Sven MarkeliusSven Markelius, nome completo Sven Gottfrid Markelius (Stoccolma, 25 ottobre 1889 – Danderyd, 24 febbraio 1972), è stato un architetto svedese, un'importante personalità che ha aderito allo stile internazionale introducendolo in Svezia negli anni venti[1][2]. BiografiaSven Markelius nacque a Stoccolma il 25 ottobre 1889.[3] La carriera di studi di Markelius è culminata con la frequentazione dell'Istituto reale di tecnologia di Stoccolma, dove si è laureato nel 1913 e della Reale Accademia delle Belle Arti, Facoltà di Architettura, diplomandosi nel 1915;[2][3][4] successivamente ha aperto il suo studio di architettura a Stoccolma nel 1915.[1] Non seguì lo stile romantico dei suoi maestri R. Ostberg e Ferdinand Boberg, avvicinandosi, sin dagli esordi, ai movimenti razionalisti, guidati da Le Corbusier, differentemente da Gunnar Asplund, più propenso all'empirismo e alla osservanza delle tradizioni locali.[2][3] Sin dai primi anni della sua attività, Markelius ha vinto numerosi importanti concorsi di design in tutta la Svezia.[1] Il suo progetto per un complesso di sale da concerto a Helsingborg (1925) è forse il suo lavoro principale, oltre ad essere stato premiato; le sue forme libere e rettilinee, con le loro pareti bianche e le ampie vetrate, riflettono l'audace stile che caratterizzò il design accademico europeo.[1][2][3] Da ricordare il Club degli studenti al politecnico di Stoccolma (1929), in collaborazione con Uno Ahren, ampliato poi, nel 1952, con Bengt Lindroo.[2] Tra i suoi lavori più sperimentali si può menzionare la casa d'abitazione collettiva a Stoccolma (1935), costituita da cucine, ristoranti, asili nido e altre strutture domestiche per ospitare famiglie in cui entrambi i genitori erano impegnati a lavorare fuori casa,[1] che si risolse in un interessante inserimento nel tessuto cittadino precostituito.[2] Markelius ottenne un riconoscimento internazionale con il suo progetto per il padiglione svedese alla Fiera mondiale di New York nel 1939,[1] che risultò il primo tentativo di superamento o di integrazione dell'architettura razionalista, attraverso l'espressione di uno stile che considerò anche le esigenze psicologiche dell'individuo,[2] oltre che l'architettura libera dalle oppressioni dittatoriali e nazionalistiche.[3] La sua casa a Danderyd (1945), una villa contraddistinta da un tetto basso, inserita in un ambiente naturale di rocce e alberi, divenne un prototipo per case informali,[1] ricco di significati umani.[2][4] Si distinse anche con la "Casa del Popolo" a Linköping (1954), per la quale dovette superare la questione dell'inserimento in un ambiente antico, data la presenza della cattedrale del XIII secolo.[2] Come direttore della pianificazione per la città di Stoccolma (1938-1954), ha supervisionato il piano di Vällingby, una comunità satellite fondata nel 1953,[1] in cui applicò le moderne teorie dell'ampliamento delle grandi città, realizzando nuclei satelliti autosufficienti.[2][3][4][5] Infine, la sede dei Sindacati a Stoccolma (1955), si caratterizzò dall'utilizzo di materiali e sistemi costruttivi di tipo industriale.[2] Progetti
Note
Bibliografia
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