una ridanciana favola orientale, tra il comico e il grottesco, costruita alla buona, senza pretese, col solo scopo di far ridere. Calì, Cadì, Visir, favorite, briganti, cavalieri, broccati, costumi sfarzosi: tutto il pittoresco mondo arabo che esiste solamente nelle fiabe e nei film. Qualche battuta spiritosa, qualche trovata indovinata, e un comico, Miguel Ligero, mediocre e senza personalità, che si sforza di imitare un po' Fernandel e un po' Eddie Cantor. Potevano non esserci, tra gli interpreti, tre attori italiani, Paola Barbara, Germana Paolieri e Lauro Gazzolo; eppure c'erano...» Pino Farinotti, nel suo Dizionario, assegna al film una stella e mezza giudicandolo così: «L'idea di partenza doveva essere quella di fare un film comico a sfondo orientale, prendendo spunto da un'operetta, ma i risultati sono desolanti e il livello raggiunto non è nemmeno quello dell'avanspettacolo[11]» Recensioni
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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