Valerie Steele è autrice di svariati volumi dedicati alla storia della moda, al suo impatto sociale e la sua valenza erotica, ed è considerata una delle pioniere nello studio della moda, oltre che una della maggiori e più autorevoli esperte in materia, venendo definita dalla giornalista di moda Suzie Menkes “il Freud della moda”.[2][3]
Biografia
Nel 1983 Valerie Steele ha conseguito un dottorato (Ph.D) alla Yale University e ha insegnato dal 1985 al 1996.[3] Nel 2003 è stata nominata direttrice del Museo della Moda dello Fashion Institute of Technology,[1] dove è stata curatrice di più di 25 mostre, nel corso degli ultimi venti anni, tra le quali: Gothic. Dark Glamour, Love & War. The Weaponized Woman, The Corset. Fashioning the Body e Femme Fatale: Fashion in Fin-de-Siècle Paris.[4]
Oltre a ciò è la capo redattrice di Fashion Theory. The Journal of Dress, Body & Culture, pubblicata da Berg Publishers, una rivista accademica fondata nel 1997.[4] È inoltre autrice di numerosi libri, in cui ha affrontato anche le connessioni tra moda (con particolare attenzione nei confronti del corsetto), corpo femminile, erotismo e feticismo, come nei volumi: Fashion and Eroticism. Ideals of feminine beauty from the Victorian era to the Jazz Age (1985), Fetish. Fashion, Sex and Power (1996) e The Corset. A Cultural History (2001); o moda nelle sottoculture, come in Gothic. Dark Glamour (2008).[4] Altri titoli comprendono volumi come Paris Fashion. Fifty Years of Fashion. New Look to Now (1988) e Women of Fashion. 20th-Century Designers (1991).[4] Libri che sono stati spesso tradotti in molte lingue, compresi: cinese, francese, italiano, portoghese, russo, spagnolo e tedesco.[4]
Tiene spesso conferenze sui suoi studi ed è apparsa in numerosi programmi televisivi, tra cui The Oprah Winfrey Show.[4] Dopo essere apparsa nello speciale della PBS, The Way We Wear, è stata descritta dal Washington Post come una delle "donne più intelligenti della moda". Spesso citata dai media, è stata oggetto di profili su Forbes e The New York Times, oltre a essere stata inserita nel Daily News tra "i 50 personaggi più importanti della moda".[5]
È collaboratrice dell'Enciclopedia Britannica, per cui ha scritto voci relative alla storia della moda.[6]
Nel 2020 ha fatto parte della giuria dell'International Talent Support 2020, che ogni anno gratifica giovani designer offrendo loro premi e riconoscimenti.[2]