Torpekai AmarkhelTorpekai Amarkhel (in dari تورپیکی امرخیل, Tūrpīkāy Āmarkhīl, in pashtu تورپیکای آمرخېل, Tūrpīkāy Āmarkhēl; Maidanshahr, 4 aprile 1981 – Cutro, 26 febbraio 2023) è stata una giornalista e attivista afghana per i diritti umani e i diritti delle donne. Ha lavorato come fotoreporter per conto dell'ONU,[1] per il suo impegno nell'emancipazione femminile documentando la condizione delle donne in Afghanistan[2]. L'Ordine italiano dei giornalisti le ha dedicato l'8 marzo 2023.[3] BiografiaLaureata in giornalismo all'Università di Kabul[4], dopo la caduta del regime talebano nel 2002[2] iniziò la sua carriera come presentatrice presso la Radio Television Afghanistan (RTA), lavorando in un team tutto al femminile[5]. In quegli anni considerava il giornalismo una "nuova frontiera" per le donne afghane e incoraggiava le sue colleghe a superare l'uso del burqa durante le interviste[2], nonostante le difficoltà di operare in una società ancora profondamente conservatrice.[2] Successivamente, collaborò con la Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA),[5][1] contribuendo al progetto Unama News per diversi anni.[2] Negli ultimi anni si era dedicata alla realizzazione di reportage fotografici, denunciando le drammatiche condizioni di vita delle donne nel suo Paese;[6] tuttavia, il ritorno al potere dei talebani nell'agosto 2021 trasformò l'Afghanistan in un luogo sempre più ostile per le donne.[2] Le nuove restrizioni le impedirono di lavorare, uscire senza velo o persino portare i figli in luoghi pubblici.[2][7] Di fronte a un'escalation di violenze e privazioni, Torpekai fu costretta a lasciare il Paese con la sua famiglia.[2] Fuggita dall'Afghanistan, raggiunse a piedi l'Iran e subito dopo arrivò in Turchia, stabilendosi a Istanbul prima di partire verso la città di İzmir,[8] dove il 22 febbraio 2023 salirà a bordo del caicco Summer Love che la porterà in Italia.[4] Aveva già chiesto il diritto d'asilo in Australia.[1][9] Il 26 febbraio 2023, durante il tragico naufragio dell'imbarcazione a Steccato di Cutro, Torpekai perse la vita insieme al marito Samiullah, alla cugina Basira e al figlio di cinque anni, Osman.[8] L'altra figlia di nove anni, Ayesha, risulta dispersa.[8] La sorella Mida, giunta a Crotone da Rotterdam, si è attivata per ottenere giustizia, affidando il caso a un pool di legali che rappresenta le famiglie delle vittime.[2] Note
Voci correlateCollegamenti esterni
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