Slobodan Praljak
Slobodan Praljak (Čapljina, 2 gennaio 1945 – L'Aia, 29 novembre 2017) è stato un criminale di guerra e militare croato di Bosnia ed Erzegovina; venne condannato a 20 anni per crimini di guerra come la pulizia etnica in Bosnia e l'aver ordinato la distruzione del ponte di Mostar, un atto che secondo i giudici "aveva causato danni sproporzionati alla popolazione civile musulmana".[1][2] BiografiaIstruzioneFiglio di un funzionario dell’agenzia di sicurezza nazionale, dichiarò di avere conseguito tre lauree a Zagabria, in ingegneria elettronica, filosofia e arte drammatica; insegnò per alcuni anni in un liceo tecnico, e per un certo periodo si dedicò all'arte[3]. Carriera teatrale e cinematograficaDirettore di vari teatri, diresse anche numerosi programmi televisivi, alcuni documentari e un film, Povratak Katarine Kozul (1989).[3] Carriera militareFu generale dell'esercito croato e del Consiglio di difesa croato, un esercito della Repubblica Croata dell'Erzeg-Bosnia. Nel 1993 fu a capo delle operazioni di bombardamento di Mostar che portarono alla distruzione del pluricentenario ponte ottomano cittadino, patrimonio mondiale dell'UNESCO, lo Stari Most.[3] Dopo la guerraAlla fine della guerra, divenne un imprenditore di successo.[3] Nel 2013 fu uno dei sei politici croato-bosniaci condannati al Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia per crimini di guerra durante la guerra croato-bosniaca. Condannato a vent'anni di reclusione, fino all'ultimo l'ex generale negò risolutamente ogni addebito.[4][5] MorteIl 29 novembre 2017 il Tribunale dell'Aia condannò definitivamente Praljak a vent'anni di carcere per crimini di guerra. Praljak, che in quel momento era presente in aula, si alzò in piedi e disse testuali parole: (HR)
«Slobodan Praljak nije ratni zločinac! S prijezirom odbacujem vašu presudu.» (IT)
«Slobodan Praljak non è un criminale di guerra e con sdegno respingo la sentenza.» Dopodiché prese una fiala contenente cianuro e la bevve fino a cadere a terra privo di sensi mentre diverse telecamere riprendevano la scena.[6][7] I giudici sospesero l'udienza e chiamarono un medico. Praljak venne trasportato all'ospedale dell'Aia e venne dichiarato morto qualche ora dopo. Il suo corpo fu cremato per sua richiesta espressa in una sua lettera da aprire dopo la sua morte.[8] Note
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