Ti ho sposato per allegria
Ti ho sposato per allegria è una commedia in tre atti composta nel 1965 e pubblicata nel 1966 di Natalia Ginzburg. TramaPrimo attoLa commedia si apre con i due protagonisti, Giuliana e Pietro, in scena. Pietro, un giovane avvocato, non riesce a trovare il suo cappello chiedendolo alla sua consorte, che tuttavia si rende conto di non sapere nemmeno che egli avesse un cappello. Da questa scena si scopre che i due giovani sono sposati da una settimana e che si conoscono da circa un mese. Pietro, tuttavia, esce da casa sua e stronca il dialogo con la donna, che inizia a conversare con la sua domestica. Giuliana racconta alla domestica Vittoria la sua vita travagliata: lei era figlia di una ragazza-madre di un paesino in Romagna. Giuliana, sognando di fare l'attrice, si trasferisce a Roma facendosi ospitare dalla sua amica Elena in attesa di un colpo di fortuna. Tuttavia, ella trova lavoro in un negozio di dischi, dove Paoluccio (il proprietario del negozio) era, secondo la donna, interessato a lei sentimentalmente. Giuliana, però, non corrispondeva il proprietario ed era invece incuriosita da un cliente abituale del negozio, Manolo, che le aveva suscitato interesse per via del suo aspetto misterioso e malinconico allo stesso tempo. Nonostante iniziali titubanze, sia della protagonista che di Elena, i due finiscono per convivere e presto la donna annichilisce la propria personalità per assecondare il volere di Manolo che l'abbandonerà non appena arriva a sapere che Giuliana è incinta. Da qui inizia l'amicizia solidale con Topazia, la quale era stata legata allo stesso uomo. Giuliana e Topazia si capiscono al volo e si confidano le esperienze vissute con questo personaggio: il quale aveva finito per piantare in asso entrambe rinfacciando a ciascuna di loro la mancanza di classe (di una classe che, fra l'altro, avrebbe invece caratterizzato l'altra). In seguito ad una gravidanza, le vicende della vita avevano poi portato Giuliana (anche se in un primo momento, sotto incoraggiamento di Topazia, aveva accettato di tenere il bambino) ad abortire, rinunciando al figlio di Manolo (Topazia e Manolo non compaiono mai in scena: la loro storia viene resa nota grazie alla narrazione di Giuliana). Alla fine del primo atto, Giuliana spiega di aver conosciuto Pietro dopo essere svenuta ad una festa in seguito ad una sbornia. Nello stesso tempo, ritorna Pietro che si era recato , con la madre, ad un funerale.[1] Secondo attoIl secondo atto si apre con Pietro che comunica alla propria moglie di aver invitato la madre al pranzo di domani. La schiettezza del giovane avvocato rende noto a Giuliana che sua madre non gradirà molto lei, la casa e persino la domestica Vittoria. Lei, risentita, inizia a chiedere perché l'ha invitata se non le piacerà nulla. Pietro risponde che l'ha invitata poiché è pur sempre sua madre. Giuliana rincara sostenendo che lei non gli porta mica sua madre a casa. A questo punto nasce un'incomprensione tra i due a causa delle differenze tra le loro madri. A questo punto Pietro, dopo aver ascoltato come la madre di Giuliana sia una povera donna che abbia il vizio di nascondere i giornali sotto il letto, parla della propria genitrice, descrivendola come una povera donna che con l'avanzare dell'età ha iniziato a provare un grande dolore, causato un po' dalla morte del coniuge e dalla figlia, ancora non sposata. Tuttavia, queste motivazioni non convincono la ragazza che incalza Pietro e gli domanda se la madre è triste anche per il matrimonio repentino del figlio, e se stesse sospettando su di lei pensando abbia sposato il figlio per i soldi. Dopo la risposta affermativa da parte dell'uomo, Giuliana afferma di averlo sposato anche per i soldi, causando un'incomprensione. Difatti, Pietro le domanda se l'avrebbe sposato nel caso non avesse avuto soldi, non ricevendo però risposta e venendo addirittura rimproverato, poiché l'ha sposata troppo presto. A questo punto, Pietro risponde che è stata Giuliana stessa a chiedere di sposarsi presto, altrimenti si sarebbe suicidata. I due arrivano dunque a stabilire il divorzio all'estero, nel caso la convivenza si fosse dimostrata più velleitaria del previsto.[1] Terzo attoLa visita di un personaggio importante, la madre di lui, crea tensioni ed un effetto comico. Severa e bigotta, la madre di Pietro completa il ritratto familiare insieme a sua figlia, sorella di Pietro. È particolarmente scandaloso, a giudizio della suocera, il fatto che i due non si siano sposati in chiesa: a suo dire, Pietro ha deliberatamente sposato Giuliana allo scopo di darle un dolore. Dopo la visita, rimasti soli, moglie e marito convengono sul fatto che non sempre parlano delle stesse cose, e che al nome di Lamberto Genova, di cui avevano parlato, corrispondono due persone presumibilmente diverse.[1] Analisi della commedia dei personaggiNel dramma la Ginzburg disegna il ritratto di un matrimonio, di carattere piuttosto borghese, tra l'avvocato Pietro e Giuliana, una giovane donna di bassa estrazione sociale conosciuta ad una festa. Al momento di conoscere Pietro, Giuliana si trovava nel mezzo di una crisi. Il racconto della vita di Giuliana costituisce la trama principale della vicenda. Sul palco, passano in rassegna vari dialoghi tra i personaggi. Spesso sono scambi di idee in cui la banalità della vita di tutti i giorni viene intrecciata ai problemi esistenziali:[2] La sottile ironia della commedia consiste così nel raccontare in tono quasi allegro gli eventi più problematici: realtà come l'aborto, la morte, la separazione e l'incomunicabilità nei rapporti di coppia vengono in un certo senso sdrammatizzate e descritte con la massima naturalezza.[1] PersonaggiPersonaggi in scena
Personaggi narrati
RappresentazioniIl debutto è stato il 14 maggio 1966 al Teatro Gobetti di Torino, regia di Luciano Salce, scene e costumi di Luca Sabatelli, interpreti: Renzo Montagnani (Pietro), Adriana Asti (Giuliana), Gabriella Giorgelli (Vittoria), Italia Marchesini (Madre di Pietro), Rita Guerrieri (Ginestra)[3]. Opere derivateDalla pièce venne tratto, nel 1967, il film omonimo diretto da Luciano Salce e interpretato da Monica Vitti e Giorgio Albertazzi quali protagonisti, e inoltre da Italia Marchesini e Maria Grazia Buccella, che fu premiata nel 1968 con il Nastro d'argento come attrice non protagonista per il ruolo di Vittoria da lei impersonata in questo film. Topazia e Manolo, che non comparivano in scena nella commedia, vengono inseriti nel film e interpretati da Luis La Torre ed Anna Saia. Nel 1982 venne realizzata una versione per Rai 2, trasmessa l'8 luglio 1983, per la regia di Carlo Battistoni e interpretata da Giulia Lazzarini, Giampiero Bianchi, Maria Grazia Mazzari, Delia Bartolucci, Gabriella Franchini. Note
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