Il titolo vir illustris o vir inlustris ("uomo illustre") era usato nel tardo impero romano per indicare formalmente una persona appartenente ai ranghi più elevati dei senati di Roma e Costantinopoli.
Storia
Tutti i senatori romani della tarda antichità portavano il titolo di vir clarissimus, un uso che si era gradualmente sviluppato durante i primi due secoli.[1] Durante il quarto secolo, l'ordine senatorio si era enormemente espanso, tanto che il titolo era divenuto relativamente comune e nuovi titoli, quelli di vir spectabilis e vir illustris, furono introdotti per distinguere i senatori di alto rango.[2] Il primo uso registrato risale al 354 per il prefetto del pretorio.[3] Per alcuni decenni compare inconsistentemente, poi più regolarmente,[4] forse in concomitanza con la codifica formale degli onori operata sotto Valentiniano I nel 372.[5]
Le cariche che davano diritto a questo titolo cambiarono col tempo. Nella Notitia dignitatum (inizio del V secolo) compare in corrispondenza dei seguenti ufficiali:
comes domesticorum equitum sive peditum ("comandante della guardia imperiale a piedi o a cavallo").[6]
Oltre ai precedenti, il titolo fu concesso frequentemente anche ai consoli,[7] e talvolta a ufficiali inferiori; in questi casi potrebbe trattarsi di un indizio dell'allargamento dei requisiti di concessione o meramente di una concessione su base personale.[8]
Gli illustres furono progressivamente considerati come la parte attiva del Senato romano e, per la metà del V secolo, non ci si attendeva più che gli spectabiles e i clarissimi partecipassero al senato.[9] All'epoca di Giustiniano I, i senatori erano definiti illustres;[10] Allo stesso tempo, il titolo di illustris aveva subito una svalutazione simile a quella di clarissimus nel IV secolo, e gli alti ufficiali erano ora indicati con i titoli vir gloriosus o gloriosissimus e vir magnificus.[11]
Ortografia e abbreviazioni
L'ortografia maggiormente diffusa nelle iscrizioni e nei manoscritti è "inlustris"[12] Poiché gli illustres provenivano tutti dai clarissimi, il titolo si trova frequentemente riportato nella forma vir clarissimus et illustris, in particolare nei documenti ufficiali.[13] Nel primo caso la forma abbreviata è v. i. (al plurale vv. ii.), v. inl. o vir inl., nel secondo v. c. et inl.[14]
^Una glossa alla Pandette su di un brano di Ulpiano afferma (1.9.12.1) «senatores [...] accipiendum est eos, qui a patriciis et consulibus usque ad omnes illustres viros descendunt, quia et hi soli in senatu sententiam dicere possunt» ("per senatori dovremmo intendere quelli dai patrizi e consoli giù fino a tutti i viri illustres, in quanto pure questi sono i soli a poter prendere parola in Senato").
^Berger (1916), 1070, 29-38; Thesaurus Linguae Latinae VII 1, 397, 1-5.
Bibliografia
Berger, A., "Illustris", Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft IX (1915), 1070-1085.
Hirschfeld, O., "Die Rangtitel der römischen Kaiserzeit", Sitzungsberichte der Berliner Akademie (1901), 579-610, ristampato in Kleine Schriften (Berlin: Weidemann, 1913), 657-71.
Jones, A.H.M., The Later Roman Empire 284-602, A Social, Economic, and Administrative Survey (Oxford: Blackwell, 1964, repr. Johns Hopkins UP, 1986)