Nel 1944, l'arrivo nella remota Vermiglio di Pietro, un soldato siciliano, stravolge la quotidianità di un insegnante e della sua famiglia, mentre Lucia, la maggiore delle sue figlie, se ne innamora e decide di sposarlo. Alla fine della guerra Pietro torna in Sicilia e Lucia dà alla luce una bambina, Antonia. In famiglia si apprende dal giornale che Pietro, già sposato con una donna siciliana, viene da questa ucciso.
Lucia rimane sconvolta dall'apprendere la verità, cade in uno stato di disperazione, rifiuta la bambina, medita il suicidio, dal quale la salva il fratello. Si riprenderà pian piano; andrà poi in Sicilia, sulla tomba del marito. Intanto ha affidato la piccola ad un orfanotrofio, nel quale lavora la sorella minore Ada, fattasi suora. Lucia andrà in città, a servizio in una famiglia di signori, ripromettendosi di tornare poi a riprendere la bambina.
Produzione
Le riprese del film sono cominciate il 28 agosto 2023 e sono terminate il 18 dicembre seguente,[6][7] in Val di Sole: a Vermiglio, paese natale del padre della regista, a Carciato e a Comasine.[8][9][10] Maura Delpero ha deciso di realizzare il film dopo la morte di suo padre come modo per contribuire a che le tradizioni nelle quali era cresciuta non andassero perse, effettuando anche molte interviste alla popolazione locale nel corso della pre-produzione.[11][12]
Promozione
La prima clip del film è stata diffusa online da Deadline.com il 30 agosto 2024.[1]
Matteo Pasquini di Ciak scrive che similmente al precedente film Maternal la sceneggiatura ci racconta del rapporto madre-figli impostata su una «cornice estremamente raffinata, sia linguisticamente, stilisticamente che narrativamente coerente e omogenea».[18] Anche Federico Pontiggia del Cinematografo afferma che il film sintetizza «la previa esperienza documentaristica, con maggiore ambizione, libero arbitrio e calma», affermando che, «ottima la direzione d'attori, preziosa la tenuta anti-spettacolare, mirabile la poesia di guerra e pace, abbiamo una signora autrice: Maura Delpero».[19]
Pietro Masciullo di Sentieri selvaggi, afferma che Vermiglio è «al netto di qualche schematismo, un film sincero e onesto con i suoi spettatori confermando nella cineasta uno sguardo registico personale e consapevole».[20] Antonio Cuomo di Movieplayer.it definisce il film come «intimo e sentito», affermando che, sebbene «per ritmo e tono non sarà forse un film che può parlare a tutti, chi saprà entrarci in sintonia resterà colpito e coinvolto nella vita della comunità che lo accoglie».[21]
In una recensione meno entusiasta Davide Turrini di Il Fatto Quotidiano afferma che si nota «un tentativo produttivo dispendioso e ardito di creare un set» in quanto «i fotogrammi di Vermiglio sembrano vuoti», chiedendosi se sia «un’indecisione o un’inesperienza di regia, se siano troppo invadenti le scelte dei direttori della fotografia e degli operatori di macchina sul set».[22]
Jessica Kiang di Variety afferma che «l'economicità la parola d'ordine di questo film», il quale risulta «ingannevolmente formalista» dalla regia, al montaggio, dalle composizioni musicali ai costumi, contribuendo «a un'affascinante rimozione narrativa, smentita dalla nitidezza ravvicinata delle immagini». Kiang scrive che sebbene la storia sia ambientata nel passato, essa «agisce come un futuro segreto di famiglia che si svolge al presente» attraverso «lo spirito delle madri, delle sorelle e delle figlie che sono venute prima e dopo, e che si sono fidate delle imperiose montagne per mantenere i loro segreti».[26]