Abbazia di Forest-Montiers
L'Abbazia di Forest-Montiers era un'abbazia benedettina nel comune di Forest-Montiers nel dipartimento della Somme in Piccardia. Fondata nel 640, l'abbazia fu soppressa nel 1767, dopo 1127 anni di esistenza. L'edificio divenne abitazione di privati. StoriaFondazione«Ricario, abitante di Centule (oggi Saint-Riquier), era stato convertito alla religione cristiana da due monaci irlandesi», si legge nella cronaca[1]. Divenuto sacerdote e poi vescovo, si ritirò nella foresta di Crécy per vivere in solitudine e preghiera[2]. La Sanctae Mariae Foresti Abbatia era dapprima solo un eremo, Altaria Foresti Celloc, dove Saint Riquier si ritirò e finì i suoi giorni[3] intorno al 645[4]. Nei pressi dell'eremo fu costruito, nel 640, un monastero, Monasteri Foresti, poi divenuto abbazia. Una strada, detta di Saint Riquier, termina, ancora oggi, davanti all'abbazia. San Wulphy († circa 630 o 643), patrono di Rue, fu sepolto nell'abbazia nel VII secolo. Le sue spoglie furono poi trasportate all'abbazia di Saint-Saulve de Montreuil per essere infine portate a Rue[5]. Epoca carolingiaL'abbazia, dedicata alla Madonna, ospitava monaci benedettini. Con un certo potere economico e politico, possedeva la maggior parte dei terreni del villaggio[6]. Nel 798 Carlo Magno unì i monasteri di Forest-Montiers e Saint-Riquier in modo che ne formassero uno solo, governato da un solo abate, come era precedentemente[4]. Trenta canonici erano presenti nell'831. Possedevano tre ricche chiese intitolate a Maria, Saint-Pierre e Saint-Riquier[7]. Sviluppo dal X al XV secoloAlla fine X secolo, Ugo Capeto tolse Forest-Montiers ai monaci di Centule[4]. Secondo una bolla di papa Innocenzo IV, l'abate di Forest-Montiers aveva il diritto di assoluzione sull'abate de Saint-Riquier[4]. Guido I di Ponthieu, nipote di Ugo Capeto, morto il 13 ottobre 1100, fu abate a Forest-Montiers[8]. Nel 1240 Raoul, signore di Nouvion, donò alcune terre ai monaci di Forest-Montiers[9]. Nel 1254 Giovanna di Dammartin, vedova di Ferdinando III di Castiglia, fece una donazione all'abbazia[5] . Da Forest-Montiers, la comunità estendeva il suo dominio su 52 villaggi e possedeva sette frazioni a una lega di distanza: Retz a Coulons, Bernay, Genville, Neuville, Romaine, Bonnelle, le Hamel[5]. Nel 1256 i monaci di Forest-Montiers, proprietari della viscontea di Tourmont nel Marquenterre, la cedettero al conte di Ponthieu che diede loro in cambio una parte della foresta di Crécy chiamata "les Écanges", nel settore di Machiel[10]. A Saint-Quentin-en-Tourmont c'è ancora oggi una rue de Forest-Montiers. La vicinanza della Somme permetteva ai monaci di esportare il legname dalla foresta di Crécy. Nel villaggio di Port, un cantiere fungeva da loro magazzino (attuale località “Aux Tilleuls”)[11]. La morte di un principeCarlo II d'Orléans si stava recando all'assedio di Boulogne-sur-Mer con suo fratello maggiore il Delfino, il futuro re Enrico II, all'inizio di settembre 1545, quando morì colpito da peste. Le circostanze della morte del Duca d'Orleans ci sono note da una lettera scritta da Amiens dal Nunzio apostolico il 18 settembre 1545 e indirizzata ai Presidenti del Concilio di Trento: (FR)
«Le duc d'Orléans serait arrivé le 4 septembre au camp du roi entre Abbeville et Montreuil alors que la peste ravageait la région. Son appartement ne lui plaisant pas, il alla dans une maison où huit personnes venaient de mourir de cette maladie. Mis en garde contre le péril, il déclara « jamais fils de France n'est mort de la peste. », se coucha sur leurs lits en riant, allant jusqu'à organiser des batailles d'oreillers avec ses compagnons. Il ne tarda pas à éprouver de la fièvre, s’alita et reçut la confession en l'abbaye bénédictine de Forest-Montiers en Picardie. Le 9 septembre, malgré une amélioration de son état, il fit une rechute et réclama le viatique. On dut empêcher physiquement à trois reprises le dauphin de se rendre au chevet de son frère par crainte de la contagion. Toutefois, Charles reçut la visite de son vieux père, François Ier, auquel il confia ces derniers mots : « Ah ! mon seigneur, je me meurs, mais puisque je vois votre majesté, je meurs content » juste avant d’expirer. François Ier s’évanouit alors de douleur puis, reprenant ses esprits, ordonna l’évacuation des lieux contaminés.» (IT)
