Figlio di Richard Deck, tintore di seta e di Marguerite Hach, Joseph Théodore Deck sin da piccolo si appassionò alla chimica e alle scienze fisiche. Quando terminò la scuola elementare, trascorse tre anni al college di La Chapelle-Sous-Rougemont, vicino a Belfort. La morte del padre nel 1840 lo costrinse a tornare nella sua città natale e rilevare l'azienda di famiglia, che però non ebbe successo.
Dopo aver imparato l'arte della ceramica lavorando in una fabbrica di Strasburgo, viaggiò a lungo in Europa per perfezionare le sue conoscenze, soprattutto in Germania e in Austria.[1]
Una volta rientrato in Patria nel 1856, si fermò a Parigi, dove aprì una fabbrica di ceramiche che diventò presto celebre.[1]
Nel 1861, al Salon des arts et industries de Paris, che si tenne sugli Champs-Élysées, Théodore Deck espose per la prima volta le sue opere: si tratta di pezzi con una decorazione a intarsio chiamata "Henri II" e altri, e in quella occasione vinse anche una medaglia d'argento. L'anno successivo, durante l'Esposizione Universale del 1862 a Londra, entusiasmò i clienti inglesi.
Dal 1887 fino alla sua morte guidò la Manufacture nationale de Sèvres, celebre per la produzione di porcellane e svolse a Sèvres anche l'attività di insegnante.[1]
La produzione di Deck aderì fondamentalmente a quell'eclettismo diffusosi nell'arte ceramica in Europa nell'Ottocento, subito dopo il tramonto del gusto neoclassico.[1]
Deck si distinse per i suoi studi versatili e per la riproduzione di stili diversi ed è divenuto famoso soprattutto per le sue 'faenze' rinascimentali, per le sue ceramiche di tipo persiano e le sue porcellane ispirate a quelle cinesi.[1]
Proprio dallo studio della ceramica persiana trasse l'ispirazione per la tinta blu-verde che porta il suo nome (blu di Deck).[1]
Opere
Opere di Théodore Deck
Naiade a riposo (1871), Colmar, Musée Unterlinden.
(FR) Jules Antoine Castagnary, Théodore Deck, in Revue Alsacienne, 1880, pp. 337-345.
Daniela Di Castro e Roberto Valeriani, Il valore delle porcellane europee, Umberto Allemandi Editore, 1985.
G. P. Emiliani e F. Corbara, Tecnologia Ceramica "Le Materie Prime", I, Faenza, Gruppo Editoriale Faenza Editrice S.p.A., 1999.
G. P. Emiliani e F. Corbara, Tecnologia Ceramica "Le Lavorazioni", II, Faenza, Gruppo Editoriale Faenza Editrice S.p.A., 1999.
G. P. Emiliani e F. Corbara, Tecnologia Ceramica "Le Tipologie", III, Faenza, Gruppo Editoriale Faenza Editrice S.p.A., 2001.
(FR) Christine Lahaussois, La céramique, Massin, 2000.
(FR) André Girodie in , 1903, vol. V, no 11, 10 p., Biographies alsaciennes : Théodore Deck, in Revue Alsacienne illustrée, V, n. 11, 1903, p. 10.
(FR) André Girodie, Un céramiste alsacien : Théodore Deck, Nancy, Art & Industrie, 1912.
(FR) Antoinette Faÿ-Hallé, Françoise Fournière e Brigitte Grenier, Théodore Deck ou L'éclat des émaux, 1823-1891, Marsiglia, Musées de Marseille, 1994, p. 143.
(FR) Sandor Kuthy, Albert Anker, faiences, en collaboration avec Théodore Deck, Losanna, Marguerat, 1985, p. 10.
(DE) P. Rada, Die Technik der Keramik, Dausien, 1989.