Il movimento si batteva per la libertà di espressione, invocando la democratizzazione della vita pubblica e dei mezzi di comunicazione e un'elezione trasparente e senza brogli; chiede inoltre uguali possibilità di studio e di lavoro per tutti i cittadini e accesso a Internet per tutti.[2][3]
La stampa internazionale si riferì al movimento anche come La primavera mexicana.[2][4]
Le proteste contro Peña Nieto sono state il detonatore che ha innescato una serie di manifestazioni che si sono aggiunte a questo movimento.[5]
«[...] ho preso la decisione d'utilizzare le forze di polizia per ristabilire l'ordine, sfortunatamente si sono verificati alcuni incidenti che sono stati tuttavia debitamente sanzionati [...] è stata una decisione che mi assumo personalmente [...] seguendo il legittimo diritto dello stato del Messico a fare uso della forza pubblica e questa decisione è stata validata dalla corte suprema [...].»
La sua risposta infiammò gli studenti che iniziarono a cantare "Atenco non si dimentica" e costrinsero Peña Nieto a ritirarsi in un bagno e lasciare l'università da un'uscita posteriore.[9]
Le principali televisioni e testate giornalistiche del paese minimizzarono però le proteste, elogiando il trionfo di Peña Nieto nell'incontro e sostenendo che le limitate proteste erano state organizzate non da studenti ma da Andrés Manuel López Obrador, candidato del Partito della Rivoluzione Democratica;[2][10][11][12][13][14] i contestatori sono stati definiti dai media porros (cafoni, delinquenti) ed entrenados (addestrati).[3] La rete televisiva Milenio TV pubblicò inoltre un video in cui simpatizzanti di Peña Nieto, fingendo di essere studenti dell'università, elogiavano il grande successo del candidato.[2]
Dopo questa presa di posizione dei mezzi di comunicazione, 131 studenti della Universidad Iberoamericana pubblicarono un video su YouTube in cui mostravano i loro tesserini universitari per dimostrare di essere effettivamente studenti e confermavano di aver partecipato alla protesta.[2][15][16] L'agitazione si è quindi scatenata sui social network, dove altri studenti e cittadini hanno iniziato ad appoggiare la protesta usando l'hashtag #YoSoy132 per identificarsi con il 132º studente e indicare la continuazione della protesta.[2]
Manifesto
Il 23 maggio 2012 il movimento pubblicò il suo manifesto.[17] Tra i punti che spiccano sono:
«Primo: Siamo un movimento al di fuori di tutti i partiti politici, e siamo cittadini. Non esprimiamo l' appoggio a nessun candidato o partito politico, ma rispettiamo la diversità e l'opinione di tutti i membri di questo movimento. Ci auguriamo e richiediamo la difesa della libertà di espressione e il diritto all'informazione di tutti i messicani, perché entrambi gli elementi sono essenziali per una cittadinanza cosciente ed attiva. Per tutto questo promuoviamo un voto informato e riflessivo. Crediamo che nella situazione politica attuale l'astensione e il voto nullo siano azioni inefficaci per costruire democrazia. Siamo un movimento che vuole la democratizzazione del paese e sappiamo che una condizione essenziale per averla è la democratizzazione anche dei mezzi di comunicazione. Questa preoccupazione sorge dallo stato attuale di concentrazione di tutti i mezzi di comunicazione in poche mani.
Secondo: YoSoy132 è un movimento partecipativo che non rappresenta un'unica università. La sua identità dipende solamente dalle persone che si uniscono a questa causa e che ci si raggruppano attraverso i comitati universitari.»
^(ES) Isaac Torres, Yo Soy 132, la Primavera Mexicana, su cronica.com.mx, La Crónica de Hoy, 31 maggio 2012. URL consultato il 15 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2019).
^(ES) Luis Prados, Nacen los enojados mexicanos, su internacional.elpais.com, El País, 22 maggio 2012. URL consultato il 2 giugno 2012.
^(ES) Organización Editorial Mexicana, Intentan boicotear en la Ibero a Peña Nieto, su oem.com.mx, El Sol de México, 11 maggio 2012. URL consultato il 2 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2014).