Sibilla Persica (Guercino)
La Sibilla Persica è un dipinto a olio su tela (117×96 cm) del Guercino datato 1647 e conservato nei Musei Capitolini di Roma. Storia e descrizioneIl dipinto fu commissionato tra il 1645 e il 1647 dal governatore di Cento Carlo Rondinelli.[1] La prima menzione certa avviene nel Registro dei Conti del pittore, dove è citato il momento del pagamento (259 lire, pari a poco più di 64 scudi) dell'opera avvenuto nel 1647, due settimane dopo il quadro della Sibilla Frigia, commesso dall'ambasciatore bolognese di stanza a Roma, Girolamo Albergati (oggi in collezione privata inglese):[2] «Il di 6 Giugno. Si è riceuto dal Sig. Co. Carlo Rondinelli Gov.re di Cento dopie d'Italia n. 17 1⁄2 p[er] il Quadro della Sibilla Persica, quali fano L. 259 - che sono Scudi 64, L3.».[1] Il dipinto entra nella collezione Pio nella metà del XVII secolo, acquistato dal cardinale Carlo Francesco durante i suoi anni di legato pontificio a Ferrara, città di origine del Rondinelli, tra il 1655 e il 1663.[1] L'opera figura poi nel 1697 esposto nella "mostra" annuale che soleva svolgersi presso la chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma, col titolo di Sibilla del Guercino.[2] La tela intorno al 1724 figura ancora nell'inventario Pio.[1] Nel 1750 secolo la tela, con tutta la collezione Pio, fu acquistata da papa Benedetto XIV Lambertini per la città di Roma, trovando esposizione nel nascente museo del Campidoglio.[1] Caduta nell'oblio durante tutto l'Ottocento, a causa anche di riverniciature successive che hanno deteriorato lo spessore qualitativo del dipinto, la tela fu declassata a opera di bottega eseguita dai fratelli e seguaci Cesare e Bartolomeo Gennari.[1] Questa errata attribuzione rimase per tutto il Novecento, finché l'opera non fu completamente rivalutata e riconsiderata autografa del Guercino a seguito di interventi di ripulitura avvenuti tra il 1990 e il 1991 che hanno rimosso tutta la patina gialla che ne rovinava la lettura.[2] Il dipinto mostra la sibilla in posa malinconica e pensierosa, con mento poggiato su una mano; sul libro a destra è scritto il nome del soggetto ritratto.[2] L'opera riscosse sin dal principio grande successo, al che diverse repliche antiche furono realizzate durante tutto il Settecento.[2] Altre versioni
NoteBibliografia
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