Il Teatro Nazionale d'Albania (Teatri Kombëtar in albanese) è stato il teatro principale di Tirana.
Costruito in stile razionalista nel 1939, durante il protettorato italiano del Regno d'Albania dall'architetto Giulio Bertè[1], con impronta futuristica e metafisica dell'epoca, nel 2018 il governo di Edi Rama sceglie di demolirlo per ricostruirne uno più grande e moderno.
Dopo una lunga e pacifica protesta popolare per la sua salvaguardia storica e rappresentativa, in quando "monumento artistico-culturale"[5], che ha generato arresti di civili, attori e registi dello stesso Teatro[6], viene abbattuto in modo deciso prima dell'alba del 17 maggio 2020[7][8][9]. L'accaduto ha sconvolto e scandalizzato gli intellettuali e in generale l'opinione pubblica albanese[10][11][12], nonché provocato sconcerto e riprovazione anche nel mondo della cultura internazionale[13].
Nello stesso sito, nel dicembre 2022 sono cominciati i lavori per la costruzione del nuovo Teatro Nazionale d'Albania.
Storia
Costruito nel 1939, servì dapprima come cinema per lo svago dei soldati italiani in licenza. In seguito fu ribattezzato "Cinema Teatro Kosovo" (albanese: Kinema Teater Kosova).
Terminata la guerra, il 24 maggio 1945 fu reinagurato con il nome di "Teatro Professionale dello Stato" (albanese: Teatër Profesionist i Shtetit) per poi cambiare nome in "Teatro popolare" (albanese: Teatri Popullor). Nel giugno 1991 prese nome di "Teatro Nazionale".[14]
Nel 2018 il governo albanese ne ha deciso la demolizione e ha temporaneamente trasferito la sua compagnia teatrale in via Sami Frasheri nel quartiere Tirana Re. Al suo posto sarà costruito un nuovo teatro disegnato dallo studio danese BIG.[15] L'abbattimento è stato completato nel maggio del 2020[16].
Questo ha suscitato ampie critiche di gruppi di cittadini, studenti, e proteste di politici e artisti locali[17][18][19], decine dei quali arrestati[20]. Il governo e il primo ministro dell'Albania sono stati pubblicamente accusati dagli stessi socialisti e altri politici, inoltre, di operare a Tirana per il riciclaggio di denaro e speculazione edilizia.
^La proposta era quella di restaurare il Teatro Nazionale con fondi europei, già destinati al Teatro in questione, e costruire il nuovo Teatro Nazionale in altra sede, così da avere due teatri a Tirana. Il Primo Ministro Rama è stato accusato, con il grave accaduto, di damnatio memoriae, e quindi di "volere eliminare la memoria architettonica e storica legata al periodo italiano razionalista definito fascista".
^Tra di loro anche Monika Kryemadhi, moglie del presidente della Repubblica Ilir Meta e leader Movimento socialista per l’Integrazione, la seconda più rilevante forza di opposizione. Anche Lulzim Basha, leader del Partito democratico, si è scagliato contro l’abbattimento del teatro definendola “un atto di corruzione da parte del governo che non rinuncia agli affari sporchi anche in questi momenti di pandemia”. Una contestazione trasversale dunque, a prescindere dalle posizioni politiche e che adesso sta generando il caos in Albania. Il capo dello Stato, Ilir Meta (già del tutto in rotta con il primo ministro Rama) non ha usato mezzi termini: “A ordinare la demolizione è stata la mafia al potere. Nessuno può illudersi che ci sia uno Stato di diritto in Albania”. Altrettanto forte la presa di posizione di Confindustria Albania: “Uno dei monumenti di cultura più importanti d’Albania e d’Europa è stato scippato alla città di Tirana e alla storia dell’architettura, italiana e non solo — ha dichiarato il presidente Sergio Fontana — È come se per costruire un teatro più capiente, coperto e confortevole, si decidesse di abbattere l’Arena di Verona o il Colosseo.