Si dedica a tempo pieno alla pittura dai primi anni Sessanta, scelta che diventa decisiva con il soggiorno in Marocco, insieme alla moglie Bianca, tra il 1963 e il 1964.[1] Le opere prodotte in questi anni sono ancora di ascendenza informale, ma in quelle marocchine la figurazione è già allusiva a una natura riconoscibile.
Il rientro dal Marocco vede una nuova fase dell'opera di Buscioni, ritrova infatti gli amici Roberto Barni, Gianni Ruffi e Adolfo Natalini e nel 1966 entra ufficialmente a far parte di quella che Cesare Vivaldi definì Scuola di Pistoia[2], che nel frattempo Natalini aveva lasciato per dedicarsi all'architettura.
La Scuola di Pistoia è annoverata dalla critica tra le risposte italiane alla Pop Art[3][4]
Gli oggetti rappresentati da Buscioni non provengono però dalle pagine dei rotocalchi e dai manifesti pubblicitari, sono oggetti comuni, che hanno un rapporto intimo con l'artista, trasportati in un clima di sospensione, magico, in cui una luce mentale è protagonista. E una particolare attenzione è rivolta alle stoffe, all'involucro, alla superficie delle cose: cravatte, camicie e le giacche protagoniste delle opere, sono irrigidite da righe e pieghe, che le rendono autonome dalla figura umana.[5]
Nell'opera di Buscioni la pittura resta sempre indiscussa protagonista, anche negli anni in cui la ricerca artistica internazionale si orienta verso gli orizzonti del concettuale e del comportamento.
Nei primi anni Settanta la visione sull'oggetto dell'artista pistoiese si fa più ravvicinata, con un gesto analitico e controllato della mano riproduce i particolari di quelle stesse pieghe e di quelle stoffe, in una sintesi quasi astratta.
Il riferimento alla pittura manierista pervade tutta la ricerca di Buscioni, fino ad arrivare ad esplicite citazioni soprattutto di Pontormo e Salviati. Proprio nei primi anni Settanta le stoffe e i materiali si fanno più ricchi e decorativi, entrano in scena le venature del marmo.
Con gli anni, si fa sempre più forte l'attenzione nei confronti di temi biblici e sacri, la forma stessa della pala d'altare inizia ad essere indagata nella serie delle deposizioni.
Dal 1980 al 1998 è titolare della Cattedra di Pittura all'Accademia di Carrara e proprio l'inizio degli anni Ottanta vede nella pittura di Buscioni l'apparizione di visioni quasi mistiche di santi e angeli in caduta, le cui stoffe si gonfiano durante i voli e le ascensioni, arrivando persino ad incendiarsi. Nel cielo appaiono tenebre e atmosferismi lontani dalla luce cristallina degli anni Sessanta.[6]
Anche quando ricompaiono alcuni oggetti della dimensione privata e quotidiana, vengono rievocati attraverso sguardi e tonalità più intimi e riflessivi. La figura umana torna ad abitare gli spazi e a riempire le stoffe, anch'essa carica di energia, accesa da fuochi e tormentata dalle ombre.
La costante devozione di Buscioni alla pittura è stata accompagnata da un'ingente produzione di disegni, alcuni conservati al Gabinetto dei Disegni e Stampe degli Uffizi e dalla realizzazione di vetrate artistiche tra le quali le monofore e il rosone per la chiesa di San Paolo a Pistoia[7] e Il giorno e La sera à rebours per l'atelier Areablu di Pistoia.
Si spegne all'ospedale San Jacopo di Pistoia, a 88 anni, il 6 maggio 2019.[8]
^Cesare Vivaldi, La Scuola di Pistoia, in Collage, n.6, Palermo, febbraio 1966, pp. 73-76.
^Matteo Chini, Pop Art, Miti e linguaggio della comunicazione di massa, collana Grandi Movimenti artistici, Ed. Giunti, Firenze 2003 - ISBN 8809030486.
Cesare Vivaldi, presentazione in catalogo, Studio d'Arte Condotti 85, Roma Antonio Del Guercio, La povertà delle cose, in «Rinascita», Roma, 4 aprile 1969
Enrico Crispolti, Umberto Buscioni, 1967/1973, Fiori, Firenze e Remseck Neckarrems, Stoccarda 1974
Carlos Franqui, La sostenible levedad de su pintura, presentazione in catalogo, Galleria L'Affresco, Arte Fiera, Bologna 1990
Adolfo Natalini, Un'occhiata sul cielo, presentazione in catalogo, Galleria Civica d'Arte Moderna, Palazzo dei Diamanti. P.A.C. Ferrara 1990
Chiara d'Afflitto, Umberto Buscioni 1963-1991, Mistero e Rivelazione del quotidiano, presentazione in catalogo, testi di Renato Barilli e Cesare Vivaldi, Palazzo Fabroni, Pistoia, 23 maggio - 10 agosto, Mazzotta, Milano 1992
Nicola Micieli, Buscioni, con un'introduzione privata di James Beck, Centro DI, Firenze 1994
Giuseppe Billi e Enrico Mascelloni, Umberto Buscioni,Museo dell'Opera del Duomo, Prato, Ed. Adriano Parise, Verona Giovanna Uzzani, Emilio Pucci. Il tempo e la moda, Ginevra-Milano 1996
Umberto Buscioni. Magia dei segni, a cura di Mirabilia, Centro e Fondazione Marino Marini, Pistoia Marco Goldin, Figure della pittura, Electa, Milano 1996
James Beck, Quattro da Pistoia un da New York, Barni, Buscioni, Natalini, Ruffi, James Beck, Gli Ori, Pistoia 2001
Umberto Buscioni, Disegni, testi di Renato Barilli, Francesco Gurrieri, Marco Cianchi, Serena Becagli, Piero Buscioni Gli Ori Pistoia 2002
Alberto Boatto, Continuità. Arte in Toscana, 1945-1967, Maschietto & Musolino, Firenze 2002
Umberto Buscioni. Nostre ombre. Dipinti 1990-2005, a cura di Marco Cianchi, Palazzo Pitti, Galleria d'Arte Moderna, Sala della Musica e Sala del Fiorino, Firenze, 22 settembre - 2 novembre 2006
Serena Becagli e Giuseppe Billi, Umberto Buscioni. Il cantico dei cantici, Gli Ori, Prato 2007
Maurizio Calvesi, Umberto Buscioni. Quel che resta è la pittura, presentazione in catalogo, testi di Carlo Frittelli, Maurizio Calvesi, Adolfo Natalini, Umberto Buscioni, Carlo Cambi Editore, Poggibonsi 2008
Umberto Buscioni, Il primato della pittura, “Paletot” gennaio 2009, numero monografico
Stefano Veloci, Umberto Buscioni. L'età dell'oro, presentazione in catalogo, testi di AA. VV., Gli Ori, Pistoia 2011
Toti Carpentieri, Umberto Buscioni. Lo spazio della pittura e il tempo ritrovato, Editrice Salentina 2012
Umberto Buscioni, Le vetrate della chiesa di San Paolo a Pistoia, testi di Elena Testaferrata e Valerio Tesi, Gli Ori, Pistoia 2017
Umberto Buscioni, L'anima segreta delle cose, testo di Gabi Scardi, Gli Ori, Pistoia 2018