Ugo Cei
Ugo Cei (Castelfranco Emilia, 1º ottobre 1867 – Cella Monte, 17 aprile 1953) è stato un generale e politico italiano, distintosi particolarmente nel corso della Grande Guerra come comandante di brigata. Nel febbraio del 1935 venne nominato Commissario straordinario del Governo per le onoranze ai caduti in guerra in Italia e all'estero, e il 25 marzo 1939 Senatore del Regno nella XXX Legislatura. Decorato con le Croci di Cavalieri e di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, di tre medaglie d'argento e una croce di guerra al valor militare. BiografiaNacque a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, il 1º ottobre 1867 figlio di Scipione e di Luigia Vallino Baietta.[1] Arruolatosi nel Regio Esercito dal 1885 iniziò a frequentare Regia Accademia Militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria.[1] Promosso tenente, nel 1898 era in servizio presso il 14º Reggimento fanteria della Brigata Pinerolo, allora al comando del maggior generale Francesco Pistoia.[2] Nel 1902 frequentò i corsi della Scuola di guerra dell'esercito, e nel 1911-1912 partecipò alla guerra italo-turca come maggiore del 7º Reggimento fanteria, distinguendosi nella battaglia di Ettangi dove fu decorato con la prima Medaglia d'argento al valor militare.[1] Divenuto colonnello, durante la prima guerra mondiale, dal 29 novembre 1915 al 22 maggio 1916, e dal 3 luglio 1916 al 15 aprile 1917 fu sottocapo di stato maggiore della 2ª Armata, servendo sotto i tenenti generali Pietro Frugoni e poi Settimio Piacentini.[3] Promosso colonnello brigadiere l'8 aprile 1917 assunse il comando della neocostituita Brigata Lecce, che mantenne sino novembre dello stesso anno, quando la brigata venne sciolta temporaneamente in seguito alla disfatta di Caporetto. Durante il periodo in cui esercitò il suo comando venne decorato di due medaglie d'argento al valor militare.[4] Promosso brigadiere generale il 15 giugno 1918 assunse il comando della Brigata Abruzzi, che mantenne sino 23 settembre dello stesso anno, venendo decorato con la Croce di Ufficiale dell'ordine militare di Savoia e una Croce di guerra al valor militare.[5] Nel 1919 prese parte alla campagna d'Albania, e poi fu giudice supplente del Tribunale supremo di guerra e marina dal 18 luglio al 26 settembre 1920.[6] Divenuto generale di divisione, il 2 dicembre 1928 fu nominato comandante della Divisione territoriale di Genova.[7] Nel 1932 viene personalmente nominato da Benito Mussolini Commissario del Governo per il cimitero monumentale del Grappa[N 1]. Promosso generale di corpo d'armata il 22 luglio 1933, nel febbraio del 1935 è nominato Commissario straordinario del Governo per le onoranze ai caduti in guerra in Italia e all'estero.[1] Nominato Senatore del Regno d'Italia il 25 marzo 1939, divenne Membro della Commissione degli affari dell'Africa italiana dal 17 aprile, rimanendovi sino 5 agosto 1943.[1] Dopo la caduta del regime fascista in seguito alla Guerra di liberazione italiana la sua compromissione con il passato regime gli costò l'espulsione dal Senato. Il 7 agosto 1944 fu deferito all'Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il Fascismo con l'imputazione di 6º grado: "Senatori ritenuti responsabili di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra sia coi loro voti, sia con azioni individuali, tra cui la propaganda esercitata fuori e dentro il Senato". L'ordinanza di decadenza da senatore porta la data del 30 agosto 1945 resa definitiva l'8 luglio 1948 con sentenza di cassazione.[1] Risiedeva abitualmente a Milano, al numero 18 di via San Giovanni sul Muro. Morì il 17 aprile 1953 a Cella Monte.[1] Onorificenze— 30 settembre 1912.[8]
— 10 giugno 1920.[8]
«Nell'avanzata di Ettangi, conquistava alla baionetta, alla testa del battaglione, le trincee del pianoro di Sidi Garbàa e si manteneva col battaglione sulle posizioni occupate anche dopo che tutti gli altri battaglioni avevano ripiegato, dando tempo ai medesimi di riordinarsi in posizione arretrata finché dopo tre quarti d'ora, quasi completamente accerchiato dal nemico, era costretto a sua volta a ripiegare. Sidi Garbàa, 16 maggio 1913.»
«Comandante di una brigata, durante quattro giorni di furioso bombardamento avversario con energia e fermezza mirabili e dando impareggiabile esempio di valore seppe con le proprie truppe mantenere saldamente posizioni sconvolte, in gran parte spianate e sprovviste di ricoveri. Versante Carsico del Vippacco, 23-23 maggio 1917.»
«Comandante di una brigata, vigorosamente la guidò all'attacco di una ben munita posizione, e percorrendo in ogni senso il settore violentemente battuto dai tiri nemici ed incitando le truppe con mirabile esempio del suo sprezzo del pericolo, seppe strappare all'avversario una molto contrastata trincea, facendovi numerosi prigionieri e saldamente mantenendola poi, nonostante ripetuti contrattacchi. Versante Carsico del Vippacco, 19 agosto 1917.»
«Con molto slancio e ardimento condusse il battaglione nell'avanzata verso Ettangi sino all'assalto delle trincee di Sidi Garbàa, occupate le quali vi si mantenne con tenace fermezza sino al momento della ritirata. Sidi Garbàa, 16 maggio 1913.»
«Comandante di brigata di fanteria, durante una grande offensiva nemica, diede prova di perizia, valore e sprezzo del pericolo. Col Moschin, 15 giugno 1918.»
— 30 settembre 1912.
— 9 gennaio 1917.
— 10 giugno 1920
— 27 ottobre 1930.
— 31 agosto 1935.
— 14 gennaio 1916.
— 20 gennaio 1921.
— 26 maggio 1932.
— 24 ottobre 1935.
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
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