Trifolium pratense

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Trifoglio dei prati
Trifolium pratense
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Fabidi
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
SottofamigliaFaboideae
TribùTrifolieae
GenereTrifolium
SpecieT. pratense
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
GenereTrifolium
SpecieT. pratense
Nomenclatura binomiale
Trifolium pratense
L.

Il trifoglio dei prati (Trifolium pratense L.), detto anche trifoglio rosso o trifoglio violetto, è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Fabacee, nativa dell'Eurasia e del Nord Africa[1].

Descrizione

Il trifoglio rosso è una pianta erbacea perenne a vita breve (nonostante la denominazione, in Italia ha un ciclo di vita che rarissimamente supera i due anni). Varia in dimensioni, andando da 20 a 80 cm di altezza. Ha un fittone molto ramificato che gli permette di sopportare la siccità e gli dà un buon effetto di sostegno sul terreno.[2]

Le foglie sono alternate, trifogliate (cioè con tre foglioline, ognuna di 15–30 mm di lunghezza e 8–15 mm di larghezza), verdi con una caratteristica mezzaluna pallida sulla metà esterna della foglia; il picciolo è lungo 1–4 cm, con due stipole basali che si assottigliano improvvisamente in una punta simile a una setola.

I fiori sono rosa più o meno intenso, tendente al violaceo, con base più chiara, lunghi 12–15 mm, apparenti come una densa infiorescenza a capolino.

Il frutto è un piccolo legume contenente un unico seme.

Biologia

Si riproduce per impollinazione incrociata ad opera di insetti impollinatori (api, bombi)[2].

Coltivazione

La pianta resiste ottimamente al freddo, arrivando a popolare suoli fino ai 2600 m sul livello del mare. La buona adattabilità di questa foraggera ai terreni di montagna è confermata anche dalla sua buona tolleranza all'acidità: la pianta trova in un pH del suolo compreso tra 6 e 7 il proprio livello ottimale, ma si riesce ad ottenere buone produzioni anche con pH compresi tra 6 e 7,5[2].

Trifolium pratense non è eliofilo quanto le altre leguminose, quindi si presta alla trasemina. Tuttavia è notevolmente danneggiato dal secco, quindi per tutto il ciclo vegetativo necessità di regolari apporti d'acqua. Non sopporta comunque i ristagni: nel caso di irrigazione è importante irrigare con piccoli quantitativi piuttosto regolarmente, piuttosto che fornirgli elevati apporti idrici che possono essere anche più dannosi della siccità.

Usi

Coltivata, oggi come nel passato, come foraggera; è preferita nel ciclo della rotazione delle colture poiché Trifolium pratense possiede a livello delle radici la capacità di vivere in simbiosi con specie batteriche (gen. Rhizobium/Phyllobacterium) in grado di fissare l'azoto atmosferico in ammonio, che disciolto nel suolo è la fonte principe di azoto per le piante. Com'è noto, l'azoto è indispensabile a tutte le piante per la formazione delle proteine strutturali, che costituiscono lo scheletro o struttura portante della pianta. Ottima erba da foraggio, tanto che era chiamata nei secoli passati "erba da latte" per i bovini (tale appellativo è ancora in uso presso gli anziani contadini).

Per la sua bellezza, è molto usata come pianta ornamentale.

I fiori del Trifoglio rosso sono commestibili e possono essere usati per guarnire ogni tipo di piatto. Possono perfino essere trasformati in farina.

Usi medici

Nella medicina popolare gli infusi di trifoglio venivano utilizzati nel trattamento dell'ipercloridria[3].

Note

  1. ^ (EN) Trifolium pratense, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 24 maggio 2023.
  2. ^ a b c Trifoglio pratense - Trifolium pratense L., su Atlante delle coltivazioni erbacee - Foraggere. URL consultato il 24 maggio 2023.
  3. ^ Margherita Neri, Buone erbe dei campi, 1ª ed., Sommacampagna (VR), Ottaviano Mistral, giugno 1991, p. 73, ISBN 88-7122-144-3.

Voci correlate

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