Valentino CarreraValentino Carrera (Torino, 19 dicembre 1834 – Torino, 12 ottobre 1895) è stato un drammaturgo italiano. BiografiaNato da Luigi Carrera e da Luigia Tossatti, Valentino Carrera lavorò presso la direzione delle gabelle fino al 1878, quando si licenziò per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e all’attività teatrale.[1] Il suo esordio letterario e teatrale avvenne nel 1859, con il dramma a sfondo sociale Il lotto,[1] che risultò anche il suo primo lavoro rappresentato.[2]Il dramma rivela già lo scopo primario che Carrera si prefigge con la sua produzione, quello di rinnovare la commedia popolare.[2] Due anni dopo pubblicò Cronaca della difesa del Lago Maggiore nel 1859 (1861), e subito dopo pubblicò il libro Perlaghi ed Alpi: preregrinazioni di uno zingaro.[1] Giosuè Carducci, recensì le sue opere su La Nazione, il 20 febbraio 1862, evidenziandone "una certa disposizione alla descrizione pittoresca, alle osservazioni interiori", e l’uso di un linguaggio "stranamente figurato e astratto".[1] Carrera scrisse varie commedie a tesi: la sentenziosa Chi s'aiuta Iddio l'aiuta, l'opera allegorica Concordia, la commedia di costume La dote (1864), la farsa Una notte passa presto, il dramma sociale O l'una o l'altra (1867), due drammi fantastici, L'incubo e Il conte Orazio (1871).[1] Il suo primo vero successo arrivò nel 1870, con La quaderna di Nanni, con cui ottenne anche premi al concorso drammatico di Firenze[2] e consensi della critica teatrale.[1] Carrera, che ammirava G. Giraud, approfondì la realtà popolare nella parodia La guardia borghese fiamminga (1871) e nel dramma sociale Il capitale e la mano d'opera (1872).[2] Dopodiché scrisse La nuova scuola degli avvocati (1874), Galateo nuovissimo (1875), grazie alla quale ricevette l'onorificenza di cavaliere, Scarabocchio e Il danaro del comune (1876), Alla prova del dolore (1890), Di chi la colpa (1894).[2] Nella produzione di Carrera l'impegno morale, l'arguzia nell'osservazione della società, un certo senso dell’umorismo vanno di pari passo con una grande enfasi, e con un disinvolto uso di effetti e improvvisazione.[1] Opere
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