Vittorio Murari Dalla Corte Brà
Vittorio Murari Dalla Corte Brà (Povegliano Veronese, 18 marzo 1859 – Torino, 6 novembre 1922) è stato un generale italiano, che nel corso della prima guerra mondiale fu comandante della Brigata Ivrea e poi della 34ª Divisione. Nel 1916 fu sollevato dal comando della divisione in quanto non condivideva la strategia degli attacchi frontali ad ogni costo applicata dal capo di stato maggiore del Regio Esercito, tenente generale Luigi Cadorna. Nel dopoguerra fu apprezzato scrittore di cose militari. BiografiaNacque a Povegliano Veronese il 18 marzo 1859, figlio[N 1] di Giacomo e Giovanna Corletto all'interno di una famiglia di possidenti terrieri della piccola nobiltà cittadina, che avevano terreni tra Sorgà, Isola della Scala, Bonferraro e nell’area della Mattarana.[1] Arruolatosi nel Regio Esercito frequentò la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, al termine della quale fu nominato sottotenente e assegnato all'arma di artiglieria. Il 15 novembre 1884 sposò la signorina Lucrezia Gritti della nobile famiglia dei proprietari di Villabella, che gli diede[N 2] tre figli.[2] Promosso tenente, e poi capitano, assegnato al 16º Reggimento artiglieria, il 14 aprile 1889 entrò a far parte del Corpo degli ufficiali di Stato maggiore, e venne assegnato come addetto presso il Comando della Divisione militare di Brescia.[3] Nel 1900 risultava in servizio come capitano e ufficiale di stato maggiore presso il comando della Divisione militare di Roma (13ª), allora al comando del tenente generale Baldassarre Orero.[4] Per un anno fu al comando di un battaglione dell'88º Reggimento fanteria di stanza a Padova e poi a Venezia.[1] Per quattro anni, tra il 1898 e il 1902 fu insegnante di geografia fisica e militare presso la Regia Scuola di Guerra dell'Esercito,[5] Nel 1900, con il grado di tenente colonnello, eseguì un viaggio d'istruzione nella Germania sud occidentale, di cui redasse un apposito fascicolo consegnato alla Scuola di guerra.[6] Nel 1902 fu nominato Capo di stato maggiore della Divisione militare di Novara (2ª), allora al comando del tenente generale Francesco Stevani.[7] Per due anni, con il grado di colonnello, fu comandante del 60º Reggimento fanteria di stanza a Viterbo.[1] Nel 1909 prestava servizio come Capo di stato maggiore presso il IX Corpo d'armata di Roma, allora al comando del tenente generale Luigi Fecia di Cossato.[8] Promosso maggior generale, allo scoppio delle ostilità con l'Impero austro-ungarico, avvenuto il 24 maggio 1915, assunse il comando della Brigata Ivrea (161º e 162º Reggimento fanteria), assegnata alla 34ª Divisione del generale Pasquale Oro, ed operante nella zona dell'altopiano dei Sette Comuni.[1] Il 15 maggio 1916 la sua unità è investita dall'offensiva austro-ungarica (Strafexpedition ed è costretta a ritirarsi, cosa che fa ordinatamente, infliggendo al nemico gravi perdite ove possibile. Il 28 maggio lasciò il comando della "Ivrea", per sostituire alla testa della 34ª Divisione il tenente generale Alessandro Angeli. Mentre ricopriva questa posizione entrò in aperto contrasto con i comandanti del V Corpo d'armata, dapprima Gaetano Zoppi e poi Emilio Bertotti, non condividendo la strategia degli attacchi frontali che causavano gravi perdite tra le file delle sue truppe.[1] Sostituito dal maggior generale Felice Porta, fu destinato nuovamente alla Scuola di guerra come insegnante venendo messo in posizione di riserva nel 1917. Grande conoscitore del territorio e della sua geografia, diede alle stampe due volumi sulle operazioni belliche: Sulla fronte della prima linea della 34ª Divisione della Brigata “Ivrea” Altopiano d’Asiago 1915-1916 e Studi storico-militari sulla guerra italo-austro-ungarica (in due volumi dedicati rispettivamente alla Preparazione di guerra e alle Azioni di guerra sull’Altopiano dei Sette Comuni) pubblicati da Casanova, Torino, nel 1923.[1] Dopo la fine del conflitto fu messo a riposo trascorrendo alcuni periodi in campagna, a Sorgà, dove amava spesso risiedere.[2] Promosso tenente generale, insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, si spense a Torino il 6 novembre 1922.[9] Una piazza di Sorgà porta il suo nome. Onorificenze— Regio Decreto 10 giugno 1920.[10]
— Regio Decreto 13 dicembre 1917[12]
Pubblicazioni
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
|