Non è nota con certezza l'origine della città. Il nome Σόλοι le venne attribuito nel VI secolo dal re Filocipro in onore del legislatore atenieseSolone (in greco: Σόλων, Sòlon). Il re cipriota ribattezzò Σόλοι la città di Epea quando vi trasferì la capitale su consiglio dello stesso Solone[1]. Nel 498 a.C. Soli, assieme a quasi tutte le città-stato di Cipro, si ribellarono all'impero persiano nell'ambito della rivolta ionia. Soli fu conquistata dall'esercito persiano e dalla flotta fenicia. Da quel momento decadde[2].
Soli si risollevò solo con la conquista di Roma (58 a.C.) grazie allo sfruttamento delle miniere di rame situate nei dintorni della città. Non è noto quando vi venne istituita, la sede vescovile, probabilmente nel IV secolo. Primo vescovo fu Ausibio, venerato come santo nel martirologio romano e la cui ricorrenza è fissata al 19 febbraio[3][4]. Altri affermano che il primo vescovo sia stato sant'Eusebio nel I secolo, avendo ricevuto il battesimo da San Marco evangelista[5]. Non è noto quando la diocesi fu soppressa; probabilmente dopo l'invasione di Cipro da parte dagli Arabi fra il 647 e il 649; la diocesi di Soli è ora un titolo vescovilein partibus conferito dalla Santa Sede[6]. Come altre località dell'isola, durante l'invasione araba Soli fu saccheggiata e molti edifici distrutti[7]. Soli venne riconquistata dai bizantini nel 964 sotto l'imperatore Niceforo II Foca. Seguì poi le vicende dell'isola di Cipro. Dal 1974 il territorio di Soli è di fatto parte della cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord.
Archeologia
I resti più importanti di Soli risalgono all'età romana. I reperti più importanti sono i resti di una basilica romana e i resti di un teatro, entrambi del I secolo.
La basilica venne trasformata in chiesa nel IV secolo. Le strutture murarie sono mancanti o molto deteriorate. I resti sono protetti da una struttura in cemento armato aperta ai lati. Sono tuttavia ben visibili i resti dei pavimenti decorati a mosaico; in particolare sono apprezzati un mosaico raffigurante un cigno con motivi floreali e un mosaico raffigurante quattro delfini.
Il teatro romano è stato in gran parte ricostruito nel XX secolo. L'originale fu quasi tutto demolito e il materiale asportato e utilizzato per costruire il bacino di Porto Said alla fine dell''800. Quando era integro era in grado di contenere circa 4000 spettatori.
^Andrew Robert Burn, Storia dell'antica Grecia; traduzione di Filippo Gentili. Milano : A. Mondadori, 1991, Oscar saggi n. 458, ISBN 88-04-41149-X, p. 171
^Michel Le Quien, Oriens Christianus, in quatuor patriarchatus digestus; quo exhibentur ecclesiae, patriarchae, caeterique praesules totius orientis. Studio & opera R.P.F. Michaelis Le Quien, ... Opus posthumum. Tomus secundus, in quo Illyricum orientale ad patriarchatum Constantinopolitanum pertinens, patriarchatus Alexandrinus & Antiochenus, magnaeque Chaldoeorum & Jacobitarum dioeceses exponuntur, Parisiis: ex typographia Regia, 1740, p. 1071
^Giovanni Mariti, Viaggi per l'isola di Cipro e per la Soria e Palestina fatti da Giovanni Mariti fiorentino dall'anno 1760 al 1768, In Lucca: per Jacopo Giusti, 1769, tomo 1, p. 200 (Google libri)
^Paolo Tomea, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel medioevo: la leggenda di san Barnaba, Milano: Vita e pensiero, 1993, pp. 326-7, ISBN 88-343-0491-8