Suo marito morì nel 1848 solo tre anni dopo il suo secondo matrimonio, lasciando un figlio di sei mesi che successe al marchesato.
Filantropia
Le radici scozzesi della marchesa non le impedirono di interessarsi alla città di Cardiff, dove il marito aveva vasti interessi commerciali e industriali. Sophia fu una delle prime sostenitrici della lingua gallese; cercò di impararlo da sola, dando soldi per l'istituzione del collegio gallese a Llandovery e fornendo assistenza finanziaria per l'Eisteddfod[7]. È stata anche responsabile della donazione del terreno e del finanziamento della costruzione della Chiesa di Tutti i Santi per gli anglicani di lingua gallese, in Tyndall Street, a Cardiff[8].
Nel 1858 fu Sophia a concedere agli abitanti di Cardiff l'uso delle tenute di Bute tra Cathedral Road e il fiume Taff da utilizzare come primo parco pubblico della città. Il parco di 18 acri, chiamato Sophia Gardens[9], fu finanziato dalla marchesa e comprendeva una loggia, aiuole, paesaggistica e un laghetto ornamentale, supervisionato dal suo capo giardiniere[10].
Morte
La marchesa morì, all'età di cinquant'anni, a Edimburgo, con il figlio dodicenne al suo capezzale[1]. Nel suo testamento, lasciò disposizioni per la costruzione di ospizi di carità vicino a Edimburgo, che specificò avrebbero dovuto essere chiamati "Flora Almshouses" in onore di sua madre e sua sorella[11][12]. Il giovane marchese fece fare un calco del volto di sua madre. Un'autopsia ha confermato che la causa della morte è la malattia di Bright[1].
^Clayton and Gibson papers (XML), su Durham University. URL consultato il 18 giugno 2019. Summary of the will of Sophia Frederica Christina, Marchioness of Bute.