«Il duca d'Orléans arrivò il 4 settembre al campo del re fra Abbeville e Montreuil, mentre la peste flagellava la regione. Il suo alloggio non gli piaceva, e preferì trasferirsi in una casa dove già erano morte otto persone di peste. Messo in guardia del pericolo, disse «nessun figlio di Francia è mai morto di peste», si sdraiò sui loro letti ridendo, arrivando a organizzare battaglie di cuscini con i suoi compagni. Ben presto ebbe la febbre, si mise a letto e si confessò nell'abbazia benedettina di Forest-Montiers in Piccardia. Il 9 settembre, nonostante un miglioramento delle sue condizioni, ebbe una ricaduta e chiese il viatico. Al delfino si dovette impedito fisicamente per tre volte di andare al capezzale del fratello per paura del contagio. Tuttavia, Carlo ricevette la visita del suo anziano padre, Francesco I, al quale confidò queste ultime parole: «Ah! mio signore, io muoio, ma siccome vedo vostra maestà, muoio contento» poco prima di spirare. Francesco allora svenne dal dolore, poi, riprendendosi, ordinò l'evacuazione dei luoghi contaminati.» Carlo II d'Orléans fu sepolto nell'abbazia di Forest-Montiers per due anni, dopodiché le sue spoglie furono traslate nella basilica di Saint-Denis. Declino e scomparsa dell'abbazia (XVII- XVIII secolo)Dopo il XVI secolo, l'abbazia era governata da un abate commendatario come tutte le abbazie. Nel 1646 l'abbazia cadde in rovina, il fervore dei monaci si raffreddò[5]. Al tempo di Luigi XIV, una pianta topografica indica la chiesa abbaziale, poco distante dalla chiesa parrocchiale[12]. A metà del XVII secolo, padre Ignace (1596-1665) assicura che, ai suoi tempi, esiste ancora la cella che Saint Riquier costruì con l'aiuto del suo discepolo Sigobardo: “Forest-Monstruel”, cinque leghe da Centule[13]. Nel XVIII secolo, l'abate commendatario era Paul de Beaufort. Il reddito della terra, dei prati, dei boschi, del mulino e delle decime di Crécy, Estrées, Froyelles, Machiel, Machy, Neuilly-l'Hôpital, Vismes, Arrest era di 9700 lire[8]. Nel 1730 il numero dei monaci era ridotto a cinque. La comunità fu soppressa per decisione vescovile e con lettere del Re nel 1767. I beni conventuali furono consegnati al Collegio di Abbeville[14]. L'11 novembre 1767 i monaci lasciarono l'abbazia per stabilirsi vicino a Saint-Quentin[5]. La proprietà fu venduta nel 1773 ad Antoine François de La Pâture, cavaliere[5]. Gli oggetti, gli arredi, i vasi sacri, furono condivisi tra più chiese. L'ultimo abate fu Mouchet de Villedieu, vicario di Nevers e maestro dell'oratorio del conte di Artois[8]. Durante la Rivoluzione, l'Assemblea Nazionale dichiarò i beni della Chiesa Patrimonio Nazionale. Ciò che restava dell'abbazia fu venduto nel 1793. La metà fu acquistata da un unico proprietario, l'altra metà venne suddivisa in più lotti. Proprietà dell'abbazia, il mulino di Bernay-en-Ponthieu fu venduto per 12100 lire nel 1791[5]. Intorno al 1895, una fotografia dei resti dell'Abbazia di Forest-Montiers fu presentata a una riunione del Congresso archeologico francese; si notò che nell'abbazia ci sarebbero state "belle sculture in legno", scolpite da Pfaffenhoffen. Resti dell'abbaziaNel 2013 la fattoria dell'abbazia è ancora di proprietà dei discendenti degli acquirenti del 1793. La casa dell'abate ha cambiato più volte proprietario dalla Rivoluzione. Cronotassi degli abati
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Abati commendatari
Note
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