Nell'antica Roma il tintinnabulum (nel VI secolo d. C. divenuto tintinnum)[1] era un sonaglio azionato dal vento e composto da più campanelle legate ad un'unica struttura. Spesso il tintinnabulum era raffigurato fallicamente come un fascinus, una figura magico-religiosa che aveva il compito di allontanare il malocchio e portare fortuna e prosperità. Spesso il fascinus era dotato di gambe animalesche che ne aumentavano l'efficacia.[2]
Contesto
I tintinnabula erano appesi sull'uscio delle abitazioni e davanti ai negozii assieme ad una lampada. Si pensa che sia la figura fallica che il suono provocato dal vento fossero considerati come elementi apotropaici.[3]
Nel mondo etrusco i tintinnabula erano molto decorati. Nel Museo civico archeologico di Bologna v'è un esemplare su cui sono rappresentate donne che filano, tessono e cardano la lana.[4] Al bestiame venivano fatte indossare delle campanelle sia per poter rintracciare gli animali che, probabilmente, per motivi apotropaici.[5]
Note
^J.N. Adams, The Regional Diversification of Latin, 200 BC–AD 600, Cambridge University Press, 2007, p. 321.
British Museum, n. inv. 1814,0704.1595: figura grottesca con due falli facente parte di un tintinnabulum.
British Museum, n. inv. 1814,0704.415: un Mercurio itifallico con la cresta da gallo ed in mano una borsetta del denaro.
British Museum, n. inv. 1824,0432.2: un'aquila dalla testa fallica che trasporta un rettile ed un avambraccio umano la cui mano "fa la fica" (un gesto che porta fortuna.