Zakia ZakiZakia Zaki (Afghanistan, 1962 – Jabal Saraj, 5 giugno 2007) è stata una giornalista afghana che gestiva la stazione radio Sada-i-Sulh (La voce della pace) situata a nord di Kabul. Nel suo programma radiofonico criticò durante il regime talebano la restrizione della libertà di espressione e la posizione delle donne nella società. Minacciata più volte a causa del suo lavoro, il 5 giugno 2007 venne uccisa a colpi di arma da fuoco in casa sua mentre dormiva[1]. BiografiaZakia Zaki era nota per essere indipendente e un'attivista nella sua comunità tanto da candidarsi, senza successo, al parlamento nel 2005.[2] Direttrice di una scuola a Parwan,[3] Zaki fondò nell'ottobre 2001 la stazione radio "Afghan Peace" (Sada-i-Sulh) a Jabal Saraj, distretto di Jabal Saraj, Parwan. Parlò spesso di questione controverse come i diritti delle donne e l'insurrezione talebana.[4][5] Giornalista alla radioLa stazione era stata finanziata dagli Stati Uniti che garantiva segretamente sei ore di trasmissione ogni giorno. Inoltre la Francia pagò per il primo anno di produzione e 15 giorni di formazione radiofonica per Zaki.[4] La donna, sposata e madre di sei figli, fu una delle poche giornaliste a parlare durante il regime dei talebani. E non fu tenera al punto che i signori della guerra locali e i conservatori volevano chiudere la stazione radio, e Zaki cominciò a ricevere minacce di morte.[6][7] Ebbe come feroce concorrente un'altra giornalista donna che viveva a Kabul: Shakaiba Sanga Amaj (a volte scritto Shakiba). Amaj aveva 22 anni e, in un paese in cui c'è ancora l'idea che le donne non devono parlare in pubblico,[8] venne uccisa solo sei giorni prima dell'omicidio di Zakis.[6] Molti in Afghanistan credettero che le due giornaliste fossero state prese di mira in modo che i gruppi di guerriglieri della zona potessero attirare l'attenzione dei media e trasmettere le loro minacce al pubblico.[9] Uno dei gruppi prevalenti nel caso Zaki è l'Hezb-e Islami, il gruppo di guerriglia guidato dal veterano signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar.[6] Il film "If I Stand Up", coprodotto dall'UNESCO, ha incluso un ritratto di Zaki nel documentario.[6] Molti media e stazioni radio indipendenti e private sono sorti dopo la caduta dei talebani e, nonostante il contraccolpo nei confronti delle giornaliste, la crescita di queste attività è continuata.[2] Anche se la stazione Afghan Peace Radio non è più stata la stessa dopo l'omicidio di Zaki, sono state create alcune altre stazioni gestite da donne per prendere il suo posto. L'organizzazione canadese, IMPACs, era responsabile del perseguimento e della creazione di queste stazioni nell'Afghanistan rurale.[4] L'omicidioZaki venne uccisa nella sua casa fuori Kabul nell'aprile 2007. Prima del suo omicidio, Zakia Zaki aveva ricevuto minacce di chiusura della sua stazione radio e minacce per la sua vita.[6][7] Il 4 giugno 2007, intorno alla mezzanotte, tre uomini armati di pistole e fucili entrarono nella casa della famiglia di Zaki, le spararono 7 volte alla testa e al petto mentre dormiva e poi fuggirono.[1] Due dei suoi sei figli erano nella stanza ma rimasero illesi. Il figlio di 8 mesi di Zaki era a letto con lei. Due parenti furono accusati dal padre di Zaki. I due uomini vennero arrestati ma non furono mai accusati del crimine. Altri due uomini che si riteneva facessero parte del gruppo Hezbi Islami (noto anche come Hezb-e Islami) furono arrestati ma non accusati.[10] I tre uomini armati coinvolti nell'omicidio di Zaki non sono mai stati identificati. Le reazioniIl suo omicidio fu considerato un "attacco terroristico" dal primo ministro afghano.[1][9] Abdul Manan Farahi, direttore delle operazioni antiterrorismo in Afghanistan, disse che i sospetti arrestati erano legati all'Hezb-e Islami.[1] Kōichirō Matsuura, direttore generale dell'UNESCO, dichiarò: "Questi crimini sono ancora più scioccanti perché non solo minano il diritto umano fondamentale alla libertà di espressione, ma anche il diritto delle donne di esercitare una professione che è vitale per la ricostruzione dell'Afghanistan".[6][11] La sua uccisione venne condannata dalla First Lady degli Stati Uniti, Laura Bush.[12] Reporter senza frontiere affermò: "Questo atto selvaggio è legato al suo lavoro di giornalista o alle sue responsabilità civiche, è quindi fondamentale che i responsabili di questo omicidio siano rapidamente identificati e puniti".[6] Vita privataZakia Zakie sposò Abdul Ahad Ranjabr e andò a vivere a Parwan, a nord di Kabul.[1][4] La coppia ebbe sei figli – quattro maschi e due femmine – e due dei suoi figli erano presenti al momento del suo omicidio. Note
Collegamenti esterni |