Nel gioco si guidano dei dragster con visuale in prima persona su circuiti automobilistici simili a montagne russe, dotati di salti e paraboliche, dai quali è possibile cadere: dopo ogni caduta l'auto viene rimessa in pista da una gru, a meno che non sia troppo danneggiata per proseguire. Infatti, ogni volta che si cade o si urta contro un avversario, si può vedere una crepa allungarsi sempre di più nell'abitacolo: quando raggiunge la sua massima estensione, l'auto si ferma. Nelle auto è presente un turbo, che può essere utilizzato in maniera limitata dato l'alto consumo di carburante.
Sono presenti due modalità: pratica e campionato. Nella prima si possono percorrere le piste da soli, in modo da prendere confidenza con gli 8 tracciati a disposizione; la seconda permette di partecipare a un torneo a gironi, dove si gareggia contro un avversario guidato dalla CPU.
Il campionato è suddiviso in quattro categorie; in ognuna di queste ci sono tre piloti e due piste, di crescente difficoltà. Ad ogni gara vinta si guadagnano dei punti, e al termine della stagione il primo classificato viene promosso nella categoria superiore, mentre l'ultimo in quella inferiore. Scopo del gioco è quello di vincere la prima divisione.
Versioni
Le versioni per Amiga e Atari ST sono dotate di un maggior numero di colori e di audio digitalizzato; permettono inoltre una modalità multiplayer a due giocatori tramite un cavo null modem.
Le versioni per ZX Spectrum e Amstrad CPC sono state programmate da Pete Cooke, specializzato in videogiochi 3D per quelle piattaforme. La versione per Commodore 64 è stata in seguito portata anche per la sfortunata consoleCommodore 64 Games System, e inserito nella cartuccia dal titolo Power Play insieme a Rick Dangerous e Microprose Soccer.
Bibliografia
Stunt Car Racer (manuale dell'edizione MS-DOS da edicola), collana Futura Games, Futura Publishing, 1994.
Stunt Car (JPG) (ST), in K, n. 10, Milano, Glénat, ottobre 1989, pp. 32-33, ISSN 1122-1313 (WC · ACNP).
Stunt Car Racer (JPG) (C64), in K, n. 14, Milano, Glénat, febbraio 1990, p. 62, ISSN 1122-1313 (WC · ACNP).